Recipiente a forma di calice, vaso o ciotola, usualmente senza anse, con piede tondo e corto stelo; presenza o aspetto di anse, piede e stelo sono però elementi variabili. I primi esemplari (sin da età micenea) furono in ceramica o in metallo. È noto il tipo creato dalla ceramica attica (kylix). Una variante bassa e allargata, priva di piede e di anse, è la patera. A partire dal Medioevo si diffonde una produzione più diversificata, per forme, materiali (metalli preziosi, pietre dure e preziose, vetro, cristallo di rocca) ed elementi decorativi. Vari tipi derivano da recipienti liturgici (pisside, calice), come la C. Reale (1380 ca., Londra, British Museum); si giunge a forme originali e indipendenti da quelle sacre nelle più tarde manifestazioni dell’oreficeria gotica, con grande diffusione delle c. ad alto stelo. Soprattutto dai sec. 15° e 16° si diffondono c. in conchiglie, uova di struzzo, noci di cocco montate in metalli preziosi, di funzione prevalentemente decorativa. Grande differenziazione di forme, materiali e tecniche decorative si sviluppa nelle manifatture internazionali tra 17° e 19° sec., con creazione di tipi particolari; dal 20° sec. anche questo oggetto, d’uso o a scopo ornamentale, rientra nella ricerca formale del design contemporaneo.
In radiologia, involucro di materiale opaco ai raggi X, e di forma opportuna, destinato a contenere e sostenere i tubi generatori.
C. paraschegge Nelle navi militari difesa, di forma analoga a una c., disposta sulle teste, interne allo scafo, delle chiavarde che fissano le corazze, allo scopo di impedire che, a seguito dell’urto di proiettili contro le corazze stesse, possano essere proiettate schegge.