Superficie piana, talvolta a livello del suolo, più spesso elevata, su cui si compiono sacrifici (semplici offerte o immolazioni di vittime) alla divinità. È compreso nel numero delle installazioni rituali della maggior parte delle religioni conosciute.
I primi esempi di a., risalenti al Neolitico, hanno la forma di blocchi di pietra squadrati con cavità nella parte superiore o lavorati in forma di coppa. Tra i più antichi a. associati a templi si ricorda quello di Eridu (od. Abu Shahrain, in Iraq), del 5° millennio a.C. In Europa settentrionale l’uso di a. rettangolari è attestato fin dall’età del Bronzo; in Egitto l’a., in forma di tavola di pietra (hotep), accoglieva le offerte di cibi e bevande per la divinità. In Siria erano diffusi tipi dotati di rialzi negli angoli, forse simili ai corni degli a. degli Israeliti. In età micenea l’a., spesso connesso con il culto funerario, assunse le forme di ‘tavola di offerta’, oppure di cavità rotonda circondata da un muro. Nel periodo classico gli a. erano destinati al culto privato e comunitario; potevano essere di forme varie (a partire dal 5° sec. a.C. si diffuse il tipo a volute o ionico, in età ellenistica si impose il modello a pianta circolare) e sorgere in tutti gli spazi pubblici di carattere civile e religioso. In età ellenistica gli a. ebbero spesso proporzioni colossali (a. di Zeus e Atena Nikephóros a Pergamo, di Atena a Priene, di Asclepio a Coo). Nel mondo romano svilupparono forme influenzate da modelli greci e potevano recare motivi ornamentali a festoni, bucrani, patere o rilievi con scene connesse al tema del sacrificio.
Arredo fisso della chiesa cristiana sin da 4° sec., l’a. presenta tipologie specifiche, dapprima piuttosto semplici: l’altarea. a mensa, costituito da una lastra (la mensa, fig. A), inizialmente in legno e quindi in pietra o marmo, sostenuta da un supporto centrale o da quattro angolari; l’altarea. a cofano, in cui la mensa poggia su una cassa rettangolare (fig. B); l’altarea. a blocco, in cui la lastra è sostenuta da un blocco di muratura di pari dimensioni (fig. C), e che si tende ad addossare alla parete. È associato alle reliquie dei martiri, poste nello spessore della mensa o del sostegno o nel pavimento sotto l’a., in un vano comunicante con l’esterno mediante un’apertura, la fenestella confessionis. Talvolta la mensa ha per sostegno un sarcofago o una vasca, motivo diffuso a partire dal Rinascimento. L’a. può essere ornato sulle facce del supporto da complesse decorazioni, rilievi, intarsi, rivestimenti di materiali preziosi. La faccia anteriore può avere un rivestimento decorativo mobile, di tessuto, legno o altri materiali, detto paliotto; per analogia il nome è usato anche per indicarne il rivestimento decorativo fisso. Può essere sormontato dal ciborio (➔). Dopo il Concilio di Trento, sull’a. è posto il tabernacolo eucaristico: di forme via via più complesse, spesso in forma di piccolo tempio, di dimensioni a volte monumentali (fig. D). Nella parte retrostante della mensa può trovarsi il gradino d’a., struttura a uno o più gradini per i candelieri e la croce. L’uso, sin dal Medioevo, di porre sull’a. una statua, un rilievo o un dipinto (detto altare pala d’a.), si associa all’uso, diffuso soprattutto dal sec. 15°, di decorare la parte superiore della parete a cui l’a. è addossato; dall’elaborazione di questi elementi si sviluppa il altare retroaltare (retablo) o dossale: una struttura mobile (di legno) o fissa, in muratura, marmo, stucco, che incornicia l’immagine sacra e in seguito viene a formare una struttura unitaria di tipo architettonico insieme con la mensa. L’a. moderno, non più addossato alla parete, segue forme svincolate dalla tradizione, nel disegno e nell’eventuale rapporto con l’immagine sacra, legate alle nuove tendenze artistico-architettoniche e nel rispetto dei dettami liturgici. L’altarea. mobile o portatile, spesso di legno o metallo, ha mensa costituita da una lastra di pietra, eventualmente contenente le reliquie, di sufficiente ampiezza per porvi il calice durante la messa.