Comune della prov. di Napoli (fino al 1969 Resina; 19,6 km2 con 55.463 ab. nel 2008), alle falde sud-occidentali del Vesuvio. L’industria è attiva nei rami meccanico, cartario, enologico, conciario, dell’abbigliamento, del legno e dei materiali da costruzione. Assai sviluppate l’agricoltura e la floricoltura.
Sorge sul sito dell’antica città di Herculaneum, che fu dapprima degli Opici (7° sec. a.C.), poi degli Etruschi (6° sec.), infine dei Sanniti (fine del 5° sec.). Caduta sotto il dominio di Roma (307 a.C.), si ribellò nella guerra sociale e fu espugnata da un legato di Silla (89 a.C.). Fu municipio e forse colonia; molto danneggiata dal terremoto del 63 d.C., fu seppellita in seguito all’eruzione del Vesuvio del 79.
Archeologia
I primi saggi di scavo furono praticati nel 1709-16 dal principe austriaco E.M. d’Elboeuf, che identificò il teatro, spogliandolo delle sculture; Carlo III di Borbone patrocinò scavi regolari che furono effettuati dal 1738 al 1765 da R. Alcubierre, C. Weber, F. la Vega. Attraverso una rete di cunicoli sotterranei, furono esplorati la basilica, alcuni templi e poi la ricca Villa dei papiri. Ripresi tra il 1828 e il 1835, continuati tra il 1869 e il 1875, e infine sistematicamente dal 1927, gli scavi furono effettuati secondo sistemi diversi. La pianta di E. appare molto regolare, suddivisa da cardini e decumani; verso il mare le case giungevano fino all’estremo ciglio del piccolo promontorio, ed erano sostenute da terrazzamenti. I primi scavi rivelarono la basilica a N del decumano massimo, adorna delle statue dei Balbi e di pitture (conservate al Museo archeologico nazionale di Napoli), un edificio identificabile con un macellum, templi e il teatro, costruito dall’architetto Publio Numisio, con la cavea sostenuta da due ordini di colonnati. Sono poi venuti alla luce 2 edifici termali, una palestra e il quartiere meridionale, dove le case, ben conservate, hanno balconi, tetti spioventi, ricchi pavimenti marmorei e musivi, pitture parietali. Il tipo dell’abitazione è simile a quello pompeiano con atrio, peristilio e botteghe. Nella casa detta del Bicentenario si è trovato un pannello in stucco con un emblema cruciforme, in cui si è voluto vedere un simbolo cristiano. La Villa dei papiri, detta anche dei Pisoni, è la più ricca dimora patrizia suburbana conosciuta dell’antichità: al quartiere di alloggio è collegato un grandioso peristilio, cui seguiva una terrazza (solarium) aperta verso il mare, e terminante con una rotonda; possedeva una galleria di sculture e bronzi, oggi conservati nel museo di Napoli, e una ricca biblioteca, di cui sono stati rinvenuti più di 1800 papiri, pubblicati a partire dalla fine del 18° sec. (Collectio prior; Collectio altera; Papiri ercolanesi) e contenenti opere filosofiche, soprattutto testi greci, in prevalenza epicurei. A E. sono state ritrovate inoltre centinaia di tavolette cerate, sorta di archivi privati, provenienti da abitazioni diverse e che contengono atti legali di grande interesse per la conoscenza del diritto privato di età claudia e flavia. TAV.