tomba Luogo, ambiente naturale o artificiale, struttura o complesso architettonico, in cui vengono deposti i resti mortali (cadavere, ossa, ceneri) di una o più persone.
La t. è punto di riferimento fondamentale per la ricerca archeologica e fonte di dati, in quanto i corredi in essa contenuti sono omogenei, costituiti da manufatti coevi che permettono di individuare la natura dei riti funerari, i cambiamenti culturali e la struttura sociale dei gruppi umani ai quali appartengono.
In età preistorica, per la costruzione delle t. sono stati utilizzati i materiali più diversi e le più diverse forme architettoniche, da quelle più semplici (a fossa, a cista, a circolo, protetta cioè da pietrame) a quelle più monumentali (tumulo, dolmen). Pratiche differenti sono riscontrabili anche nel trattamento dei corpi e nelle posizioni in cui sono stati messi. Fin dall’età neolitica sono coesistite l’inumazione e l’incinerazione; le t. potevano trovarsi isolate o raggruppate in necropoli, contenere un solo corpo (individuali) o più corpi (multiple).
Il primo importante capitolo dell’architettura funeraria si svolge in Egitto, con le grandi piramidi faraoniche. In Mesopotamia si sono osservate t. a camera in muratura, profondamente interrate. Nel mondo cretese-miceneo si hanno oltre alle t. a fossa e a pozzo, grotticelle scavate nella roccia, camere rettangolari in muratura a blocchi, t. a thòlos (fig. A). Nel mondo greco si riduce il carattere monumentale della t., che tende a essere segnata in superficie con una semplice stele. In età ellenistica l’uso di ipogei risulta abbastanza diffuso e di notevole interesse (per es., le splendide t. macedoni con facciata architettonica dipinta, riprese poi da quelle apule).
Nell’Italia meridionale, durante l’età del Ferro, l’ampia diffusione delle t. a fossa, soprattutto nelle regioni tirreniche e nella Sicilia orientale, caratterizza un tipo di cultura (Fossakultur). A cominciare dal 7° sec. a.C. un’architettura funeraria monumentale prende piede in Etruria: t. a camera ipogea, coperte da un tumulo di terra di forma conica delimitato da pietre o da un tamburo liscio o sagomato, provviste di gradinate e corridoi di accesso, e di uno o più ambienti sepolcrali. Caratteristiche sono poi le t. rupestri, con scale e facciate architettoniche scavate nelle pareti tufacee delle necropoli, le t. a edicola e a cassone.
Nel mondo romano la tipologia della t. ha sempre un intento monumentale e vi si trovano raccolte le eredità dei tipi etrusco-italico, greco, asiatico, africano. Il tipo di mausoleo (fig. B) più in uso è a pianta circolare, adottato anche per le t. imperiali, con tumulo di tradizione etrusca. Più comuni però erano le t. di tipo asiatico, in forma di sarcofagi all’aperto eretti su alta base; vi erano inoltre le t. a edicola o tempietto (heròon) e i colombari. Pareti e volte degli ipogei erano decorate a stucco e in pittura. Le urne cinerarie ne costituivano in genere la suppellettile.
Dall’età paleocristiana la t. mantenne la forma del sarcofago antico; a urna o a vasca; con copertura piana, a spioventi o con le immagini scolpite del defunto; con rilievi e iscrizioni sulle facce. Importante sviluppo ebbero le raffigurazioni scolpite, simboliche o allusive (il filosofo, l’orante, il Buon Pastore), narrative (Giona, battesimo), bucolico-paradisiache; tra queste si introdusse il ritratto personale del defunto, talvolta inserito entro un clipeo. Verso la fine dell’età tetrarchica comparvero le rappresentazioni di Cristo taumaturgo; le scene dei miracoli costituirono anche un fregio ininterrotto, in cui spesso episodi del Vecchio Testamento si intrecciano ad altri del Nuovo. Il tipo di spartizione architettonica delle facce e dei rilievi diede luogo successivamente a diverse tipologie (a colonne, a porta di città). Dal 5° sec. a Milano, a Roma e in Gallia la produzione di sarcofagi figurati cedette a tipi con rilievi puramente ornamentali, adottati poi anche a Ravenna e a Costantinopoli, con inconfondibile carattere architettonico e ampio ritmo compositivo delle raffigurazioni. Nel Medioevo, l’impiego della lastra tombale fece scomparire quello del sarcofago, che riapparve come arca, ossia come cassa in cui è custodita una reliquia.
Oltre a quella del sarcofago la t. sviluppò anche altre forme, derivate dai cimiteri paleocristiani delle catacombe (fig. C). In questi, oltre alle sepolture costituite da loculi ricavati nelle pareti, su varie file sovrapposte, alcune t. di speciale importanza presero forme architettonicamente più complesse, fra cui è caratteristica la t. ad arcosolio, dove il loculo è sormontato da un arco che forma una nicchia, ed è decorato da pitture e iscrizioni.
L’uso, prevalso in seguito, di seppellire i morti all’interno delle chiese, diede origine a due tipi di t.: quella sotto il livello del suolo, distinta da una lastra che ne costituisce il coperchio e reca spesso iscrizioni e bassorilievi ornamentali (t., o lapide, terragna), e la t. in elevazione, che assunse forme svariatissime ed ebbe anche un alto valore artistico, divenendo monumento sepolcrale, o funebre. La t. monumentale, spesso addossata a una parete (nelle chiese o nei chiostri), può essere anche isolata, specie se edificata all’aperto. Quella all’aperto, di carattere architettonico, nel Medioevo detta anche arca (termine in età paleocristiana usato più genericamente come sinonimo di sarcofago), ebbe forma di alto tabernacolo isolato, su colonne, e terminato da una copertura a cuspide piramidale o dalla rappresentazione scultorea del defunto. La t. a parete può avere l’aspetto di un semplice sarcofago accostato al muro e talvolta sormontato e protetto da un’arcata, sostenuta da colonnette, o da un’edicola o tabernacolo contenente un’immagine religiosa. Tale struttura diviene, specie dal Rinascimento, piuttosto complessa, anche a più ordini e con varie spartizioni, ornate da rilievi e sculture, e spesso con la ripresa intenzionale del sarcofago di forme classiche.
La raffigurazione per lo più scolpita del defunto, rappresentato giacente su un letto mortuario, si trova, dal 13° sec., sulle lastre tombali nei pavimenti delle chiese, sui sarcofagi e sulle arche. In altri casi il defunto fu invece rappresentato ancora in vita in atteggiamenti e aspetti diversi, in riferimento al personaggio: statue equestri, di guerrieri armati, di prelati, principi o dame ecc. Soprattutto dal 17° sec. la figura del defunto fu rappresentata spesso entro una movimentata composizione architettonica e decorativa, arricchita con figure allegoriche e motivi simbolici.
Alle varie forme già descritte si ispirarono, molto più tardi, i vari tipi di t. usati nei cimiteri pubblici, nei quali, anziché nelle chiese, fu fatto obbligo a partire dal 19° sec. di seppellire i defunti. La t. scavata nel suolo, coperta da una lastra iscritta, sormontata spesso da una stele o da un piccolo monumento, divenne il tipo più corrente; ma anche nei cimiteri fu comune la realizzazione di t. monumentali, spesso di interesse artistico e architettonico. Carattere particolare e architettonicamente più complesso assumono, sia nelle chiese sia nei cimiteri, le cappelle funerarie (fig. D).
Nel giudaismo, in epoca tardo-antica, l’uso più comune fu quello di loculi, scavati e murati in grotte e gallerie sotterranee, talora decorate con pitture murali (catacombe ebraiche a Roma); più raramente si impiegarono sarcofaghi entro grotte (catacombe di Beit She‛arīm, in Galilea). Successivamente prevalse la sepoltura in terra in aree cimiteriali separate, con lastre tombali e steli a fior di terra, di foggia disparata secondo i luoghi e le tradizioni.
Nel mondo islamico l’uso di recinti cimiteriali è di data relativamente antica, e il tipo più comune di t. è quello formato da una lastra tombale a fior di terra e da una stele iscritta infissa nel suolo. Un tipo di t. caratteristico del mondo islamico è quello riservato a personaggi di alta fama religiosa (i marabutti, nel Maghrīb), per lo più costituito da un piccolo edificio in muratura di forma cubica e coperto a cupola, isolato entro un recinto a giardino (qubba). Alla stessa civiltà islamica appartengono altri tipi di t. a carattere monumentale, che si ritrovano in varie regioni soprattutto asiatiche, dall’Iran all’India e che consistono in mausolei di forme originali e diverse, dominati per lo più da una cupola e riccamente decorati.
Un tipo particolare di t. è la cosiddetta t. navale, propria di grandi capi navigatori di alcuni popoli marittimi, dove si conservava – insieme con il corpo del defunto – la nave con cui egli aveva corso valorosamente il mare, il tutto sepolto sotto una collinetta di terra. Numerosi di questi preziosi monumenti si trovano nella Penisola Scandinava e risalgono al periodo aureo della potenza marinara vichinga (8°-10° sec.).