Elemento chimico, di simbolo Ag, peso atomico 107,88, numero atomico 47.
In natura l’a. è diffuso sia come minerale: argentite (Ag2S), pirargirite (3Ag2S•Sb2S3), cherargirite o luna cornea o a. corneo (AgCl), proustite (3Ag2S•As2S3) ecc., sia allo stato nativo; inoltre è spesso contenuto in piccole quantità (0,01-0,06%) nella galena che ne costituisce il minerale più importante per l’estrazione poiché, a differenza dei minerali argentiferi, si ritrova in giacimenti di grande potenzialità.
L’a. è un metallo bianco lucente che fonde a 960,5 °C e bolle a 2212 °C; ha durezza Mohs 2,5-3 e densità 10,5 g/cm3; è, dopo l’oro, il metallo più malleabile; conduce l’elettricità e il calore meglio di tutti gli altri metalli (ha resistività elettrica a 20 °C pari a 0,016 μΩ∙m e conducibilità termica a 25 °C pari a 429 W m−1K−1). Come metallo nobile non si ossida all’aria né a caldo né a freddo, si scioglie facilmente in acido nitrico e, soltanto a caldo, in acido solforico concentrato; l’acido solfidrico lo attacca con formazione di solfuro. A freddo è ossidato dall’ozono. Nei suoi composti, l’a. si comporta principalmente da monovalente. Reazioni dello ione a. in soluzione acquosa sono la precipitazione dell’ossido per aggiunta di idrossidi alcalini, del carbonato (che a caldo si decompone in ossido e anidride carbonica) per aggiunta di carbonati alcalini, del fosfato per aggiunta del fosfato bisodico, degli alogenuri (solubili in molti mezzi per formazione di ioni complessi) per aggiunta di alogenuri alcalini, del solfuro per azione dell’idrogeno solforato. I sali di a. si distinguono per la facilità con la quale si riducono a metallo, per azione, per es., dello zinco metallico o dello ione ferroso. La determinazione quantitativa dell’a. può avvenire per via gravimetrica come cloruro di a. o a. metallico, per via elettrolitica con deposizione di a. metallico al catodo della cella di elettrolisi, per via volumetrica titolando con soluzioni di cloruro o di solfocianuro.
L’a. è impiegato, in genere in lega con rame e oro, nella fabbricazione di oggetti ornamentali, di monete, di posaterie ecc. È inoltre usato nell’argentatura elettrolitica, nella fabbricazione di apparecchi chimici da laboratorio resistenti alla corrosione, in chimica organica come catalizzatore, in elettrotecnica per conduttori, contatti ecc.; molti composti dell’a. hanno interesse tecnico (fotografia, medicina, galvanoplastica ecc.).
Argentometria Parte dell’analisi chimica volumetrica basata sulla precipitazione di un sale insolubile d’argento. È impiegata per la determinazione quantitativa di sali d’a. (cloruri, bromuri, cianuri ecc.), in cui il punto finale viene individuato mediante l’aggiunta di sostanze che producono o un precipitato colorato o una colorazione in soluzione o un composto di adsorbimento colorato. Le determinazioni argentometriche possono essere anche eseguite mediante potenziometria o amperometria.
Per estrarre l’a. dai minerali argentiferi si impiega il processo di lisciviazione con cianuri alcalini. Il minerale, finemente macinato, è trattato con una soluzione di cianuro di sodio allo 0,1 0,4%; l’a. passa in soluzione come cianuro complesso, NaAg(CN)2, e viene separato allo stato metallico per spostamento con zinco o alluminio. Molto importanti sono i metodi di estrazione dalla galena. Da questa, con i processi della metallurgia del piombo, si ottiene il piombo d’opera nel quale si raccoglie tutto l’a.; se durante il processo si formano delle metalline ramifere o piombifere, una parte dell’a. passa in esse. Il processo più importante per l’estrazione dal piombo d’opera è il processo Parkes, o dello zincaggio, per il quale si sfrutta il fatto che piombo e zinco presentano un diagramma di stato con lacuna di miscibilità allo stato liquido, e che l’a. è assai più solubile nello zinco che nel piombo. In una caldaia, per lo più di ghisa o di acciaio, contenente il piombo d’opera fuso alla temperatura di 450 °C, si aggiunge 1-2% di zinco e si agita energicamente. Dopo riposo si raccoglie sulla superficie del liquido una schiuma densa costituita da zinco, da pochissimo piombo e da quasi tutto l’a.; si lascia raffreddare lentamente, la schiuma solidifica in una crosta che galleggia nel liquido e che può quindi essere facilmente asportata. Le croste vengono poi distillate per separare lo zinco, e il residuo della distillazione costituito da piombo argentifero è sottoposto a un particolare processo, detto coppellazione, consistente in un trattamento in ambiente ossidante, in forni a coppella. Dai bagni fotografici di fissaggio esauriti si recupera l’a. o precipitandolo come solfuro o allo stato metallico per aggiunta di tornitura di rame e di ferro. Il metallo grezzo ottenuto, secondo i diversi procedimenti descritti, viene affinato per via elettrolitica.
Per le tecniche di lavorazione artistica dell’a. ➔ metallo.
Bromuro di a. Sale dell’acido bromidrico, AgBr; in natura si trova come minerale (bromoargirite): cristalli (o polvere) gialli che all’aria anneriscono rapidamente per separazione di a. metallico, solubili in bromuro di potassio, in cianuro di potassio ecc., poco solubili in ammoniaca, insolubili in acqua. Per la sua sensibilità alla luce questo composto è impiegato nella fabbricazione di lastre e pellicole fotografiche.
Cloruro di a. Sale dell’acido cloridrico, AgCl; in natura si trova come minerale (cherargirite): polvere bianca, granulare, che imbrunisce per esposizione alla luce, solubile in ammoniaca, in acido solforico concentrato, in tiosolfato sodico ecc., pochissimo solubile in acqua. È impiegato in fotografia, nell’argentatura elettrolitica ecc.
Iodato di a. Sale dell’acido iodico, AgIO3; polvere bianca che protegge dalla luce; reattivo impiegato per la determinazione di piccole quantità di cloruro.
Ioduro di a. Sale dell’acido iodidrico, AgI; polvere amorfa, gialla, inodore e insapore, sensibile alla luce, solubile in cianuro di potassio, in ioduro di potassio, insolubile in acqua e in ammoniaca; è impiegato in fotografia.
Nitrato di a. Sale dell’acido nitrico, AgNO3; il più importante dei sali di a.; si ottiene sciogliendo l’a. in acido nitrico diluito; si tratta di cristalli incolori, trasparenti, tabulari, che alla luce e in presenza di sostanze organiche diventano grigi; sono inodori, velenosi e molto corrosivi, facilmente solubili in acqua. È impiegato in fotografia, nell’argentatura elettrolitica, nella fabbricazione del vetro, nell’argentatura di specchi, nella preparazione di inchiostri indelebili e in medicina come caustico astringente e antisettico. Una miscela di 9 parti di nitrato di a. e di 1 parte di nitrato potassico fusa e colata (bacchette ecc.) costituisce la cosiddetta pietra infernale.
Ossido di a. Composto dell’ossigeno con l’a., Ag2O; polvere amorfa, bruna, inodore, di sapore metallico, solubile in ammoniaca, e poco in acqua. La sua soluzione acquosa ha reazione alcalina per la formazione dell’idrato, AgOH, esistente quest’ultimo solo in soluzione. È impiegato nella purificazione delle acque, per colorare i vetri in giallo, come catalizzatore in sintesi organiche e in medicina come succedaneo del nitrato d’a., rispetto al quale è meno irritante. Reagisce con l’ozono trasformandosi in perossido (Ag2O2).
La produzione mondiale di a., che nel 2008 ha superato le 20.000 t., è per circa un quinto ‘primaria’ (direttamente da miniere d’argento), per la restante parte è un sottoprodotto di altre attività minerarie o deriva da recupero di scarti di lavorazioni industriali e rottami. La domanda, tradizionalmente superiore all’offerta, è principalmente connessa agli utilizzi di tipo industriale (in particolare applicazioni in campo elettrotecnico ed elettronico).