Costa d’Avorio Stato dell’Africa occidentale, indipendente dal 1960, già colonia francese. Le funzioni di capitale sono state trasferite a Yamoussoukro nel 1983, ma di fatto sono tuttora svolte dalla capitale storica Abidjan. Il paese, di forma grossolanamente rettangolare, confina a O con la Liberia e la Repubblica di Guinea, a N con il Mali e il Burkina Faso, a E con il Ghana; a S si affaccia per oltre 550 km sul Golfo di Guinea.
Il territorio della C. è un lembo dell’altopiano sudanese lievemente inclinato da N a S verso il mare, formato da uno zoccolo di rocce granitiche e metamorfiche precambriane con sovrapposizioni di terreni terziari e quaternari lungo alcuni tratti della costa. Pianeggiante o debolmente ondulato, solo sul margine occidentale s’innalza a 1752 m nel massiccio vulcanico dei Monti Nimba. La costa è rocciosa a O, bassa e sabbiosa a E, dov’è orlata da una lunga successione di lagune. Tra i numerosi corsi d’acqua, orientati in senso N-S e pressoché paralleli, i maggiori sono il Sassandra, il Bandama e il Comoé, tutti poco utili per la navigazione perché interrotti da rapide. Il clima è tipicamente equatoriale nella fascia costiera, dove la temperatura si mantiene quasi costantemente sui 27-28 °C e le precipitazioni sono superiori ai 2000 mm e uniformemente distribuite nel corso dell’anno, sia pure con due massimi (maggio-luglio e settembre-ottobre); procedendo verso N si fa più sensibile l’escursione termica stagionale e le piogge diminuiscono (fino a meno di 1000 mm) e si concentrano nella sola estate. La vegetazione spontanea, notevolmente ridotta dall’intervento umano, si adatta alle diverse condizioni termiche e pluviometriche, e trapassa dalla fitta foresta pluviale litoranea alla foresta più rada della zona mediana e alla savana del Nord.
Area di popolamento piuttosto recente e limitato a causa delle non favorevoli condizioni ambientali, la C. probabilmente fu abitata in origine da gruppi pigmoidi cacciatori e raccoglitori. Le successive immigrazioni di genti sudanesi dedite all’agricoltura diedero vita ai primi nuclei stabili. L’attuale popolazione è molto eterogenea, essendo presenti varie decine di etnie diverse. Accanto a gruppi con caratteristiche pigmoidi (Gagu), residuo del più antico sostrato etnico, occupano l’area forestale costiera popoli di lingua kru (Beté, Bakué, Dida), cacciatori e agricoltori alla zappa. Un’agricoltura più evoluta praticano i popoli di lingua mande (Dan, Guru, Diula), stanziati più all’interno, che confinano con i gruppi paleonegritici del NE, parzialmente islamizzati (Senufo, Loro, Lobi). Nelle regioni orientali si è avuta una consistente penetrazione di genti akan (gli Agni sono la più rappresentativa), dal cui incrocio con le popolazioni autoctone si è formata l’etnia dei Baulè, la più numerosa del paese; l’influenza akan è stata forte anche sui più esigui gruppi kwa delle lagune sud-orientali (Abbé, Attié, Ari). Gli europei sono ridotti a poche migliaia: la maggior parte dei Francesi ha abbandonato il paese dopo lo scoppio della guerra civile (2002), con conseguente chiusura di attività commerciali e finanziarie e relativa disoccupazione. Dal canto loro i numerosi immigrati (valutati a 4-5 milioni) che erano affluiti dal Ghana e dai più poveri paesi saheliani adiacenti ai confini settentrionali (Mali, Burkina Faso) sono in parte rifluiti, dopo lo scoppio della guerra civile, nei paesi di provenienza, che hanno avuto difficoltà a riassorbirli. La perdita delle rimesse degli emigrati nella C. ha inferto un grave colpo alle economie dei paesi vicini.
L’incremento demografico della C. è stato vertiginoso (circa il 5% annuo, in media) dalla metà degli anni 1970 alla metà del decennio successivo, soprattutto a causa dell’apporto dell’immigrazione; ma nel quinquennio 1999-2004 la popolazione è cresciuta mediamente dell’1,7% annuo, meno del saldo medio annuo del movimento naturale (2,1% nello stesso periodo; 2% nel 2008). In base ai valori aggregati di tre indicatori che le Nazioni Unite considerano particolarmente espressivi del livello di sviluppo sociale ed economico (speranza di vita alla nascita, tasso di alfabetizzazione, reddito pro capite a parità di potere d’acquisto dollari), la C. nel 2003 si collocava nella graduatoria mondiale al 164° posto. Le più elevate densità di popolazione si riscontrano nella fascia costiera, dove sono intense e più redditizie le colture di piantagione, ma soprattutto in corrispondenza dell’agglomerato urbano di Abidjan. Capitale storica e culturale del paese, la città dopo l’indipendenza ha registrato un impressionante aumento del numero di abitanti (3,6 milioni nel 2003, mentre nel 1934 ne contava solo 34.000).
I principali idiomi usati sono il dioula, utilizzato per i commerci, il baulé, e, tra le lingue voltaiche, il senufo. Il 38,7% della popolazione è di religione islamica, molto praticata nel Nord, mentre nel Sud prevale la religione cattolica (20,8%); assai diffusi i culti e le credenze tradizionali locali.
Per più di tre decenni dopo l’indipendenza (1960) la C. ha attraversato un periodo di notevole stabilità politica e di straordinario sviluppo economico, fondato soprattutto sull’esportazione di prodotti dell’agricoltura di piantagione. Il sistema di governo introdotto dal primo presidente, F. Houphouët-Boigny, fondato sulla complementarità tra liberismo economico e dirigismo politico, entrò in crisi alla fine degli anni 1980, in seguito al progressivo crollo dei prezzi del cacao e del caffè. La fine del ‘miracolo economico ivoriano’, com’era stato definito con enfasi a quel tempo, fu seguita da un decennio di instabilità e di crescenti difficoltà economiche, concluso da un colpo di Stato nel 1999 e dallo scoppio della guerra interetnica tra Nord e Sud (2002) che ha precipitato nel caos il paese, determinandone la divisione, in quanto la parte settentrionale è caduta sotto il controllo di forze ribelli al governo centrale. L’economia è stata tanto più penalizzata in quanto le istituzioni finanziarie internazionali (Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale) hanno imposto condizioni vincolanti e hanno subordinato l’erogazione di finanziamenti all’entrata in vigore di accordi di pace. I prodotti di piantagione rappresentano ancora la maggiore risorsa del paese, suddivisa in due grandi regioni agricole: a S quella forestale, che evolve verso una zona coperta da foreste secondarie, maggesi arborescenti e piantagioni perenni: cacao, caffè, palma da olio, hevea, cocchi, banane, ananas; a N la zona delle savane, sede delle principali colture di sussistenza: mais, riso, miglio, sorgo, arachidi, manioca, ma anche cotone e canna da zucchero. La C. è il primo produttore mondiale di cacao (1,4 milioni di t nel 2006): le piantagioni sono concentrate nella metà meridionale e sud-orientale del paese, e risentono meno delle condizioni di insicurezza rispetto a quelle di caffè, cotone e canna da zucchero. La filiera del cacao dà da vivere a quasi 6 milioni di persone, ma la liberalizzazione del commercio, che ha tolto ai produttori la garanzia di prezzi remunerativi, e, insieme, la comparsa sulla scena delle multinazionali, hanno comportato un drastico abbassamento dei prezzi ai produttori. Lo sfruttamento delle ingenti risorse forestali (annualmente oltre 11 milioni di m3 di legnami comuni e pregiati) procede a ritmi che appaiono decisamente insostenibili nel medio e nel lungo periodo. Le industrie estrattive hanno visto le loro attività progredire sensibilmente nella seconda metà degli anni 1990, grazie all’aumento della produzione petrolifera, legato all’avvio dello sfruttamento di nuovi giacimenti al largo della costa.
Tra le industrie si segnalano iniziative nel campo della siderurgia e della chimica, e stabilimenti attivi nei settori agroalimentare (con oleifici, zuccherifici, impianti per la lavorazione del caffè) e nei settori tessile e del legno. Il settore secondario ha risentito della crisi molto più gravemente delle attività agricole. Un sensibile calo delle produzioni si è registrato nelle zone di conflitto ma anche nelle zone non occupate, in ragione delle difficoltà di approvvigionamento e di circolazione, dei danni subiti dagli impianti, e del contesto sociopolitico poco favorevole agli investimenti. Particolarmente colpiti sono risultati i settori tessile e agroalimentare, per le difficoltà di accesso alla parte settentrionale del paese nonché ai tradizionali mercati esteri (Burkina Faso, Mali e Niger).
I trasporti terrestri e ferroviari sono stati disarticolati dalla divisione del paese e dalla chiusura delle frontiere settentrionali, che hanno compromesso la possibilità di comunicazione con gli Stati confinanti. Per soddisfare le loro clientele dei paesi del Sahel gli operatori ivoriani hanno dovuto utilizzare le strade del Ghana, con un notevole aggravio di costi. I porti di Abidjan e San Pedro e l’aeroporto di Abidjan hanno subito una sensibile riduzione dei traffici.
La bilancia commerciale è nettamente in attivo. Il 50% circa del valore totale delle esportazioni è costituito da cacao e caffè. Le importazioni consistono principalmente di petrolio e derivati, macchinari e mezzi di trasporto. I principali fornitori sono la Nigeria (quasi il 20%) e la Francia (15%), che rappresenta anche il cliente più importante, assorbendo più del 10% del valore delle esportazioni.
Il territorio ivoriano ospitò, dal 14° sec., insediamenti di comunità tribali, agricole o mercantili, organizzate talora in regni o potentati su base etnica, dedite al commercio via terra soprattutto di cola, oro e avorio (da cui il nome). Insediamenti francesi sorsero a partire dal 17° sec., ma solo nel 1842 la Francia impose trattati e accordi commerciali ai capi locali. La colonia prese forma nel 1893 con la nomina del primo governatore e nel 1895 entrò a far parte dell’Africa Occidentale Francese (AOF). La conquista richiese alcuni anni e terminò solo alla vigilia della prima guerra mondiale. La prima capitale coloniale fu Grand-Bassam, seguita da Bingerville e finalmente da Abidjan (1934). Alla fine della Seconda guerra mondiale i ceti agrari si organizzarono per far valere le proprie rivendicazioni e, alla testa del partito nazionalista, fu eletto Houphouët-Boigny, che fu poi chiamato alla presidenza del partito interterritoriale Rassemblement démocratique africain (RDA), fondato nel 1946. Il RDA si associò in Francia con il Partito comunista e per alcuni anni condusse una lotta vigorosa per l’indipendenza. Nel 1950, però, Houphouët-Boigny ruppe con il PCF e avviò negoziati con il governo francese che portarono all’ autonomia nel 1956, all’adesione alla Comunità Francese nel 1958 e all’indipendenza nel 1960.
Dopo l’indipendenza si impose il potere di Houphouët-Boigny, eletto presidente della Repubblica e del partito unico (PDCI), fondato nel 1946 come sezione locale del RDA. Preponderante rimase il rapporto con la Francia, che mantenne nel paese un dispositivo di sicurezza. Grazie alle risorse della sua agricoltura e agli investimenti stranieri, la C. registrò per una ventina d’anni tassi di sviluppo elevati, divenendo una specie di ‘vetrina’ del capitalismo africano. Il periodo di crescita ebbe termine con la fine degli anni 1970 e nel decennio successivo la caduta dei prezzi internazionali del cacao e del caffè e il progressivo esaurimento delle risorse forestali provocarono una grave crisi. Le misure di austerità decise dal governo anche per le pressioni dei creditori internazionali suscitarono un’ondata di proteste sociali, cui si aggiunsero crescenti richieste di democratizzazione del paese. Nelle elezioni dell’autunno 1990 fu consentita la partecipazione di alcune forze di opposizione ma le estese irregolarità favorirono la vittoria schiacciante di Houphouët-Boigny e del PDCI, cui fecero seguito dure repressioni delle manifestazioni di protesta.
A Houphouët-Boigny successe H.K. Bédié, sostenuto dalla Francia, che impresse un’accelerazione al programma di risanamento e si aggiudicò le elezioni del 1995, boicottate dalle opposizioni. Nel 1999, dopo una serie di manifestazioni di malcontento causate dal peggioramento della situazione economica e dall’accentuato autoritarismo del presidente, un colpo di Stato guidato dal generale R. Guëi destituì Bédié. Di fronte a risultati delle elezioni che vedevano l’affermazione del candidato del Front populaire ivorien (FPI) di ispirazione socialista, L. Gbagbo, Guëi impose lo stato di emergenza autoproclamandosi vincitore. Dopo giorni di violenti disordini Guëi abbandonò il paese e Gbagbo assunse la presidenza (2000). Nel 2002 una rivolta militare, nella quale rimase ucciso Guëi, tentò invano di rovesciare il governo di Gbagbo. I ribelli assunsero comunque il controllo di buona parte del Nord del paese. Grazie alla mediazione della Francia, nel 2003 fu raggiunto un accordo tra le parti, che prevedeva il mantenimento di Gbagbo e la formazione di un governo di riconciliazione nazionale con la partecipazione dei ribelli. Questi, tuttavia, accusando Gbagbo di violare le clausole del trattato, fino al 2007 rifiutarono di deporre le armi. Soltanto nel marzo 2007 con la mediazione del Burkina Faso si giungeva ad un’intesa che sembrava in grado di garantire l’uscita dalla crisi. Venne nominato primo ministro G. Soro, il leader dei ribelli di Forces Nouvelles e si costituì un governo di coalizione formato dai principali partiti. A metà apr. si decise lo smantellamento della “zona di fiducia” (zone de confiance) che divideva il N e il S del paese dal 2002, sostituita con una temporanea “linea verde”, presidiata da brigate miste di appartenenti all’esercito e ai ribelli che subentravano così alle forze internazionali di interposizione. Sebbene le controverse elezioni presidenziali tenutesi nel nov. 2010 dopo una serie protratta di rinvii abbiano decretato come vincitore Alassane Ouattara (n. 1942), Gbagbo si è rifiutato di lasciare l’incarico e solo nell’apr. del 2011 le forze speciali dell’ONU sono riuscite ad arrestarlo e a permettere l’insediamento di Ouattara. Alle elezioni legislative tenutesi nel dicembre 2011, e i cui risultati sono stati resi noti solo nel marzo dell'anno successivo, si è registrata la netta vittoria del partito di Ouattara, il Rassemblement des Républicains (RDR), che ha ottenuto la maggioranza assoluta in Parlamento con 138 seggi su 253, mentre l'ex primo ministro Soro è stato eletto presidente dell'Assemblea nazionale, subentrandogli nella carica di primo ministro J.K. Ahoussou. Nel novembre 2012, a causa di divergenze nella maggioranza su un progetto di legge per il riconoscimento di uguali diritti alle donne nel matrimonio, Ouattara ha destituito il governo guidato da Ahoussou, al quale è subentrato l'ex ministro degli Esteri D.K. Duncan. Negli anni successivi, grazie alle politiche di investimenti nelle infrastrutture volute da Ouattara, il Paese ha conosciuto una forte crescita economica, registrando un incremento del PIL dal 3,6% del 2009 al 6,3% del 2015, ciò che ha consentito al presidente del Paese di consolidare il consenso popolare e di essere riconfermato nella carica al primo turno delle consultazioni presidenziali tenutesi nell'ottobre 2015, alle quali ha ottenuto l'83,6% delle preferenze.
Nel novembre 2016 è stata approvata attraverso un referendum una serie di modifiche alla Costituzione che, proposte dal presidente Ouattara, comprendono tra l'altro l’introduzione del Senato e della figura del vicepresidente, oltre che la modifica della controversa legge sull''ivorianità', in base alla quale il candidato presidente del Paese deve essere di etnia e cittadinanza ivoriana da almeno due generazioni. Alle elezioni per il rinnovo dell'Assemblea nazionale tenutesi il mese successivo la coalizione al potere di Ouattara ha ottenuto una netta maggioranza, aggiudicandosi 167 seggi su 254, mentre si è registrata un’avanzata dei candidati indipendenti. Nel gennaio 2017, nel quadro di una transizione prevista dalla nuova costituzione, il premier Duncan ha rassegnato le dimissioni e assunto la carica di vicepresidente ad interim del Paese, mentre Ouattara ha assegnato quella di primo ministro al suo uomo di fiducia A.G. Coulibaly. Nel novembre 2020 Ouattara è stato rieletto per un terzo mandato presidenziale, mentre alle consultazioni legislative tenutesi nel marzo 2021 - le prime, dopo dieci anni, a cui hanno partecipato tutte le formazioni politiche - il partito RDR del presidente ha ottenuto la maggioranza in Parlamento.
Sebbene nel 20° sec. fosse ancora praticata una pittura murale di tipo tradizionale, l’ambiente artistico in C. è stato caratterizzato dalla formazione attraverso istituti di matrice occidentale. Tra i più importanti artisti del 20° sec. sono C. Dogoyao, M. Kodjo e E.G. Santoni. Riconoscimento internazionale hanno ottenuto artisti affermatisi a partire dagli anni 1980, come Y. Bath, il naif Z. Makre e F. Bruly Bouabré. Gran parte degli scultori che si rifanno alla tradizione locale si sono formati alla scuola del francese C.-A. Combes; C. Lattier, attivo in Francia fino al 1957 e che ha ricevuto in C. numerosi incarichi ufficiali, combina elementi locali e innovativi.
L’architettura, dall’inizio del 20° sec. ha subito l’influenza formale e tecnologica dell’Europa. Effetti dell’architettura del primo periodo coloniale sopravvivono in alcuni edifici amministrativi dei centri urbani regionali, mentre edifici e infrastrutture furono incoraggiati negli anni 1960 e 1970 come cifre di una modernità internazionale (Centro Commerciale ‘La Piramide’ ad Abidjan, 1969-73, di R. Morandi con R. Olivieri). Alla fine del 20° sec. tendenze moderniste e internazionali hanno caratterizzato il centro di Abidjan (tra gli edifici religiosi spicca la cattedrale, 1980-85). Emblematica la realizzazione della basilica di Nostra Signora della Pace a Yamoussoukro, ispirata alla basilica di S. Pietro a Roma, consacrata nel 1990.