Nome che si dà comunemente alle rocce compatte, specialmente a quelle usate come materiale da costruzione.
Accompagnato da determinazioni riferentisi ad alcune caratteristiche esteriori, all’uso, al luogo di origine ecc., il termine p. serve a indicare singole varietà di roccia o alcuni gruppi di rocce o minerali o altre sostanze sia naturali sia artificiali, usate come gemme (➔ pietre preziose).
P. da affilare Nome generico di talune rocce contenenti silice, più o meno finemente e uniformemente diffusa in una massa cementante molto dura, di aspetto poroso e composizione chimica diversa, e che, sotto vari nomi, hanno avuto in passato, e in parte hanno tuttora, largo uso per affilare e pulire utensili taglienti. Sono molto diffuse in natura: notissime le p. di Levante o turche o p. da rasoi, novacoliti o scisti coticolari, provenienti dall’Oriente mediterraneo; le p. di Arkansas, bianchissime, per rasoi, e le Washita, giallognole, per utensili da falegname. P. argentina Arenaria del Cretaceo, giallastra, rossastra o azzurrognola, molto micacea; si trova in Brianza. P. d’Armenia (o azzurro montano) Azzurrite in polvere, usata come colorante.
P. bigia (o bissara) Arenaria miocenica a grana grossa, con frammenti ofiolitici, di colore bigio, azzurrognolo o verdastro, discretamente lavorabile e durevole; si trova nell’Isola del Cantone (prov. di Genova).
P. di Caen Calcare oolitico, di colore da bianco a giallo pallido, tenero e quindi facilmente lavorabile, che si estrae in Francia. È stato usato per la costruzione di molte chiese gotiche.
P. cannella Arenaria, detta anche maone o saponina, di colore giallastro e lucidabile che si estrae nel Bresciano (Virle Treponti); lo stesso nome è stato anche usato per la hessonite.
P. cantone Calcare tenero del Miocene, talvolta marnoso, usato come p. concia e p. grezza; si trova in Sardegna. P. colombina Calcare del Cretaceo di colore biancastro o cinereo; si trova nella prov. di Pesaro e Urbino e in Toscana, a Sassetta e Campiglia Marittima.
P. di Comiso Calcare bianco, ben lavorabile, che si estrae nel territorio di Comiso.
P. fetida Nome locale di un’arenaria bituminosa che si estrae nel territorio di Chiusi, adoperata come materiale da costruzione.
P. di Finale Calcare miocenico a struttura brecciata, semicristallino, usato come p. da costruzione in Liguria, in particolare a Finale Ligure.
P. forte Nome dato in Toscana a una varietà di macigno a grana fina, molto ricca di cemento calcareo. In Sardegna, nome di un calcare compatto brecciforme con varietà scolpibili e lucidabili. P. gallina Calcare nummulitico eocenico, usato come p. da taglio per costruzioni fin dal Rinascimento. P. da gesso Roccia gessosa, costituita da solfato di calcio biidrato, usata per la produzione di gesso cotto. P. infernale Nome dato fin dal Seicento al nitrato d’argento, miscelato con nitrato di potassio, di solito in forma di piccoli cilindretti, usato per cauterizzare ferite: si chiamava anche caustico lunare.
P. d’Istria Calcare del Cretaceo, bianco o giallognolo, abbastanza compatto, largamente usato nelle costruzioni monumentali di Venezia.
P. luminosa (o fosforica) di Bologna Varietà di baritina che, riscaldata, diventa fosforescente; con il nome di p. lucente di Bologna si indica il solfuro di bario luminescente.
P. di Mazzano Calcare del Lias inferiore, simile al botticino ma di colore virante al bigio.
P. molare Arenaria a cemento calcareo, dura e tenace, usata per la costruzione di macine da mulino. P. morta Nome dato in Toscana a varietà di arenaria del tipo molasse poco resistenti e friabili. P. di paragone (o p. lidia o lidite o basanite) Varietà di diaspro di tinta nera unita, che si usa per riconoscere se un oggetto è o no d’oro e nel caso affermativo il suo titolo in metallo prezioso. Si striscia sulla p. l’oggetto da esaminare e si bagna poi la traccia con acido nitrico; si valuta il titolo dell’alterazione più o meno profonda subita dalla traccia per confronto con l’analoga striscia lasciata da una lega a percentuale nota d’oro e trattata nello stesso modo. P. piacentina Arenaria eocenica del Friuli a tinta bigia, porosa e anche un po’ cavernosa, molto usata nel Veneto orientale. Il nome si collega alla struttura che ricorda quella del formaggio grana prodotto nel Piacentino. P. pomice Silicato d’alluminio, sodio e potassio, poroso e leggero, di colore bruno, usato per pulire metalli, marmo, legno ecc.; ridotta in polvere e impastata con silicato sodico, serve a preparare i mattoni di pomice. P. primigenie Nome usato da Giovanni Arduino nella sua cronologia stratigrafica per indicare il complesso delle rocce (micascisti, gneiss, graniti ecc.) formatesi nei primi tempi geologici e prive di fossili. P. per sarti (o gessetto) Steatite non cotta, macinata finemente e foggiata in forma di piastrine o di gessetti. P. serena Nome che in Toscana si dà a varietà di macigno ben lavorabile, di una bella tinta grigio-azzurrognola. P. simona Arenaria quarzosa del Trias inferiore, a grana finissima, di colore rosso-scuro, di Darfo in Valcamonica.
P. di Siracusa Calcare miocenico bianco, lievemente giallognolo, di facile lavorazione, usato fin dall’antichità nella provincia di Siracusa; a essa analoga è la cosiddetta p. di Malta. Pietraspugna (o p. spugnosa) Calcare coerente ma leggero perché molto vacuolare, che può considerarsi come un travertino molto più poroso e cavernoso.
P. stellaria Antica, generica denominazione del calcare madreporico. P. di Trani Calcare tenero, mesozoico, giallognolo, lavorabile e durevole, estratto a Barletta e Trani. P. verdi Denominazione introdotta dal geologo B. Gastaldi per indicare rocce diverse aventi in comune il verde come colore dominante, rinvenute nelle formazioni metamorfiche del Mesozoico delle Alpi Occidentali (zona delle p. verdi), che egli considerava di età precambriana superiore dell’era arcaica. Il termine ha perduto il significato cronologico, ma ha conservato quello litologico. Le principali rocce del gruppo delle p. verdi sono: serpentine, diabasi, lherzoliti, anfiboliti, dioriti, eufotidi ecc. Sono meglio conosciute con il nome di ofioliti.
P. di Viggiù Arenaria a cemento calcareo del Lias inferiore, usata in Lombardia come p. da taglio.
Età della p. In paletnologia, il periodo in cui l’uomo, non conoscendo ancora l’uso dei metalli, ricavava dalla p. le armi e gli utensili necessari alla sua esistenza di cacciatore nomade e di agricoltore. I paletnologi dividono questo lungo lasso di tempo in età della p. scheggiata (detta oggi comunemente periodo paleolitico) e in età della p. levigata o polita (periodo neolitico). L’uso di ricavare strumenti dalla p. continuò anche nell’età dei metalli.
In paleontologia, p. di Salomone, nome comune di un’ammonite, Popanoceras gruenewaldtii, caratteristica dei calcari del Permiano.
I fattori principali che predispongono la p. a essere oggetto di attenzione religiosa derivano dalla forma (figura umana, o fallica) o dall’origine (meteorica) o sono inerenti alla sua natura. La p. è nella terra o spunta da essa e perciò la rappresenta; spruzzarla d’acqua sarà quindi un rito propiziatore della pioggia (per es. il lapis manalis a Roma aveva una funzione importante nel rito dell’aquaelicium). La sua solidità suscita altre associazioni di idee: si presta giuramento sopra una p. (in India: i novizi brahmani; a Roma: una p. detta Iuppiter Lapis sanzionava i trattati internazionali e i giuramenti ecc.); inamovibile, e centro di riti religiosi, è la p. di confine presso vari popoli (come nel caso del dio romano Terminus). La p. inoltre può avere le funzioni del palo sacrificale, o infine quelle di un’immagine aniconica di divinità (la p. nera di Cibele, trasportata da Pessinunte a Roma, quella di Afrodite a Pafo, la Ka‛ba della Mecca ecc.). I menhir, l’onfalo di Delfi ecc. sono pure p. cariche di significato religioso. Altre funzioni sacrali derivano dalle sue applicazioni (p. tombale, p. come altare ecc.). Inseparabili dal complesso dei significati religiosi della p. sono alcuni motivi mitologici come quello della pietrificazione o quello della nascita da p. (i primi uomini, il dio Mitra ecc.). Virtù potenti o importanti sono attribuite alle p. dal punto di vista magico e medicinale. Gli amerindi del Perù ne hanno di varia forma: di pannocchie (per aumentare il granoturco), di pecore (per il bestiame); i Melanesiani hanno una p. del pane, che, legata alle radici della pianta, ne accresce la fecondità.
Alcune p. prendono il nome dalle caratteristiche morfologiche o sostanziali che presiedono al loro impiego: le p. serpentine o del serpe contro i rettili; le p. del sangue o sanguinelle contro le emorragie; le p. latteruole per favorire la secrezione del latte; le p. gravide per il buon andamento della gestazione; le p. stellari contro i vermi dei bambini; la p. delle streghe contro le fatture ecc. L’uso di queste p. è diffuso nei paesi del Mediterraneo. P. sacra Nella liturgia cattolica, l’altare mobile o portatile, contrapposto all’altare fisso o immobile.
P. da costruzione Hanno tale generica denominazione i materiali lapidei naturali e anche artificiali usati nelle costruzioni.
Le p. naturali più comuni in Italia, adoperate nelle costruzioni, possono essere classificate in base alle rocce di provenienza: a) sedimentarie clastiche o terrigene: sciolte (pietrisco, ghiaia, sabbia, argilla), cementate (brecce, conglomerati, areniti, argilliti); b) sedimentarie carbonatiche: calcari, dolomie, travertini ecc.; c) sedimentarie evaporitiche: anidrite, gesso; d) sedimentarie silicee: selci nelle diverse varietà (radiolariti, diaspri, ftaniti ecc.); e) ignee intrusive o plutoniche: graniti, sieniti, dioriti, tonaliti, gabbri; f) ignee effusive o vulcaniche: lave (porfidi, rioliti, daciti, trachiti, basalti, fonoliti, tefriti, leucititi), piroclastiche (tufi vulcanici, pozzolane, brecce vulcaniche, pomici); g) metamorfiche: marmi, micascisti, gneiss, filladi, quarziti, ardesie ecc.
Il fattore determinante nella scelta di una p. è quello economico: poiché il costo in cava è modesto, ciò che maggiormente incide è il trasporto. Riconosciuto il tipo di roccia in esame (composizione mineralogica, struttura e processo di formazione), occorre conoscerne le proprietà e cioè: l’omogeneità, l’uniformità e continuità; il volume e la forma dei blocchi estraibili; la densità reale e, soprattutto, quella apparente, e il grado di compattezza; la porosità, la permeabilità, l’assorbimento e igroscopicità, l’imbibizione, la penetrabilità, l’adsorbimento, la saturazione; la durevolezza e la gelività; il colore e la trasparenza; le proprietà elettriche e magnetiche; le proprietà termiche e di resistenza al fuoco; la durezza, le resistenze a compressione, a trazione, a flessione, a taglio, il grado di elasticità (il modulo di elasticità e il carico di rottura di alcune p. naturali sono riportati in tab.); l’aderenza con le malte; il potere legante e il grado di idrofilia; la resistenza agli agenti chimici; la lavorabilità, la lucidabilità e la scolpibilità; i difetti insiti nella struttura. Queste proprietà delle p. vengono quantitativamente valutate mediante apposite prove eseguite sopra campioni, o provette, di forma e dimensioni stabilite.
Le p. non hanno una grande resistenza all’azione distruttiva del calore e ciò dipende essenzialmente dal fatto che i coefficienti di dilatazione termica dei vari componenti mineralogici di una roccia sono diversi tra loro e quindi l’aumento di temperatura dà origine, nella massa del materiale, a notevoli tensioni interne, che ne favoriscono la disgregazione e il disfacimento.
Nella lavorazione si distinguono le operazioni di divisione, sbozzatura e finitura. La divisione è fatta sui blocchi, già cavati col filo elicoidale o con le mine; per la formazione di lastre si adoperano comunemente seghe a denti, per le rocce tenere, e seghe a lama liscia e getto di abrasivo, per quelle più dure; per la produzione di pietrisco o di sabbia (frantumazione) si adoperano frantoi a mascelle o a cono verticale, mulini a cilindri o a martelli. La sbozzatura serve a dare ai pezzi informi, ottenuti con la divisione, la forma voluta; essa è eseguita a mano o a macchina: in quest’ultimo caso, per es., pezzi cilindrici per formazione di colonne, e in genere superfici curve di rivoluzione, sono lavorati al tornio. Fra i tipi particolari di sbozzatura si ricorda: l’accapezzatura, sbozzo di conci parallelepipedi; l’incavatura, formazione di superfici concave; l’intaccatura, formazione di rientranze a gradino per battute, incastri ecc.; il traforo, operazione con la quale si passa il pezzo da parte a parte. La finitura serve a dare al pezzo l’aspetto definitivo, soprattutto per quanto riguarda le superfici e gli spigoli che debbono rimanere in vista; la superficie finita è detta pelle, e può risultare scabra o più o meno levigata. Ai vari tipi di finitura corrispondono le denominazioni: a pelle grossolana, o a grana grossa; a pelle piana o a grana fine; a pelle levigata o arrotata; a pelle lucidata.
Le prove di usura interessano le p. usate in particolari opere, per es., nelle pavimentazioni stradali, e hanno lo scopo di valutare la resistenza del materiale all’usura, intendendo con ciò il logorio, cioè la diminuzione di massa o di spessore dovuta allo sfregamento con altri corpi.
P. artificiale Materiale usato per pavimentazioni e per rivestimenti, costituito da un conglomerato di cemento con superficie trattata in modo da avere aspetto lapideo. Il calcestruzzo di cemento è preparato con frammenti più o meno grossi di granito, calcare o arenaria e con aggiunta di sostanze coloranti ed è quindi gettato in appositi stampi che riproducono le forme desiderate. Per alcuni giorni gli stampi vengono lasciati in riposo, poi si procede alla sformatura e il materiale è sottoposto al bagno di una soluzione di silicato di sodio, che conferisce al pezzo una superficie dura e impermeabile. Dopo una lunga stagionatura, anche di qualche mese, il materiale ha effettuato completamente il suo ritiro e i pezzi sono pronti all’impiego. I pezzi destinati alle pavimentazioni sono sottoposti, durante la formatura, a elevate pressioni allo scopo di accrescerne la resistenza e la durezza. Nella categoria delle p. artificiali rientrano pure le graniglie e quei prodotti che vanno sotto il nome di marmi artificiali, dei quali è un esempio la marmoridea.
Pietrame Nelle costruzioni edilizie e stradali, l’insieme delle p.destinate a determinati impieghi, come, per es., la costruzione di murature, la formazione di vespai e di ossature ecc.