Ognuna delle 24 ossa (12 per lato), che con lo sterno e la porzione dorsale della colonna vertebrale formano la gabbia toracica (fig. 1A). Le c., di forma allungata, piatta e incurvata, si articolano posteriormente con le vertebre dorsali e in avanti terminano con una porzione cartilaginea, detta cartilagine costale. Le cartilagini delle prime 7 c. si uniscono allo sterno, mentre quelle dell’ottava, nona e decima dette c. asternali si uniscono alla cartilagine della c. sovrastante. Le ultime due c. hanno invece l’estremità anteriore libera e sono dette c. fluttuanti. Ogni c. presenta (fig. 1B) un’estremità ingrossata (testa), un breve tratto assottigliato (collo), una sporgenza (tuberosità), una parte uniformemente appiattita che costituisce la maggior parte della c. (corpo) e infine la cartilagine costale. Arcata costale (nel linguaggio clinico più semplicemente arco) è il limite inferiore libero, a decorso arcuato, dell’impalcatura scheletrica formata bilateralmente dalle c. nelle pareti antero-laterali del torace.
L’esistenza di c. soprannumerarie si riscontra per lo più a livello della settima vertebra cervicale ( c. cervicale). La loro presenza può essere asintomatica o dar luogo a disturbi, a carico dell’arto interessato, di natura nervosa (algie varie, parestesie, ipo;estesia) e vascolare (pallore o cianosi, ipotermia) per compressione, rispettivamente, del plesso brachiale e dei vasi succlavi.
Si dice respiro costale (o toracico), in contrapposizione a respiro addominale, quello caratterizzato da predominante sollevamen;to ed espansione delle parti alte del torace.
Formazione lineare rilevata, presente in molti organi, per es., sulla superficie dei frutti delle Apiacee.
Limite fra la terraferma e la massa acquea marina, inteso non come linea, ma come la zona, in parte emersa, in parte sommersa, nella quale agiscono il moto ondoso e le maree. Essa ha per lo più andamento sinuoso e pendenza varia, da una conformazione pressoché verticale ( c. alta), a una pressoché orizzontale ( c. bassa); in quest’ultimo caso il pendio scende gradatamente, si possono formare depositi sabbiosi e si genera la spiaggia. Diversa la linea di c., data dal limite effettivo tra terra e mare.
Le componenti della morfologia costiera, dal punto di vista sia genetico sia evolutivo, sono numerose e dipendono da molteplici fattori: geologico-strutturali (natura delle rocce e resistenza che esse oppongono all’attacco delle onde, assetto tettonico e rapporti con la forma della linea di costa), oceanografici (moto ondoso, maree, correnti marine), geografico-fisici (ghiacciai, vento, fiumi, clima) e biologici. Un ultimo fattore molto importante è dato dalla variazione del livello del mare, che ha svolto un ruolo fondamentale durante le glaciazioni quaternarie. Nella classificazione dei vari tipi di c., si possono utilizzare diversi criteri, dei quali i due più usati sono quello descrittivo e quello genetico. Il primo considera il profilo verticale della costa, mentre il secondo si basa sui processi che hanno causato l’attuale assetto costiero. Si identificano così le c. primarie e le c. secondarie. Le c. primarie sono classificabili in: c. di origine tettonica, originate da dislocazioni e deformazioni della crosta terrestre (faglie, pieghe; fig. 2A); c. a rìas (fig. 2B), c. di sommersione incise in valli trasversali prodotte dal modellamento fluviale; c. a valloni (o a canali), tipiche della Dalmazia (fig. 2C), dovute alla sommersione di depressioni carsiche e di valli impostate su allineamenti strutturali paralleli tra loro (catene a pieghe); c. a fiordi, c. di sommersione profondamente incise da lunghe valli trasversali di modellamento glaciale; c. vulcaniche. Le c. secondarie rappresentano il prodotto delle fasi di accumulo o di erosione di materiali connesse ai processi che operano nell’ambiente costiero; si distinguono pertanto le spiagge, le c. a lido, le c. a laguna, a delta, a estuario in cui prevale l’accumulo, dalle c. a ripa o a falesia in cui l’effetto erosivo è preponderante. Del tutto particolari infine sono alcune c. tipiche delle zone tropicali, prodotte o dalla attività costruttrice di organismi coloniali ( c. madreporiche) o dall’azione combinata della vegetazione e delle maree ( c. a mangrovie).
L’erosione delle c. è prodotta sia da fenomeni naturali (dinamica del moto ondoso e delle correnti, subsidenza, eustatismo ecc.) sia da interventi antropici sul territorio (incremento o sottrazione del trasporto solido dei fiumi, subsidenza indotta da attività estrattive nel sottosuolo ecc.); quando questi ultimi risultano preponderanti, l’equilibrio dinamico naturale delle c. è compromesso a favore di un’erosione accelerata. Le c. italiane soffrono di questo problema in maniera rilevante (fig. 3). Le cause sono state identificate soprattutto negli interventi condotti sia sulle c. sia sui bacini idrografici che le alimentano: l’estrazione di inerti dagli alvei fluviali, la costruzione di dighe e briglie, la riforestazione delle aree collinari e montane hanno portato a un notevole calo dei sedimenti naturalmente apportati dai corsi d’acqua alle spiagge; a questo si è aggiunta la subsidenza delle pianure costiere che, anche in ragione dell’estrazione di acqua e di idrocarburi, ha fatto registrare tassi di uno o due ordini di grandezza superiori a quelli dell’innalzamento del livello marino. Cause dell’erosione costiera sono state individuate anche nelle opere marittime, come porti e pennelli alla foce dei fiumi, che portano a una diversa distribuzione dei sedimenti al litorale e dell’energia del moto ondoso. La salvaguardia dei litorali è divenuta negli anni un aspetto molto importante della politica ambientale e sono andati conseguentemente sviluppandosi diversi campi di indagine, sia per ridurre l’energia del moto ondoso che incide sulla c., sia per intervenire mediante il ripascimento artificiale del litorale.
Le c. si comportano, per lo più, come aree di elezione dell’insediamento umano. Tuttavia, la tendenza a occupare i litorali è, ed è stata, molto diversa nel tempo e nello spazio. L’attrazione o l’eventuale repulsione esercitata è dovuta certamente a motivi geografico-fisici (c. articolate con alle spalle fertili piane litoranee e fiumi navigabili sono densamente popolate; c. precipiti e compatte o affacciate su mari ghiacciati sono quasi disabitate). L’occupazione intensiva degli spazi costieri induce profonde modifiche dell’assetto precedente, con l’invasione edilizia, la costruzione di opere di bonifica, di strutture portuali, talora addirittura di piattaforme galleggianti; essa comporta altresì problemi di degradazione ambientale, inquinamento delle acque, deturpamento del paesaggio.