vasca Termine generico usato per indicare sia recipienti, perlopiù fissi, di notevole capacità, sia apposite costruzioni o parti architettoniche in cui si raccoglie, stabilmente o temporaneamente, l’acqua o altro liquido, condottovi con mezzi e per usi diversi. Negli stabilimenti industriali e in altri impianti tecnici si trovano le v. di depurazione, di sedimentazione, di alimentazione ecc.
Nelle fontane le v., di forme diverse, prendono anche nomi particolari come tazza, bacino. Grandi v. coperte o scoperte costituiscono pure i serbatoi e le cisterne, destinati a raccogliere e conservare liquidi di vario genere. V. navale (o sperimentale, o vasca Froude) In architettura navale, bacino d’acqua, di forma rettangolare, nel quale modelli in scala naturale o ridotta di scafi e di idrovolanti vengono sottoposti a una serie di prove per poter prevedere la loro resistenza al moto (v. fig.). La v., costruita in muratura o in cemento armato, ha dimensioni che possono variare da 50 a 1000 m di lunghezza, da 6 a 16 m di larghezza e da 3 a 7 m di profondità. Per tutta la sua lunghezza può scorrere a velocità uniforme, su rotaie montate sulle sponde o sospeso da un traliccio fissato al suolo, un carrello che trascina con sé il modellino della nave e che ne registra, mediante dinamometri, la resistenza al moto; da questa, in base alle leggi di similitudine meccanica, si ricava la resistenza della nave al vero. Questo valore si riferisce solo alla resistenza d’onda; la resistenza di attrito deve essere ricavata a parte, in relazione alla superficie della carena. Le esperienze nella v. navale consentono anche lo studio delle qualità evolutive, delle caratteristiche ecc. di un qualsiasi corpo immerso.