Fiume dell’Africa occidentale (4160 km; bacino 2.100.000 km2), per importanza il terzo del continente. Il suo riconoscimento è soprattutto dovuto alle esplorazioni di M. Park e di H. Barth. Nasce a 850 m s.l.m. al confine tra la Guinea e la Sierra Leone e si inoltra col nome di Djoliba in direzione NE attraverso la Guinea e il Mali, fino a Timbuctù (presso Kourussa è già navigabile, dopo Bamako anche da battelli a motore). A valle di Segu forma un vasto delta interno, ricco di laghi (Debo, Faghibin). Qui vi confluisce a destra il Bani, che ha una portata poco inferiore a quella del N. stesso. In questa zona l’area inondata dalle piene estive (prodotte anche dalle piogge tropicali) è vastissima. Una diga (barrage des Aigrettes) a valle di Bamako alimenta due sistemi di canali di irrigazione; altre dighe si trovano più a valle (le irrigazioni interessano 1.300.000 ha). A Timbuctù il fiume volge a E, poi a SE e lambisce la regione desertica sahariana, dove si impoverisce d’acqua. Quindi entra nella Repubblica del Niger e poi, con direzione N-S, in Nigeria, dove, a Kainji, è sbarrato da una grande diga. A valle di Jebba (113 m s.l.m.), torna a essere navigabile, nuovamente alimentato da piogge tropicali e da affluenti: il Kaduna (580 km) poi il Benue (1392 km) che scende dall’Adamana e non è inferiore al N. per volume d’acqua e per importanza commerciale. Più a valle il N. entra nelle regioni delle piogge equatoriali e si dirama in un delta vastissimo (ca. 25.000 km2), paludoso, coperto di fittissima vegetazione arborea (mangrovie e palme da olio, queste ultime fonte di notevole ricchezza commerciale), che deve la sua forma arcuata all’azione concomitante delle maree e del moto ondoso.
Tutte le zone situate lungo l’alto e medio corso del N., e in modo particolare la regione del delta interno (Macina), nel territorio del Mali, hanno visto addensarsi, a partire dalla metà degli anni 1970 una grande quantità di popolazione proveniente dalle regioni immediatamente a N, colpite dalla siccità. A causa dei fragili equilibri ambientali, le condizioni dell’area si sono rapidamente deteriorate, il prelievo delle acque è sensibilmente aumentato e la portata del fiume, già gravemente intaccata dalla scarsità di precipitazioni, si è ulteriormente ridotta. Gravissimi sono stati gli effetti sulla fauna ittica, e quindi sulla pesca, importante risorsa per molte delle popolazioni rivierasche. La disponibilità di acqua per usi irrigui, è stata alla base di iniziative pubbliche e internazionali di valorizzazione agricola delle rive del N. (con risultati non sempre positivi).
La zona del delta, ricca di pozzi petroliferi, è teatro delle azioni del gruppo ribelle MEND (Movement for the Emancipation of the Niger Delta) contro lo sfruttamento delle risorse da parte delle multinazionali e contro la devastazione ambientale.