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urbanizzazione

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Processo attraverso cui, dalla concentrazione urbana, si transita alla diffusione dell’insediamento e delle funzioni urbane sul territorio, con la formazione di una rete di città gerarchicamente ordinata e tale da distribuire capillarmente i servizi o, comunque, da limitare al minimo gli spostamenti che la popolazione deve compiere allo scopo di fruirne. Ne deriva un sistema di ‘località centrali’, ognuna delle quali è dotata di unità produttive e terziarie in relazione alla sua dimensione, alla densità di popolazione nella regione circostante, e dunque alla ‘soglia’ (quantità) di utenza potenziale: questa, a sua volta, è correlata – tramite l’efficienza dei mezzi di comunicazione – alla distanza massima percorribile, in termini di economicità, per accedere a tali beni e servizi o affinché gli stessi possano essere distribuiti ‘porta a porta’. Ogni centro assume, in tal modo, un preciso rango nella scala gerarchica ed esercita la propria influenza su un’area di gravitazione ben individuabile.

Il processo si è evoluto, a partire dalla città monocentrica (agglomerazione), con il distacco di nuclei residenziali e produttivi (città nuove, città satelliti), che in seguito hanno assunto caratteri di autonomia, o con la crescita funzionale di centri preesistenti, in un primo tempo fortemente attratti, anche in termini di flussi migratori, dalla città centrale e successivamente in grado di rivalorizzare le proprie funzioni specifiche, stabilendo rapporti non più di dipendenza ma di reciproca interazione con la grande città. È, questo, il fenomeno della conurbazione che, estendendosi a una scala geografica più ampia, dà luogo alla regione urbanizzata: area in cui una rete di città copre il territorio, pur conservando interposti spazi agricoli nei quali il genere di vita può definirsi comunque `urbano’. Tale fenomeno ha trovato la massima espressione negli Stati Uniti di NE (➔ megalopoli) e, successivamente, di SO (fra San Francisco e Los Angeles); in Europa, nell’Inghilterra centro-meridionale, in Germania (Ruhr, bacino renano), nei Paesi Bassi e nella stessa Italia settentrionale (Pianura Padana); in Giappone, nella fascia costiera sudorientale dell’isola di Honshu, fra Tokyo e Kobe. Il grado di u. di un paese è misurato, genericamente, in valore percentuale della popolazione urbana sul totale degli abitanti; detta misura (tasso di u.) risente, peraltro, della diversità di situazioni geografiche e criteri statistici, per cui non necessariamente a un’elevata percentuale di popolazione urbana corrisponde una reale u.: esempi significativi si hanno in paesi dell’America latina, come il Perù (71%, di cui quasi la metà nell’agglomerazione della capitale, Lima) e dell’Africa, come il Senegal (42%, per i due terzi concentrato a Dakar) o la Nigeria (48%), dove le oltre 30 città con popolazione superiore ai 200.000 ab. non costituiscono affatto un sistema organico, bensì agglomerazioni tra loro isolate anche per motivi di divisione etnica. Così pure il 73% della Russia esprime il peso delle grandi metropoli (Mosca, San Pietroburgo) e delle numerosissime città industriali cui il modello sovietico aveva impresso un carattere fortemente centripeto e di scarsa integrazione con le regioni circostanti e la campagna. Al contrario, i valori pari o superiori all’80% di Stati Uniti e Canada e, in Europa, di Belgio (97%), Gran Bretagna (90%), Paesi Bassi (81%), Germania (75%), Danimarca (86%), Svezia (84%), Francia (77%) denotano la raggiunta maturità del processo di u., pur dovendo scontare squilibri regionali legati a condizioni fisiche (per es., Canada e Svezia vedono la massima parte della popolazione, e dunque dell’u., concentrata nella sezione meridionale dei rispettivi territori, per evidenti motivi climatici) o storiche (per es., la Francia non ha del tutto superato gli effetti del ‛gigantismo’ di Parigi), nonché le citate disparità dei criteri di valutazione della popolazione urbana (per es., la Spagna fa registrare un tasso di u. del 77% contro il 68% dell’Italia, la cui rete urbana, viceversa, può senz’altro definirsi maggiormente integrata).

Vedi anche
urbanistica L’insieme delle misure tecniche, amministrative, economiche finalizzate al controllo e all’organizzazione dell’habitat urbano. Tre sono gli ambiti prevalenti di ricerca teorica e di applicazione pratica dell’urbanistica: le analisi dei fenomeni urbani; la progettazione dello spazio fisico della città; ... conurbazióne conurbazióne Agglomerazione urbana formata dall'unione topografica di più insediamenti, inizialmente autonomi; in genere è l'esito dell'espansione di un centro di grandi dimensioni, che ingloba centri minori. Le più grandi conurbazione mondiali (conurbazione atlantica statunitense, conurbazione giapponese, ... Africa Uno dei continenti, congiunto con l’Eurasia mediante l’istmo di Suez fino all’anno 1869, quando l’istmo fu tagliato per la costruzione del canale omonimo.  ● Originariamente detta Libye (lat. Libya), l’Africa cominciò a essere considerata un continente a parte solo a partire dal 4° sec. a.C. Più tardi, ... Europa Europa (gr. Εὐρώπη, lat. Europa) Parte occidentale del continente eurasiatico, delimitata a O dall’Oceano Atlantico, a N dal Mar Glaciale Artico, a S dal Mar Mediterraneo; tutt’altro che ben definiti sono invece i suoi limiti orientali. 1. Il problema dei confini In origine il nome greco Eὐρώπη sembra ...
Categorie
  • SOCIOLOGIA in Scienze demo-etno-antropologiche
Tag
  • ISOLA DI HONSHU
  • AMERICA LATINA
  • GRAN BRETAGNA
  • PAESI BASSI
  • INGHILTERRA
Vocabolario
urbaniżżazióne
urbanizzazione urbaniżżazióne s. f. [der. di urbanizzare]. – 1. a. L’azione e l’operazione di urbanizzare, il fatto di urbanizzarsi e di venire urbanizzato, come complesso di provvedimenti e interventi intesi a dotare delle opere necessarie...
urbaniżżare
urbanizzare urbaniżżare v. tr. [der. di urbano]. – 1. Rendere urbano, cioè civile, beneducato: u. i proprî costumi; u. il modo di parlare. Nel rifl., e come intr. pron., urbanizzarsi, acquisire modi, comportamento, costumi urbani, cioè...
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