Regione fisica e storica dell’Italia centrale, estesa sulla sinistra del basso corso del Tevere a monte di Roma. In epoca romana, almeno fino al 3°-4° sec. d.C., corrispondeva al territorio abitato dagli antichi Sabini e comprendeva zone attualmente parte dell’Umbria meridionale e dell’Abruzzo aquilano. In seguito il nome fu applicato a un’area alquanto più piccola e totalmente compresa nel Lazio.
Si tratta di un territorio di circa 1600 km2, in assoluta prevalenza montuoso ma non molto elevato (massima altitudine, Monte Navegna, nei Monti Carseolani, 1508 m). Il gruppo centrale è costituito dai Monti Sabini, formati essenzialmente da calcari marnosi, parte della fascia più occidentale dell’Appennino Abruzzese: si estende tra le valli del Turano e del Velino, a E e quella del Tevere, a O. Non molto elevati (massima altitudine, Monte Pizzuto, 1287 m), i Monti Sabini hanno peraltro forme aspre, dovute soprattutto alle profonde incisioni provocate dall’erosione torrentizia. L’unica ampia area pianeggiante della S. è la conca reatina.
Il clima è piuttosto dolce nella parte occidentale, aperta sulla valle del Tevere e più esposta all’influenza del Tirreno, mentre in quella orientale, più elevata e accidentata, assume caratteri appenninici, con piogge abbondanti, sensibili escursioni termiche diurne e annue, inverni rigidi.
La S. comprende una sessantina di Comuni, per la massima parte nella provincia di Rieti (Alta S.) e per il resto (Bassa S.) in quella di Roma. L’Alta e la Bassa S. hanno caratteri demografici ed economici nettamente diversi. La prima è in larga misura agricola, con poche attività di trasformazione, localizzate quasi esclusivamente a Rieti e nelle immediate vicinanze (industrie tradizionali alimentari e chimiche del capoluogo, industrie meccaniche sorte nel nucleo di industrializzazione Rieti-Cittaducale); la sua popolazione si è notevolmente ridotta, per forte emigrazione, negli anni 1950-60. Nella Bassa S., invece, la vicinanza di Roma (Monterotondo e Mentana fanno parte dell’area metropolitana della capitale) ha indotto attività più remunerative (floricoltura, industria dei laterizi), per cui gli abitanti non hanno avuto tendenza a emigrare; anzi, la popolazione è aumentata a seguito del trasferimento di molti abitanti da Roma.
La Via Salaria percorre la regione in senso S-N; la ferrovia Terni-L’Aquila interessa la parte settentrionale; la ferrovia Roma-Firenze e l’Autostrada del Sole, sebbene si sviluppino quasi del tutto all’esterno della S., ne servono alcuni centri della parte occidentale.
La regione nell’antichità fu abitata dai Sabini, il cui territorio in età storica era compreso fra Tevere, Nera, Aterno e Aniene. Secondo alcuni autori (Catone, Varrone) i Sabini erano autoctoni; secondo altri (Gellio, Dionisio di Alicarnasso, Plutarco) di origine spartana o persiana. I Sabini della valle tiberina sono congiunti dalla leggenda con i primordi di Roma (ratto delle Sabine, guerra con Tito Tazio, origine sabina di Numa). Iscrizioni del 7°-5° sec. a.C. attestano una lingua paleoitalica e un alfabeto locale derivato da quello etrusco-meridionale. Scavi condotti nella S. tiberina documentano, per il periodo orientalizzante e arcaico (7°-6° sec. a.C.), una cultura materiale che presenta contatti con l’ambiente falisco-capenate ed etrusco e affinità con quello medio-adriatico e piceno; i dati restituiscono l’immagine di un’organizzazione sociale complessa, dominata da un’aristocrazia guerriera e caratterizzata dalla precoce affermazione di fenomeni di alfabetizzazione e urbanizzazione. Più povero il quadro per la S. interna.
Dopo la vittoria di Sentino (295 a.C.) i Romani, annesso il territorio dei Sabini, diedero agli abitanti la cittadinanza (con suffragio dal 268). In età romana fiorirono i centri di Reate (Rieti), Nursia (Norcia), Amiternum (Amiterno), Trebula Mutuesca (Monteleone Sabino), Eretum (Ereto), Cures (Curi). Sotto Augusto la S. venne a far parte della IV regione e, dopo Costantino, fu incorporata nella Tuscia. In seguito all’ordinamento dell’Italia in ducati, buona parte della S. fece parte del ducato di Spoleto; una parte, annessa al ducato normanno, fu detta più tardi Patrimonio di Sabina.
Nel 9° sec. gli abitanti della S., per sottrarsi alle scorrerie dei Saraceni, costruirono i tipici castelli intorno ai quali sorsero poi i centri della regione. Dopo un periodo di diretta giurisdizione della Chiesa, la S. passò sotto la signoria dei comites, con predominio prima della famiglia dei Crescenzi, poi dei Savelli, degli Orsini e dei Colonna. Paolo V riportò la regione sotto il dominio diretto della Sede apostolica, affidandone il governo a un rettore con sede a Collevecchio. Dopo la dominazione francese, Pio VII ricostituì la provincia della S. con sede del delegato apostolico a Rieti. Unita alla provincia umbra nel 1861, la S. fu ricostituita a provincia, con capoluogo Rieti, nel 1927.