Stato dell’Africa occidentale, confinante a N con la Guinea-Bissau, il Senegal e il Mali, a E con il Mali e la Costa d’Avorio, a S con la Liberia e la Sierra Leone; a O si affaccia sul Golfo di Guinea con un litorale di circa 280 chilometri.
Il territorio guineano insiste su un fondamentale nodo oro-idrografico dell’Africa occidentale: dal massiccio del Fouta Djalon, che culmina a 1538 m con il Monte Tangué, s’irradiano verso N il fiume Gambia e i due rami sorgentizi principali del Senegal, mentre dai rilievi meridionali nasce il Niger che scorre da NO a SE attraverso il bacino depressionario interno, ricevendo numerosi affluenti. Tra la fascia litoranea e i primi contrafforti collinari del Fouta Djalon si estende una regione alluvionale pianeggiante, umida e soggetta alle periodiche inondazioni dei modesti fiumi interni che scendono dal massiccio montuoso. La parte orientale del paese corrisponde all’alto bacino del Niger, costituito da ampi e uniformi ripiani lateritici inclinati verso NE, quasi interamente ricoperti dalla savana. All’estremo limite meridionale il rilievo si fa nuovamente accidentato: si trovano qui le cime più elevate del paese, tra cui i Monti Nimba (1752 m).
Il clima è di tipo subequatoriale: le temperature medie sono elevate (intorno ai 26°C), con modeste escursioni termiche annue; le precipitazioni, per lo più concentrate da maggio a ottobre, sono abbondantissime lungo la costa (oltre 4000 mm annui) e si riducono sensibilmente verso l’interno, mantenendosi tuttavia sempre superiori a 1300 millimetri. I caratteri della vegetazione riflettono le diversità climatiche: nelle aree litoranee si estende la foresta pluviale, con ampie formazioni di mangrovie; procedendo verso le zone interne si incontrano savane, via via sempre meno ricche di alberi.
La compagine etnica è piuttosto eterogenea, con prevalenza di Fulbe (40%), Malinke (30%), Sussu (20%). L’aumento demografico si mantiene elevato (media annua 2,2% nel periodo 2000-2005) soprattutto a causa dell’elevato tasso di natalità, ancora superiore al 40‰. La distribuzione della popolazione è stata, e in parte è tuttora, influenzata dai caratteri dell’ambiente naturale, specialmente climatico: le salubri pendici del Fouta Djalon hanno densità di oltre 60 ab./km2 (a fronte di una densità media dell’intero paese di poco più di 40), mentre alcune aree malsane della costa e certi recessi inospitali dell’interno sono di fatto spopolati. A partire dal periodo coloniale, e sempre più in tempi recenti, sono intervenuti soprattutto fattori economici a orientare la formazione delle aree di maggior addensamento, che coincidono con le principali zone agricole e minerarie e con l’area urbanizzata intorno alla capitale. La popolazione urbana ammonta al 35% di quella totale; Conakry, l’unica città che svolga funzioni apprezzabilmente elevate e diversificate, nel 2007 contava poco meno di 1.600.000 abitanti nel complesso dell’agglomerazione.
La lingua ufficiale è il francese, ma sono largamente usati idiomi sudanesi. La religione nettamente prevalente è quella islamica, seguita da oltre quattro quinti degli abitanti; gli altri sono in massima parte animisti.
Dopo l’indipendenza, la mancata adesione alla Comunità Francese comportò una serie di problemi economici derivati dalla brusca interruzione di ogni rapporto con la Francia, con conseguente chiusura del tradizionale mercato di esportazione dei prodotti agricoli e minerari; l’adesione a un modello di sviluppo socialista, con nazionalizzazione delle terre e delle miniere, riorganizzazione dell’agricoltura su base collettivista, rigida pianificazione economica, collaborazione con l’Unione Sovietica e altri paesi socialisti, non diede i risultati sperati e la G. non riuscì a conservare il livello produttivo del periodo coloniale, mentre l’incremento demografico rendeva ancor più drammatica la situazione del paese. A partire dalla metà degli anni 1970 si ebbero i primi segni di un lento processo di liberalizzazione economica e, in particolare, di cauta apertura verso l’Occidente, dapprima con la sottoscrizione di accordi con la Comunità Economica Europea e poi con il ristabilimento di relazioni con la Francia e altri paesi d’Europa e con gli Stati Uniti, processo che si è venuto accentuando dopo il 1984. In seguito, nonostante una certa ripresa registrata nell’ultimo decennio del Novecento, la situazione è tornata critica, a causa dell’inefficienza complessiva del sistema e della negativa congiuntura economica internazionale (aumenti dei corsi del petrolio e calo del prezzo della bauxite). Pesa inoltre sulla G. l’alta instabilità politica dell’area (a S confina con paesi irrequieti, quali la Liberia e la Sierra Leone). Nel 2006 il 47% dei Guineani viveva al di sotto della soglia di povertà.
L’agricoltura, che impiega i tre quarti della forza-lavoro, fornisce prodotti destinati al consumo interno (riso, 1.340.000 t nel 2006, e manioca, oltre un milione di t, basi dell’alimentazione guineana) e altri prevalentemente o totalmente avviati all’esportazione (arachidi, canna da zucchero, caffè, frutta). L’allevamento è praticato soprattutto sulle pendici del Fouta Djalon e conta 3,7 milioni di capi bovini, nonché ovini e caprini. Notevolissime sono le risorse minerarie, che rappresentano oltre il 70% del valore delle esportazioni. La bauxite, di cui la G. è uno dei maggiori produttori mondiali, è presente in varie aree del paese (Conakry, Boké, Fria) e viene per la massima parte esportata; solo in modesta misura viene trasformata localmente (a Fria) in allumina. Le riserve ammontano a circa 8 miliardi di t e l’estrazione annua si aggira intorno a 15-16 mila tonnellate. Ingenti sono anche i giacimenti ferriferi dei Monti Nimba, peraltro di difficile accesso, e notevole l’estrazione dell’oro e dei diamanti. Il debole apparato industriale si basa su modesti impianti alimentari (a parte quello di Fria) e su manifatture di tessuti e di tabacchi.
La carente rete ferroviaria (950 km) è costituita dalla linea Conakry-Kankan, da cui si dirama un tronco per la zona industriale di Fria, e dall’altra che collega i giacimenti di bauxite di Sangaredi al porto di Kamsar. La rete stradale misura circa 44.000 km, di cui solo 4300 asfaltati. Conakry è il porto principale del paese ed è anche dotata di un aeroporto internazionale. Nel commercio estero, lo squilibrio tra esportazioni (bauxite, allumina e, in misura nettamente inferiore, diamanti e prodotti di piantagione) e importazioni (tessuti, macchinari, veicoli, petrolio) fa registrare un consistente passivo della bilancia commerciale.
La regione corrispondente alla G. fece parte degli antichi imperi Sosso e del Mali (13° e 14° sec.), attraversata da migrazioni di popolazioni provenienti dai bacini del Niger e del Senegal. Nella prima metà del 15° sec. incominciarono i contatti con gli Europei. I primi furono i Portoghesi, che cercavano l’oro sul continente e terre per piantagioni sulle isole costiere, nonché, con l’intensificarsi della tratta, schiavi da trasportare oltre Atlantico. Alla fine furono i Francesi a imporsi, nel quadro di un progetto imperiale che muoveva dalla costa verso l’interno. Nel 1882 Francia e Gran Bretagna stipularono un accordo che delimitava le rispettive sfere di influenza. La resistenza al colonialismo francese fu rappresentata dalla contemporanea creazione di imperi a guida musulmana: nell’area della G. operò Samory Touré, che organizzò uno Stato che impegnò i Francesi dal 1891 al 1898, quando fu vinto e catturato.
La colonia fu inserita nell’Africa Occidentale Francese (AOF), dapprima in un’unica entità con il Senegal (1895), poi come circoscrizione a sé (1904); fu il solo territorio dell’AOF che nel referendum del 1958 votò per l’indipendenza immediata rifiutando di aderire alla Comunità Francese. Il 2 ottobre dello stesso anno la G. proclamò l’indipendenza e ne divenne presidente Sékou Touré, che instaurò un regime socialista a partito unico e reagì all’interruzione degli aiuti economici francesi accettando il sostegno economico dell’URSS e della Cina popolare. Di fatto il socialismo si ridusse alla pianificazione, al controllo centrale dei prodotti agricoli e del commercio estero e all’autoritarismo politico. In un clima di instabilità e di violenza istituzionale, il governo perse via via il consenso e, morto Touré nel 1984, fu instaurato un regime militare guidato da Lansana Conté.
Sotto Conté proseguì il processo di liberalizzazione economica già avviato negli anni precedenti; nel 1993 fu introdotto il multipartitismo ma il presidente e la formazione che lo sosteneva, il Parti de l’Unité et du Progrès (PUP), continuarono a prevalere in tutte le elezioni. In una situazione politica estremamente precaria, Conté come segno di apertura chiamò, tra il 1996 e il 1997, due civili nelle cariche di primo ministro e di ministro degli Interni, ma rimasero estremamente conflittuali i rapporti con l’opposizione. Nel 1998 e nel 2003 la sua rielezione fu accompagnata da gravi violenze e accuse di brogli. Alla morte di Conté, nel dicembre 2008, si è impadronita del potere una giunta militare, guidata da Moussa Dadis Camara, che si è autoproclamato presidente della Repubblica. Dopo aver violentemente represso la protesta delle opposizioni, nel 2010 Camara ha consentito la formazione di un governo di unità nazionale per preparare elezioni democratiche; svoltesi nel novembre dello stesso anno, le consultazioni presidenziali hanno decretato l'affermazione del leader del partito d'opposizione A. Condé, riconfermato nell'ottobre 2015 e nell'ottobre 2020, e deposto nel settembre 2021 da un colpo di stato militare guidato da M. Doumbouya, che dal mese successivo gli è subentrato ad interim nella carica. Nel luglio 2023 il Paese - insieme al Burkina Faso e al Mali - si è schierato contro l’ultimatum imposto dalla Ecowas a seguito del golpe verificatosi in Niger.