Quantità di una sostanza presente in una miscela omogenea o eterogenea riferita a una quantità definita della miscela stessa o di suoi componenti. Nel caso delle soluzioni si può assumere a misura della c.: a) la quantità di soluto in g, presente in 100 g di soluzione (% in massa); b) il volume di soluto presente in 100 volumi di soluzione (% in volume); c) la quantità di soluto per unità di massa di solvente; d) la quantità di soluto (g, mg ecc.) per volume di soluzione; e) il numero di moli di soluto presenti in un litro di soluzione (molarità o c. molare); f) il numero di grammo-equivalenti di soluto presente in un litro di soluzione (normalità o c. normale); g) il numero di moli di soluto presenti in 1000 g di solvente (molalità o c. molale); h) il rapporto fra il numero di moli di soluto in una soluzione e il numero complessivo delle moli di soluto e di solvente (frazione molare o c. termodinamica). Nel caso di sistemi gassosi la c. di un componente si esprime in percentuale (in volume o in massa), o in frazioni o percentuali molari. Nel caso di sistemi solidi si usa il percento in massa o il rapporto fra le masse (del componente considerato e di tutta la miscela), o la frazione molare. Nell’analisi delle acque la c. delle sostanze solide disciolte può essere indicata in parti per milione (ppm corrispondente a mg/l), o in grammo-ioni equivalenti per litro, cioè in numero di equivalenti di ciascuno degli ioni presenti in un litro d’acqua.
Per la c. degli ioni idrogeno di una soluzione ➔ pH.
Distribuzione più o meno accentrata di una dotazione (reddito, ricchezza, capitali ecc.) nell’ambito di una popolazione (abitanti, ma anche imprese), ovvero localizzazione più o meno dispersa su un territorio delle unità produttive, o ancora numerosità delle imprese in un settore. È il processo opposto alla diffusione e può essere considerata dal punto di vista statico o dinamico, nell’ambito di un singolo mercato (equilibrio parziale) o in un contesto di mercati interdipendenti (equilibrio generale), o a livello territoriale in una o più aree geografiche.
Nell’economia industriale, si studia la c. delle imprese di un settore, con riferimento ai fattori produttivi, alla produzione (in quantità o valore) e alle quote di mercato, alla localizzazione sul territorio, al numero degli addetti o ai capitali investiti. La numerosità delle imprese è collegata alla tendenza all’ampliamento delle unità produttive e al raggruppamento di esse. Si parla di c. orizzontale se s’integrano tra loro imprese che appartengono allo stesso stadio di una filiera produttiva; di c. verticale se s’integrano imprese che operano a diversi stadi della filiera, a monte e a valle. Si può parlare di c. laterale o trasversale se l’integrazione avviene allo stesso stadio tra diversi settori o, simultaneamente, tra diversi stadi e settori. La c. industriale si misura principalmente con l’indice di Herfindahl, operando la sommatoria dei quadrati di tutte le quote di mercato delle imprese del settore. In caso di monopolio, l’indice ha valore 1. Il processo di c. mira a ridurre il costo medio di produzione, ad attenuare o eliminare la concorrenza, a conquistare il controllo dei mercati delle materie prime o dei prodotti intermedi, a eliminare intermediari. In sintesi, la c. per dimensione e numerosità delle imprese condiziona la possibilità per le imprese del settore d’esercitare potere di mercato.
La c. territoriale rileva la distribuzione dell’attività economica su un’area geografica (continenti, Stati, regioni, aree specifiche ecc.) e permette di studiare la specializzazione produttiva nelle diverse aree, con eventuali fenomeni di saturazione del territorio o di deindustrializzazione.
Prova clinica rivolta a valutare la funzione emuntoria renale in condizioni di ridotto apporto idrico per 12-24 ore. Può considerarsi soddisfacente quando almeno uno dei campioni di urina, raccolti ogni 2-3 ore, mostra una densità superiore a 1024.
Capacità di fissare il pensiero su un oggetto o un’attività. Dipende da fattori costituzionali e dalla maggiore o minore presenza di pulsioni subconsce. In psicopatologia si distingue fra disturbo della c. (nelle psicosi o nell’ipertensione emotiva) e debolezza della c. (nelle oligofrenie e nelle instabilità caratteriali).