Stato dell’Africa occidentale, bagnato a S dal Golfo di Guinea e confinante con il Niger a N, il Ciad a NE, il Camerun a E, il Benin a O.
Il territorio, che si estende in larga parte nel bacino idrografico del fiume Niger e in quello del Benue, suo affluente, presenta aspetti morfologici differenti a seconda delle regioni. La sezione centro-settentrionale è occupata da un vasto tavolato, che fa parte integrante delle strutture tabulari dell’Africa guineana, movimentato da numerosi solchi vallivi. A NE degrada lentamente verso il Lago Ciad, mentre a S e a SO è delimitato, rispettivamente, dalle valli del Benue e del Niger; la sua altitudine media è di 1250 m s.l.m. Quanto a struttura geologica, è costituito da un basamento cristallino precambriano, parzialmente coperto da formazioni vulcaniche cenozoiche le quali, nella parte centrale, danno vita all’altopiano di Bauchi (1781 m). La sezione meridionale, invece, presenta altitudini meno pronunciate; nel suo ambito, però, si distinguono i territori a O del Niger, caratterizzati dall’alternanza di rilievi granitici e di colline boscose dalle forme addolcite, da quelli a E del corso d’acqua, formati dalle propaggini occidentali dei rilievi del Camerun settentrionale. Lungo la costa, infine, con una profondità di 60-70 km, si apre una pianura alluvionale, comprendente il vasto e intricatissimo delta del Niger (ca. 25.000 km2) e orlata, al pari di tutto il litorale guineano, da lagune e barre sabbiose.
La posizione, tra l’Equatore e il Tropico del Cancro, la considerevole estensione in latitudine (ca. 10°) e la crescente distanza dal mare fanno sì che il clima della N. vari sensibilmente in senso N-S. Nella fascia litoranea, costantemente battuta dai venti umidi provenienti dal Golfo di Guinea, si hanno condizioni climatiche di tipo equatoriale, con temperature sempre elevate (25-26 °C) e precipitazioni abbondanti (ca. 2500 mm annui) che si protraggono per tutto l’anno, pur raggiungendo la massima intensità in primavera e in autunno. Nelle regioni interne, a mano a mano che crescono la latitudine e la distanza dal mare, diminuisce l’influenza dei venti meridionali, mentre aumenta, fino a divenire dominante, quella dell’harmattan, vento asciutto d’origine continentale; di conseguenza, si accentuano le oscillazioni termiche stagionali e le precipitazioni tendono progressivamente a diminuire (fino a ridursi a meno di 500 mm annui nei territori settentrionali), risultando inoltre concentrate in due brevi periodi, coincidenti con l’inizio e la fine della stagione estiva.
Prescindendo dalle regioni nord-orientali e da parte di quelle meridionali, che tributano, rispettivamente, al Lago Ciad (del quale appartiene alla N. la sponda sud-occidentale) e direttamente al Golfo di Guinea, il territorio nigeriano è drenato dal Niger e dal Benue, i cui regimi, strettamente legati a quello delle piogge, sono caratterizzati da piene estive e da magre invernali. A differenza del Benue, che ha un profilo regolare, il Niger ha un percorso accidentato, pur risultando navigabile nel tratto nigeriano; nella zona deltizia si suddivide in una moltitudine di rami che, attraversando un territorio cosparso di palme da olio, vengono detti oil rivers. Strettamente legato all’intensità delle piogge, il manto vegetale è rigoglioso nelle regioni meridionali, mentre all’interno si fa progressivamente più povero. In prossimità del mare, quindi, domina la foresta sempreverde di tipo equatoriale, bordata, sulla costa, da vaste formazioni di mangrovie e comprendente, nelle aree meno umide, essenze caducifoglie; a essa subentra la savana, interrotta qua e là da macchie boschive (savana arborata) e, lungo i fiumi, dalla foresta a galleria; nel N, infine, scompaiono gli alberi, fatta eccezione per alcune essenze xerofile come il baobab, mentre la coltre erbosa si fa meno ricca e compatta.
La N. è abitata da più di 250 gruppi etnici che, differenti quanto a sviluppo socio-culturale ed economico, convivono in equilibrio precario, causa di un perenne stato di tensione. I gruppi più numerosi e politicamente influenti sono gli Haussa e gli Yoruba, entrambi popoli sudanesi, gli Ibo, popolo semibantu, e i Fulbe, localmente chiamati Fulani; tra i gruppi di minore consistenza si segnalano i Kanuri (4%), stanziati nel bacino del Lago Ciad, gli Ibibio (3,5%) e i Tiv (2,5%). Gli Haussa e i Fulbe (rispettivamente il 21% e il 9% del totale) vivono nei territori settentrionali: i primi sono coltivatori e allevatori, intraprendenti commercianti e abili artigiani; gli altri si dedicano all’agricoltura e, soprattutto, all’allevamento dei bovini. Gli Ibo (13%), stanziati nella zona deltizia del Niger e nella sezione sud-orientale del paese, sono assai più evoluti in senso economico-commerciale e aperti agli influssi del mondo occidentale; caratteristiche simili hanno gli Yoruba (21%) che, diffusi nelle regioni sud-occidentali, costituiscono la maggioranza della popolazione di Lagos, dove si dedicano al commercio, alle libere professioni e alla pubblica amministrazione.
La N. è lo stato più popoloso dell’Africa, e include più di un ottavo della popolazione del continente sul 4% della sua superficie. L’incremento demografico, dopo il conseguimento dell’indipendenza, si mantenne per molti anni intorno al 3% provocando un vertiginoso aumento della popolazione, che si è quasi quintuplicata nei sei decenni successivi al 1950. Solo dopo il 2000 l’incremento si è andato abbassando: era di poco superiore al 2% nel 2008. La natalità (37‰) resta molto elevata, mentre la mortalità è scesa al 17‰. La durata della vita media (46,5 anni) denuncia le precarie condizioni socioeconomiche della maggior parte della popolazione, e il reddito medio pro capite ufficiale di 2000 dollari (a parità di potere d’acquisto) è scarsamente significativo, dati i grandi squilibri esistenti.
La distribuzione degli abitanti varia sensibilmente a seconda delle regioni, facendo registrare i massimi addensamenti negli Stati sud-occidentali, dove si trovano molte importanti città: l’ex capitale, Lagos, e poi Ibadan, Ogbmosho, Ilorin, Oshogbo ecc.; al di fuori di quest’area, comunque, si contano altri diversi centri urbani d’un certo rilievo, tra i quali, per importanza economica, spiccano Port Harcourt, nella zona deltizia, e Kano, all’interno, quasi al confine con il Niger. Nel complesso la popolazione urbana ammonta a oltre il 48% del totale, una percentuale altissima per l’Africa a sud del Sahara; si tratta di un fenomeno che, già presente all’arrivo degli Europei, si è via via accentuato e non accenna ad arrestarsi. L’agglomerazione urbana di Lagos, tuttora il massimo centro economico della N. e la più popolosa metropoli dell’Africa a S del Sahara, contava 10 milioni di ab. nel 2007. Alla congestione di questa mostruosa conurbazione, oltre che a motivi economico-politici, si deve il trasferimento della capitale ad Abuja (450.000 ab. nel 2003), edificata, sulla base di un progetto urbanistico globale, quasi al centro del paese.
La varietà del quadro culturale trova riscontro nella grande quantità di idiomi locali (oltre 200) usati accanto all’inglese (lingua ufficiale), tra i quali i dialetti delle tre etnie dominanti fungono da lingue veicolari.
L’islamismo (50%) prevale tra le popolazioni arabizzate del Nord e trova diffusione anche tra gli Yoruba del Sud-ovest. Il cristianesimo (40%) è la religione più diffusa nelle regioni meridionali, che hanno risentito più intensamente della colonizzazione. La crescente diffusione dell’islamismo è fonte di forti contrasti di carattere religioso, che si mescolano, aggravandoli, ulteriormente, ai già ricordati contrasti etnici. L’animismo tradizionale (10%) trova proseliti soprattutto nella regione centrale.
L’economia precoloniale, dopo l’abolizione del commercio degli schiavi, venne indirizzata dagli Inglesi verso un’agricoltura di piantagione differenziata per fasce climatiche (olio di palma, caucciù, cacao nel Sud del paese; arachidi, cotone e tabacco nel Nord) e rivolta all’esportazione. Dopo il conseguimento dell’indipendenza (1960) fu intensificato lo sfruttamento dei giacimenti di petrolio, scoperti nel 1956, e prese avvio una fase di rapido sviluppo economico, basato anche sulla grande disponibilità di forza-lavoro, nonché sull’ampiezza del mercato interno. Il periodo del boom petrolifero (1965-80) fu contrassegnato da una crescita molto sostenuta del prodotto interno lordo e da ingenti investimenti nelle infrastrutture di trasporto, ma anche dall’involuzione delle attività agricole. Non solo vennero meno i proventi delle tradizionali vendite di prodotti agrari, ma la N., con una popolazione in forte aumento, si vide costretta a ricorrere alle importazioni per far fronte ai fabbisogni alimentari. Gli ambiziosi piani di sviluppo degli anni 1970 dovettero essere accantonati in seguito alla caduta dei prezzi del petrolio, e dopo il 1980 la N. ha attraversato una grave crisi economica, protrattasi per quasi un ventennio, aggravata dall’instabilità politica, dalla cattiva amministrazione e da un crescente indebitamento con l’estero. Dopo l’instaurazione della democrazia formale nel 1999, e con l’aprirsi di una fase di rialzo dei prezzi del petrolio nel 2000, l’economia nigeriana si è ripresa e la bilancia commerciale è tornata in attivo. L’adozione di un programma di rigore e di sviluppo varato nel 2004 ha consentito la ripresa del dialogo con gli organismi finanziari internazionali; la remissione di una larga parte (60%) dell’enorme indebitamento ha creato le premesse per un rilancio dell’economia nigeriana.
Nonostante il sopravvento delle attività estrattive e industriali, l’agricoltura occupa ancora un posto decisamente rilevante nell’economia della N., soprattutto in termini di occupazione, mentre l’apporto del settore alla formazione del prodotto interno lordo è nel complesso modesto. La N. non è più un grande esportatore di cacao, arachidi, caucciù e olio di palma. La produzione di cacao, per lo più da varietà obsolete e da piante vetuste, ha ristagnato nei primi anni del 2000 intorno a 180.000 t annue, a fronte di 300.000 t prodotte tre decenni prima; e la N., un tempo secondo produttore mondiale dopo il Ghana, si è collocata al quarto posto, preceduta pure dalla Costa d’Avorio e dall’Indonesia. Anche la produzione di arachidi e di olio di palma è in deciso regresso. Le arachidi si coltivano nel Nord del paese, afflitto da lunghi periodi di siccità, e i risultati oscillano sensibilmente da un anno all’altro, in relazione alle vicende climatiche. La palma da olio è invece diffusa nella regione deltizia e viene coltivata in piantagioni di modeste dimensioni, che però forniscono quantitativi d’olio tali da collocare la N. al terzo posto nel mondo, dopo la Malaysia e l’Indonesia. Il patrimonio forestale, che si estende sul 16% della superficie territoriale, comprende essenze pregiate, come il mogano; il legname viene per lo più esportato (tramite il porto fluviale di Sapele, sul fiume Benin) dopo aver subito una prima lavorazione. L’allevamento, largamente praticato nelle savane settentrionali, riguarda soprattutto i caprini, ma è cospicuo anche il numero degli ovini e dei bovini. Un apprezzabile contributo al fabbisogno proteico della popolazione deriva, infine, dall’attività peschereccia, intensamente praticata sia lungo le coste sia nelle acque interne.
La N., membro dell’OPEC, con 121,7 milioni di t, nel 2006 era il primo produttore africano e il dodicesimo produttore mondiale di petrolio. Le riserve sono stimate intorno ai 3 miliardi di t. I giacimenti sono concentrati nel Sud-est del paese, nel delta del Niger e nei prospicienti fondali marini. Le attività estrattive sono ostacolate dal grave impatto ambientale provocato nella regione del delta, che comporta pessime relazioni con le comunità locali, atti di vandalismo sulle infrastrutture e problemi di sicurezza del personale addetto. Gli USA sono il principale acquirente del petrolio nigeriano (40% della produzione totale). Il gas naturale (28,2 miliardi di m3 nel 2006) è la seconda principale risorsa del paese, che dispone di un enorme potenziale, localizzato anch’esso nel Sud-est ma solo in parte sfruttato. Raffinerie di petrolio si trovano a Warri, Kaduna, Port Harcourt. Circa il 40% dell’energia prodotta è di origine idrica, proveniente dalla grande centrale annessa alla diga di Kainji, sul fiume Niger. Dalle miniere dell’altopiano di Jos si estraggono stagno e columbite, minerale dal quale si ricava il niobio, metallo raro usato per leghe speciali (80% della produzione mondiale).
Il settore industriale, erede di un antico e solido artigianato, era sorto già prima della Seconda guerra mondiale, ma si è sviluppato dopo l’indipendenza, grazie soprattutto a due circostanze favorevoli: la varietà delle risorse naturali e l’esistenza di un vasto mercato interno. Mentre gli stabilimenti sorti anteriormente al conflitto riguardavano per lo più la prima lavorazione dei minerali e la produzione di olio, in seguito il ramo prevalente è diventato quello manifatturiero. Oltre alle industrie agroalimentari (zuccherifici, oleifici, impianti conservieri) e tessili (cotonifici) sono presenti i comparti petrolifero, petrolchimico, chimico (fertilizzanti), siderurgico, metallurgico, della carta e del legno, nonché stabilimenti per l’assemblaggio di componenti importati, cementifici ecc. Nonostante il basso costo della manodopera, l’industria nigeriana ha un basso grado di competitività, anche a causa dell’elevata propensione del paese a ricorrere alle importazioni, in ragione della cronica sopravvalutazione della moneta locale.
Parallelamente all’avvaloramento delle risorse minerarie e all’industrializzazione, a partire dall’indipendenza si è provveduto al potenziamento delle vie di comunicazione, non adeguate alle accresciute esigenze del paese. La rete ferroviaria, costruita a suo tempo dall’amministrazione britannica e successivamente ampliata, consiste in due linee principali che muovono, rispettivamente, da Lagos e da Port Harcourt: la prima raggiunge Kaduna, nel cuore del paese, proseguendo poi per Kano e le estreme regioni settentrionali; l’altra s’innesta nella precedente a Kaduna, ma da essa si stacca un lungo ramo che, attraversando la zona mineraria di Jos, si spinge in direzione NE fin quasi al Lago Ciad. Un andamento simile hanno le principali strade, che a N proseguono oltre il confine con il Niger, mentre a NE penetrano nel Camerun e nel Ciad. Nel complesso la rete stradale ha un’estensione di oltre 190.000 km (30.000 dei quali asfaltati) e risulta particolarmente fitta nella popolosa regione sud-occidentale. Un notevole contributo ai collegamenti interni è fornito dalla navigazione fluviale sul Niger e sul Benue. Strade e ferrovie uniscono l’interno del paese ai due maggiori porti: Lagos, di gran lunga il più importante per la varietà delle merci imbarcate e sbarcate, e Port Harcourt che, con il vicino scalo petrolifero di Bonny, lavora soprattutto per l’esportazione. Lagos è anche sede di un aeroporto internazionale (Ikeja); per i collegamenti interni una funzione di primo piano svolge anche lo scalo di Kano.
I principali partner commerciali della N. sono USA, Spagna e Brasile per le esportazioni; Cina, USA, Gran Bretagna, Paesi Bassi e Francia per le importazioni. Si importano prodotti dell’industria meccanica, tessile e chimica, mentre si esportano petrolio, gas naturale, cacao, prodotti della palma da olio, pellami, crostacei e caucciù.
Il più antico degli Stati conosciuti impiantati nel territorio della N. è il Kanem-Bornou, sorto attorno al Lago Ciad e giunto all’apogeo tra 15°-16° secolo. Tutti i regni della regione praticavano il commercio di schiavi alla volta del Medio Oriente. L’islamizzazione iniziò nel 13° sec. e divenne un fenomeno di massa all’inizio del 19° secolo. La penetrazione europea iniziò dal mare: nel 1861 Lagos divenne colonia della corona inglese. La conquista fu affidata all’iniziativa di G. Goldie, commerciante e avventuriero che creò un impero informale i cui protettorati, insieme ai territori amministrati da Londra, furono unificati come colonia nel 1914. La decolonizzazione si attuò attraverso una serie di Costituzioni che allargarono progressivamente l’area dell’autonomia locale. La Gran Bretagna aveva diviso la N. in tre grandi regioni (Nord, Ovest, Est) e l’indipendenza fu concessa attraverso un ordinamento federale, di fatto su base etnica, e su base etnica si costituirono i partiti maggiori – Northern People’s Congress (NPC), Action Group (AG), National Council for Nigeria and the Cameroons (poi, of Nigeria Citizens, NCNC).
Le elezioni del 1959 videro l’affermazione dei tre maggiori partiti nelle rispettive regioni, e alla proclamazione dell’indipendenza (1° ott. 1960) si costituì una coalizione di governo formata da NPC e NCNC, guidata da A. Tafawa Balewa; nel 1963 fu proclamata la repubblica e ne divenne presidente N. Azikiwe. In quel momento la Repubblica federale di N. era uno dei paesi più promettenti di tutta l’Africa. I suoi punti di forza erano rappresentati da una società civile vivace, con un elevato livello di istruzione, da un’agricoltura che assicurava l’autosufficienza alimentare, nonostante un territorio povero di infrastrutture e una popolazione in forte crescita. A questi elementi positivi faceva riscontro il difficile rapporto tra i molteplici gruppi etnici e il coesistere di differenti realtà regionali, per cui un Sud ricco, già divenuto durante il colonialismo parte integrante del commercio mondiale, si contrapponeva a un Nord povero.
L’incapacità di garantire un’adeguata rappresentanza alle diverse etnie – il potere e il governo sono stati pressoché totale appannaggio del Nord islamico e in particolare degli Haussa, in continuità con la tradizione coloniale – determinò una costante tensione, sfociata in contrasti, sommosse e, nel 1967, nella secessione del Biafra (regione orientale a dominanza Ibo), in una lunga e drammatica guerra civile. Inoltre la scoperta (1956) e lo sfruttamento di importanti giacimenti petroliferi nel Sud del paese, tra il delta del Niger e il Biafra, fece sì che il petrolio finisse per monopolizzare la struttura economica, rendendola vulnerabile alla variazione dei prezzi sui mercati internazionali, oltre a costituire una potente fonte di corruzione e ad assoggettare la N. all’ingerenza delle grandi multinazionali del settore. Tutti questi fattori furono all’origine di innumerevoli sommovimenti e continuarono a dominare la vita politica anche in seguito.
Nel 1993 il generale S. Abacha assunse i pieni poteri, proibendo lo svolgimento di qualsiasi attività politica. Arresti arbitrari, esecuzioni sommarie di oppositori, soppressione di giornali e aperte violazioni dei diritti umani furono più volte denunciati da Amnesty International, mentre nella prima metà del 1994 il paese fu teatro di scontri religiosi ed etnici. Il regime sembrò poi avviare una parziale liberalizzazione, ma l’esecuzione, nel novembre 1995, dello scrittore K. Saro-Wiwa e di altri otto attivisti del movimento per la tutela della minoranza etnica degli Ogoni costò alla N. la sospensione dal Commonwealth, l’inasprimento delle sanzioni già imposte dall’UE nel 1993 e una crisi diplomatica con USA e Repubblica Sudafricana. Il clima politico subì un ulteriore peggioramento tra il 1996 e il 1997, quando Lagos fu teatro di numerosi attentati contro obiettivi militari. Alla morte improvvisa di Abacha nel 1998, il successore, generale A. Abubakar, avviò un programma di liberalizzazione della vita politica, scarcerò molti prigionieri politici e fissò i tempi e le procedure per le consultazioni legislative e presidenziali, che ebbero luogo nel 1999 con la vittoria del People’s Democratic Party (PDP).
O. Obasanjo, che aveva governato il paese dal 1976 al 1979, fu eletto alla presidenza della Repubblica e formò un governo di unità nazionale con i due maggiori partiti di opposizione. Tra i suoi primi provvedimenti vi furono la rimozione dei capi di Stato maggiore compromessi con il precedente regime, la sospensione dei contratti stipulati con società petrolifere legate all’ambiente militare, l’istituzione di una commissione per indagare sulle violazioni dei diritti umani. La sua politica estera fu contrassegnata da ottimi rapporti con USA e UE, cui non corrispose però una ripresa dell’economia, gravata dal persistere delle difficoltà nella rinegoziazione del debito con l’estero. Alla fine del 1999 alcuni Stati del Nord a maggioranza musulmana decisero di applicare la legge coranica: violenti scontri tra cristiani e musulmani si verificarono nel 2000 e nel 2001, provocando centinaia di vittime. Nel 2002 conflitti etnici esplosero a Lagos e furono sedati dall’esercito. Nel 2003 Obasanjo rivinse le elezioni presidenziali, e il PDP si affermò anche nelle legislative, ma non si giunse all’auspicata pacificazione e anzi alla situazione conflittuale si aggiunse dal 2006 l’attività contro le installazioni petrolifere nella regione del delta del Niger da parte di gruppi armati, che rivendicano una maggiore partecipazione della popolazione ai proventi dell’attività estrattiva. La questione ha assunto un rilievo internazionale anche per il rapimento di numerosi lavoratori delle compagnie straniere. Nel 2007 a Obasanjo è subentrato U. Yar’Adua, sempre del PDP. Alla morte di Yar’Adua nel maggio 2010 la carica di presidente è stata assunta da G. Jonathan; confermata dalle elezioni dell'apr. 2011, la vittoria di un candidato cristiano del Sud su un candidato musulmano del Nord ha rinfocolato i violenti scontri interreligiosi che già nel 2010 si erano estesi anche alle regioni centrali del Paese; azioni terroristiche sono state condotte in particolare da Boko Haram, organizzazione militarizzata di matrice islamico-radicale costituitasi all’inizio degli anni Duemila, e di Ansaru, una branca jihadista di Boko Haram nata nel 2012. Nonostante nel maggio 2013 il presidente Jonathan abbia dichiarato lo stato di emergenza nel nord-est del Paese, grazie alla strategia di bombardare le città, compiendo rapimenti e attacchi kamikaze e assaltando le basi dell’esercito, Boko Haram ha conquistato una vasta area di questo settore della Nigeria, estendendo il proprio controllo fino in Camerun e istituendo di fatto un emirato islamico. Le elezioni presidenziali, più volte rimandate e infine svoltesi nel marzo 2015 in un clima di estrema violenza e nonostante i ripetuti attacchi di Boko Haram contro i seggi, hanno registrato la vittoria dell'ex generale M. Buhari, a capo del partito All Progressives Congress, che ha ottenuto il 54,5% dei consensi contro il 45,5% aggiudicatosi dal presidente uscente; le consultazioni tenutesi nel mese successivo per l'elezione dei governatori e delle assemblee legislative degli stati nigeriani hanno confermato come primo partito del Paese l'All Progressives Congress del neoeletto presidente, che è stato riconfermato nella carica a seguito delle consultazioni svoltesi nel febbraio 2019, subentrandogli nel maggio 2023 B. Tinubu. Nell'agosto dello stesso anno il P. si è dichiarato contrario al possibile intervento militare della Ecowas nella crisi politica apertasi in NIger a seguito del golpe militare che ha rimosso il presidente in carica M. Bazoum e istituito un Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria.
L’arte moderna in N. si fonda sulla tradizione indigena e sulle interazioni tra religiosi e intellettuali stranieri e nigeriani. Significativi i progetti legati alle missioni di Oye Ekiti, con laboratori di scultura, tessitura, ricamo, lavorazione del cuoio. Nell’ambito del gruppo di Oye Ekiti, presso B. d’Osi, figlio di Areogun, primo grande scultore yoruba, si è formato L. Kakeye (portale dell’ospedale dell’università di Ibadan, 1960). Oshogbo è la culla dell’arte yoruba con i santuari della Foresta sacra; dalla fine degli anni 1950 l’austriaca S. Wenger ne ha avviato la ricostruzione, avendo tra i suoi collaboratori A. Akannji. Nella N. settentrionale la Zaria art society (1958) ha elaborato una filosofia creativa, sintesi tra patrimonio culturale nigeriano e ricerca artistica internazionale. U. Ukeke, uno dei promotori, ha sviluppato la scuola di Nsukka (associata all’arte uli, pittura ibo sui muri e sui corpi). Esponenti della scuola di Zaria e poi di Nsukka sono stati B. Onobrakpeya, E. Emokpae, E. Anatsui, T. Adenaike, J. Jari, O. Oguibe, C. Okeke. Nel 1961 a Ibadan è nato, promotori il premio Nobel W. Soynka e lo studioso tedesco U. Beier, il primo club Mbari, associazione di scrittori, artisti e musicisti che riaffermano la tradizionale interdipendenza tra arte e società. Nel 1962 il musicista e drammaturgo D. Lapido e Beier diedero vita al Mbari Mbayo di Oshogbo. Tra gli artisti che ne presero le mosse: O. Ikimu, noto come Twins Seven-Seven, danzatore e percussionista; J. Buramoh; A. Okoye, noto come Middle Art. L’Ori Olokun experimental workshop, fondato nel 1969, operò nell’ambito dell’Institute of African Studies dell’università di Ife; primo direttore è stato S.I. Wangboje, che ha curato in particolare come mezzo artistico la stampa su stoffa.
L’architettura della N., già influenzata, negli aspetti vernacolari, dal colonialismo inglese (case di fango, su due piani) subisce un ulteriore impulso, dalla metà del 20° sec., dagli architetti britannici (E. Maxwell Fry con J.B. Drew; L. Drake e D. Lasdun; J.E.K. Harrison e J. Cubitt ecc.), nell’edilizia sia istituzionale sia residenziale (sede della British Petroleum a Lagos, 1961; moschea del Wudil teacher training centre, con l’annesso edificio circolare del Women’s teacher training college a Kano, 1958). Agli influssi dell’International Style è seguita, dopo l’indipendenza, una produzione architettonica tornata alla tradizione (sobrietà nel disegno, uso di materiali locali, forte cromatismo): O. Olumuywa, Scuola elementare a Lagos; A. Ekweme, edifici vari a Lagos e dintorni; I. Kola-Bankole, edifici universitari a Ife, Ibadan e Lagos. Nell’ambito dell’urbanistica, rilevanti gli sviluppi delle città mutuati sui modelli delle new towns inglesi e, per lo sviluppo della capitale, secondo i progetti suggeriti da K. Tange. Costante l’intreccio tra le tendenze nazionali e i rapporti di scambio con architetti internazionali (M. Fuksas, vincitore del concorso per il Campus di Abuja, 2006).