stucco Nome generico di diversi tipi di materiali plastici adesivi, di varia consistenza, che induriscono all’aria più o meno rapidamente, impiegati per la levigatura di superfici.
Lo s., usato in scultura o nella decorazione architettonica per creare elementi in rilievo, è costituito da una malta di gesso e colla, mescolata talora con polvere di marmo; si applica su un’ossatura rustica di muratura o di legno o di ferro, che ne assicura la resistenza e l’adesione alla struttura portante. Può essere costituito anche da un impasto di calce, polvere di marmo, sabbia, caseina. Lo s. usato nelle opere di legno, infissi o mobili, e anche per pareti murarie, è formato di gesso o caolino e colle, mescolati con olio di lino, ed è adoperato, per es., per creare motivi decorativi a rilievo (➔ pastiglia), in preparazione di un successivo trattamento di verniciatura, doratura, lucidatura, o come preparazione per un trattamento pittorico.
Frammenti di figure di s. a rilievo dipinto restano specie da Cnosso del periodo tardominoico, e in Egitto. Nel periodo miceneo si hanno sculture fittili o lignee rivestite di s. dipinto. L’arte dello s. plastico era diffusa in Etruria (Tomba degli stucchi, Cerveteri). Nel mondo greco-ellenistico quest’arte fu conosciuta e diffusa: centro specializzato nella lavorazione dello s. fu Alessandria. Lo s., in pasta fine e molle, si applicava con una spatola sull’intonaco fresco e lo si modellava con stecche e con le dita, mentre per membrature architettoniche si ricorreva allo stampo e per quelle aggettanti si adoperavano perni interni di ferro come sostegno.
Nel mondo romano questo genere di decorazione (tectorium, albarium opus) fu largamente sfruttato per decorare sia superfici esterne, sia volte di ambienti interni, di cui restano esempi artistici notevoli. La rapidità e l’immediatezza del modellato portano a effetti di grande freschezza, di uno stile impressionistico e disinvolto. Pompei conserva notevoli decorazioni in s. su volte e pareti di edifici termali (terme Stabiane, terme del Foro, terme centrali, tempio di Iside). Moltissime costruzioni di Roma e dei dintorni hanno tracce di s. (Domus Aurea, palazzi imperiali, Villa Adriana, Ostia). Fra i complessi più importanti spiccano quello della villa detta della Farnesina (fine del 1° sec. a.C.; Museo nazionale romano), e quello della cosiddetta Basilica neopitagorica di Porta Maggiore, del 1° sec. d.C. Alla prima metà del 2° sec. d.C. appartengono le decorazioni della tomba dei Valeri e della tomba dei Pancrazi sulla via Latina. Più tardi alcuni s. di tombe dell’Isola Sacra e quelli di ipogei sotto la basilica di S. Sebastiano sulla Via Appia.
La decorazione in s. ebbe larga parte nell’architettura del 5° sec. a Ravenna (battistero degli Ortodossi, S. Vitale), nonché nell’architettura siriaca e copta. L’arte fu ripresa dagli Arabi (decorazione della Grande Moschea di Cordova, 8° sec., Samarra, 9° sec.). Nell’Alto Medioevo occidentale (8°-9° sec.) alcune notevolissime decorazioni nell’area alpina e subalpina (Brescia, Cividale, Malles, Disentis) sono testimonianze di un uso scultoreo dello s. (Cividale e, forse, il ritratto di Carlomagno a Müstair). Forse di età ottoniana è il ciborio policromo in S. Ambrogio a Milano, da cui deriva quello più tardo di S. Pietro di Civate.
L’uso dello s., raro nel 13°-14° sec., torna in grande auge nel 16° sec., dalle decorazioni plastiche della scuola di Raffaello e Giulio Romano (Logge Vaticane, villa Madama a Roma, Palazzo Te a Mantova) a quelle della seconda metà del secolo, di grande ricchezza e valore scultoreo (castello di Fontainebleau, F. Primaticcio e aiuti; palazzo Spada a Roma e Sala Regia in Vaticano di G. Mazzoni; Palazzo Ducale a Venezia di J. Sansovino e aiuti; palazzi e ville venete di A. Vittoria). Grande fortuna ebbe lo s. in età barocca, quando la decorazione plastica divenne parte integrante dell’architettura (chiesa di Castelgandolfo, Scala Regia in Vaticano, S. Andrea al Quirinale di G.L. Bernini, decorazioni del Gesù e della chiesa di S. Maria dell’Umiltà di A. Raggi, i soffitti di palazzo Falconieri e la decorazione di S. Giovanni in Laterano di F. Borromini a Roma ecc.). Specie in Lombardia si formano maestranze specializzate che viaggiano per tutta l’Europa, portando l’arte dello s. fino in Austria, in Boemia, in Russia. Nel 18° sec. esempi notevoli di decorazione a s. si trovano nell’opera di G. Serpotta a Palermo e sono da ricordare quelle sorte in Spagna, (pareti e soffitti della certosa di Granada). Gli stuccatori rococò utilizzarono lo s. con particolare raffinatezza e fantasia (Hôtel Soubise a Parigi, decorazioni di molti interni di Versailles, di palazzi di Würzburg, di Nymphenburg, di castelli di Sans-Souci e di Charlottenburg in Germania, di Clandon Park a Guildford in Inghilterra). Notevole importanza ebbero gli s. anche nell’architettura neoclassica (R. Adam in Inghilterra, C. Cameron in Russia) e poi in tutto il 19° sec. negli stili dell’architettura eclettica. Ancora il liberty fece dello s. uno dei suoi mezzi espressivi più duttili.
Malattia degli stuccatori Forma di pneumoconiosi, conseguente a inalazione di polvere di solfato di calcio (gesso), osservata in stuccatori e altre categorie di lavoratori.