La caratteristica di una roccia, sia essa sciolta o cementata, di contenere degli spazi vuoti non occupati da sostanza solida, intercomunicanti; il rapporto fra il volume degli spazi vuoti presenti e il volume totale della roccia è detto p. totale. Il volume di acqua contenuto in una roccia, pari alla p. totale, è divisibile in due parti; la prima è detta capacità di ritenzione specifica e costituisce il volume di acqua che rimane legata ai granelli o alle pareti dei vuoti per adsorbimento, adesione e capillarità; la seconda è definita p. utile (o portata specifica) e rappresenta il volume di acqua che è realmente estraibile dalla roccia per drenaggio o per pompaggio.
La p. delle rocce può essere di origine primaria o secondaria, a seconda che i vuoti presenti si siano originati contemporaneamente alla roccia che li contiene (durante la litogenesi), oppure in una fase successiva alla litogenesi a causa di fessurazioni, fratturazioni, dissoluzione chimica, erosione meccanica, escursioni termiche. La p. primaria, particolarmente quella delle rocce sedimentarie, è funzione della dimensione dei granuli, della loro forma e della disposizione reciproca che hanno nello spazio. Le sabbie naturali hanno una p. variabile fra il 25% e il 50%, mentre le argille, che contengono una notevole percentuale di minerali di forma lamellare, presentano una p. variabile tra il 30% e il 60%, superando in alcuni casi anche il 90%. La p. primaria di una roccia sedimentaria sciolta generalmente diminuisce con la cementazione, in quanto gli spazi vuoti vengono riempiti con un cemento di precipitazione chimica. Diminuzione di p. primaria si ha anche a seguito della compattazione dei materiali che costituiscono la roccia.
Nella tecnica meccanica, le prove di p. sono eseguite per valutare l’efficacia di rivestimenti protettivi di materiali; i procedimenti di prova variano a seconda che il materiale di rivestimento sia non metallico oppure metallico e, in quest’ultimo caso, a seconda che esso sia più nobile o meno nobile del metallo di base. L’importanza della prova di p. risiede nel fatto che i pori presenti in un rivestimento protettivo, favorendo l’avviamento di fenomeni di corrosione, possono causare la distruzione del costituente di base meno nobile, come conseguenza della formazione di elementi galvanici locali. Anche lo spessore dello strato protettivo ha la sua importanza nel fenomeno suddetto, in quanto il numero dei pori presenti è inversamente proporzionale allo spessore del rivestimento; per questo, insieme alle prove di p., vengono effettuate anche prove di spessore dello strato protettivo. Le prove di p. sono basate sul fatto che, attraverso i pori, può avvenire una reazione chimica tra il metallo di base e opportuni reagenti chimici; si fa in modo che tale reazione sia sempre accompagnata da un effetto cromatico, l’intensità e la distribuzione del quale vengono opportunamente valutate per determinare la p. del rivestimento.
Il poroscopio è lo strumento per rivelare la presenza di pori, anche piccolissimi (di qualche decimo di μm), in lastre sottili o pellicole di rivestimento, fatte di materiale elettricamente non conduttore, basato sulla diversa conducibilità elettrica dei pori rispetto al materiale.