Stato dell’Africa occidentale, confinante a N e a NO con il Burkina Faso, a E con il Togo, a O con la Costa d’Avorio; a S si affaccia sul Golfo di Guinea.
Il territorio del G. (che prima del conseguimento dell’indipendenza era denominato Costa d’Oro) rientra per la massima parte nella regione guineana e solo per un breve tratto, a nord, in quella sudanese occidentale. Alle spalle della costa, prevalentemente bassa, sabbiosa e paludosa, si estende, per una larghezza di un centinaio di chilometri, una fascia pianeggiante o lievemente ondulata, costituita da formazioni precambriane notevolmente metamorfosate; più all’interno, a ovest si ha un vasto altopiano dove affiorano ancora formazioni precambriane, mentre a est queste sono state coperte da arenarie paleozoiche. Il rilievo è decisamente modesto: più della metà del territorio è al di sotto dei 150 m; la massima quota, al confine con il Togo, è di poco superiore ai 900 metri. Tutto il G. settentrionale e sud-orientale rientra nel bacino del fiume Volta.
Le condizioni climatiche sono influenzate anzitutto dalla posizione del paese, che è compreso tra 5° e 12° lat. N, e quindi molto vicino all’equatore. La temperatura si mantiene costantemente elevata (tra 26°C a S e 30°C a N), ma l’escursione termica annua, modestissima lungo la costa, raggiunge valori di diversi gradi nelle zone più interne e settentrionali. La stessa temperatura e soprattutto la piovosità sono fortemente condizionate dai venti, tra i quali hanno particolare importanza quelli umidi di tipo monsonico, provenienti dal Golfo di Guinea, e quelli secchi, di provenienza continentale (harmattan). Lungo il litorale le precipitazioni si protraggono per tutto l’anno (con due periodi di punta da aprile a luglio e da settembre a novembre). La maggior parte del territorio interno risente ancora gli effetti del monsone ed è essa pure irrorata da piogge abbondanti (oltre 1000 mm annui), che tendono però a concentrarsi in due stagioni, separate da un lungo periodo siccitoso invernale e da uno breve estivo. Nell’estremo Nord, che per gran parte dell’anno è sotto l’influenza dello harmattan, si ha un’unica e più breve stagione piovosa e le precipitazioni sono notevolmente inferiori.
A tali diversità climatiche corrispondono differenze nel manto vegetale spontaneo, là dove non è stato degradato o asportato dall’azione umana: la tipica foresta pluviale, che copre la fascia costiera a ovest del Capo Three Points, s’impoverisce a est, e man mano lascia il posto a boscaglie rade; all’interno la foresta diviene sempre meno fitta (conservandosi però rigogliosa lungo i solchi fluviali) e passa a vari tipi di savana, da quella ricca di grandi specie arboree a quella esclusivamente erbacea.
Quando, nel 1957, cessò di appartenere alla Gran Bretagna, il paese contava meno di 5.000.000 di abitanti. Secondo una stima poco più di mezzo secolo dopo, ammontava a 23.832.495 unità. Il rilevante incremento è dovuto essenzialmente a tassi di natalità mantenutisi assai alti (oltre il 45‰) fino all’ultimo decennio del 20° sec., a fronte di tassi di mortalità in forte flessione. Nel 2009 il saldo del movimento naturale era di poco inferiore al 2% (natalità 28,5‰; mortalità 9,4‰). Alla dinamica demografica del G. contribuisce notevolmente il movimento migratorio, con fasi alterne, ora caratterizzate dalla prevalenza di flussi in entrata dai paesi saheliani, ora da quelli in uscita (come l’ondata migratoria verso la Nigeria prima del 1983), ora dei rientri.
La popolazione si ripartisce nel territorio con una densità media di 99 ab./km2, più elevata di quella degli Stati limitrofi. La distribuzione degli abitanti è molto differente nelle varie unità amministrative, poiché si passa da oltre 160 ab./km2 nella Regione Centrale a meno di 30 nell’immensa Regione Settentrionale. Prima del conseguimento dell’indipendenza, l’insediamento era in assoluta prevalenza rurale, benché il fenomeno urbano fosse senz’altro presente, in specie presso le popolazioni ashanti, dedite, oltre che all’agricoltura, all’artigianato (lavorazione dei metalli) e al commercio. Negli ultimi decenni si è assistito a un intenso processo di urbanizzazione, che ha interessato soprattutto le aree costiere, ma si manifesta, sia pure in misura minore, anche nel resto del paese: la popolazione classificata come urbana è salita dall’8% del 1921 al 50% del 2008. La capitale, Accra (1.550.000 ab. all’inizio del 21° sec., ma circa il doppio nel complesso dell’agglomerazione urbana), già valorizzata nel periodo dell’amministrazione britannica, ha continuato ad assolvere pienamente le sue funzioni di massima località centrale dopo il conseguimento dell’indipendenza, affiancata (dopo il 1962) dalla città portuale e industriale di Tema, sorta poco a est.
Il G. è caratterizzato da un mosaico etnico piuttosto articolato. Gli Akan (45,3% del totale, secondo il censimento del 2000) sono un gruppo di origine sudanese stanziato nelle aree occidentali e sud-occidentali del paese. A est il gruppo degli Ewe (11,7%) si divide tra il G. e il Togo; infine a nord prevalgono popolazione voltaiche, in parte discendenti dagli antichi regni del Sudan e fortemente islamizzate.
La lingua ufficiale è l’inglese. Quanto alla religione, i cristiani sono quasi il 70% (per un settimo cattolici), i musulmani, concentrati nel Nord, il 15%; gli altri seguono culti animisti.
Ben dotato di risorse naturali idriche, agricole e minerarie, il G., tra i paesi africani giunti all’indipendenza dopo la Seconda guerra mondiale, è forse quello che ha compiuto i maggiori progressi verso un’organizzazione economica moderna: obiettivo perseguito con una politica tendente ad affrancare lo Stato dalla dipendenza dall’estero in fatto di energia e di prodotti alimentari. Vicende politiche interne e la caduta del prezzo del cacao, principale merce di esportazione, hanno però determinato negli anni 1970 una grave crisi economica che si è protratta fino alla metà dell’ultimo decennio del secolo. In seguito, l’applicazione delle rigorose misure previste nei piani di aggiustamento strutturale e di sviluppo delle istituzioni finanziarie internazionali hanno permesso all’economia del G. di svincolarsi dal pesante indebitamento con l’estero e di raggiungere una certa stabilità (con crescita del prodotto interno lordo stimata al 6,3% nel 2008, diminuzione dell’inflazione e ripresa delle principali produzioni ed esportazioni). Permangono tuttavia fattori di fragilità del sistema economico, legati principalmente al fatto che la struttura produttiva resta ancorata a materie prime fortemente influenzate dalle fluttuazioni di prezzo dei mercati internazionali. Cacao, legname e oro formano l’85% del valore delle esportazioni. Per il cacao il G. (con 734.000 t nel 2006) è il secondo produttore mondiale, dopo la Costa d’Avorio; la coltura, introdotta solo nel 20° sec., si è diffusa soprattutto nell’Ashanti, estendendosi a scapito di altre piante, e soprattutto della palma da olio, la quale ha perduto il suo tradizionale ruolo di coltura di esportazione. Tra le coltivazioni destinate al consumo interno spiccano quelle di alcuni cereali (mais e riso a sud; miglio e sorgo a nord), nonché della manioca e dell’igname. Un posto di rilievo spetta all’economia forestale: il legname (34 milioni di m3 nel 2006, per lo più mogano dell’Ashanti) dà a sua volta un importante contributo alla bilancia commerciale. La pesca marittima è molto attiva e fornisce discreti quantitativi di pescato.
Cospicue sono le risorse minerarie, concentrate in gran parte nello zoccolo cristallino precambriano sud-occidentale. L’estrazione dell’oro, unitamente al traffico negriero, fu il motivo che spinse gli europei su quella costa che appunto dall’oro prese nome; il G. ne è il secondo produttore africano dopo la Repubblica Sudafricana. Notevoli sono i giacimenti di manganese, sfruttati nell’entroterra di Takoradi, e più ancora quelli di bauxite, presenti soprattutto in un’ampia area a ovest e a sud-ovest di Kumasi.
La mancanza di combustibili ha indotto il G. a puntare sulla propria ricchezza idrica per risolvere il problema delle fonti di energia: è nato così il Progetto Volta, grandioso programma di utilizzazione delle acque del fiume Volta, e al tempo stesso piano di sviluppo economico e di riassetto territoriale. Nel 1962 furono avviati i lavori per la costruzione del grande sbarramento, nonché della centrale di Akosombo, di una vasta rete di distribuzione elettrica, del porto e della fabbrica di alluminio di Tema e di varie opere riguardanti altri settori (irrigazione, pesca interna, trasporti, turismo). Con l’impianto del Volta il G. si è dotato di una potenza installata di quasi 1,2 milioni di kW, capace di una produzione di energia molto superiore all’attuale domanda, quasi totalmente di origine idrica. Le industrie manifatturiere sono concentrate in gran parte nelle conurbazioni di Accra-Tema e di Sekondi-Takoradi: in particolare, Tema accoglie una raffineria di petrolio, una fabbrica di alluminio, un’acciaieria, un cementificio e vari stabilimenti tessili; presso Accra sono sorte industrie chimico-farmaceutiche; a Sekondi-Takoradi esistono cementifici e altri stabilimenti; e manifatture alimentari sono sparse in tutto il paese.
Tra gli Stati dell’Africa occidentale, il G. è uno dei meglio attrezzati in fatto di vie di comunicazione. Le ferrovie si estendono per quasi 1000 km e formano una rete organica nel Sud del paese, raccordando i maggiori centri urbani e seguendo le principali direttrici economiche. Strade e piste, anch’esse molto più numerose a sud che a nord, si sviluppano per oltre 50.000 km. La marina mercantile è di modesta entità; i porti principali sono quello tradizionale di Takoradi, sorto in epoca coloniale e destinato soprattutto al traffico di esportazione, e quello di Tema, organizzato quale scalo industriale. Il G. dispone di diversi aeroporti, tra i quali quelli di Accra (internazionale), Takoradi, Kumasi. Il numero dei turisti per ora è poco elevato, ma si è dimostrato in sensibile aumento (429.000 ingressi nel 2005).
Con il nome di G. o Gana è passato alla storia uno dei più importanti Stati di tipo sudanese fioriti nell’Africa occidentale. La parola definiva la capitale e il Regno ed era forse un titolo dovuto al sovrano. L’apogeo del G., la cui ricchezza dipendeva dall’oro estratto nella ‘terra di Wangara’, fu raggiunto fra l’8° e il 9° sec., quando controllava più o meno stabilmente, anche mediante tributi, una vasta regione compresa fra i fiumi Senegal e Niger, prosperando grazie al commercio lungo le rotte carovaniere che attraversavano il Sahara. L’interazione con le tribù berbere Senhaja determinò fra l’altro la conversione all’Islam; ma gli Almoravidi alla fine dell’11° sec. effettuarono una spedizione militare che si concluse con la distruzione della capitale. Lo spazio geopolitico occupato dal G. passò successivamente sotto il potere del nuovo Impero del Mali.
I primi europei a entrare in contatto con la costa corrispondente al moderno G. furono i Portoghesi, che vi sbarcarono nel 1471 e chiamarono questo tratto del litorale Costa d’Oro (Costa de Ouro). Per proteggere lo sfruttamento delle miniere e i loro commerci i Portoghesi fondarono i forti di São Jorge da Mina (Elmina), Axim, Shama e Accra, con funzioni militari e di dominio politico. Fra il 1637 e il 1642 gli stabilimenti del Portogallo furono rilevati dalla Compagnia olandese delle Indie Occidentali: l’attività estrattiva fu progressivamente soppiantata dalla tratta di schiavi, che continuò fino all’inizio del 19° secolo.
La Gran Bretagna nel 1821 istituì il nucleo della futura colonia, impossessandosi via via di tutte le piazzeforti europee. Le opportunità offerte dal commercio sulla costa contribuirono a vivacizzare lo sviluppo dei regni africani dell’interno, come Denkera e Akwamu, che cedettero però davanti all’emergere dell’Impero Ashanti. Installatisi i Britannici sulla costa, l’urto con gli Ashanti (1873), in competizione per la sovranità e gli sbocchi commerciali, produsse guerre sanguinose e solo nel 1900 i territori Ashanti furono aggiunti alla colonia, dando origine al possedimento della Costa d’Oro (Gold Coast). Qui, come in tutti i suoi possedimenti, la Gran Bretagna applicò i metodi dell’amministrazione indiretta, favorendo, soprattutto nelle regioni interne, dove sopravviveva un’infrastruttura di tipo feudale, le autorità consuetudinarie; ma la colonizzazione portò anche alla crescita di un’élite fra le classi urbane, immediatamente a contatto con l’amministrazione e l’istruzione europea. La presenza di due élite che si muovevano in ambiti culturali, amministrativi e territoriali diversi risultò un ostacolo sulla strada dell’indipendenza del G.; essa alimentò, comunque, una divisione più regionale che etnica, dato che lo Stato creato dai Britannici era dotato di unità storica e culturale se non linguistica.
Il processo di decolonizzazione si accelerò dopo la Seconda guerra mondiale. Il Partito nazionalista, l’United Gold Coast Convention (UGCC), chiamò alla direzione Kwame Nkrumah, che puntò a mobilitare i ceti medi e bassi e poco dopo fondò un nuovo partito, il Convention People’s Party (CPP). Ottenuta nel 1950 l’autonomia interna, la transizione fu coronata il 6 marzo 1957 dalla proclamazione dell’indipendenza e dalla fusione con il Togo Britannico. Nkrumah, il cui partito aveva vinto le elezioni del 1954, fu nominato primo ministro; egli adottò per il nuovo Stato, il primo possedimento coloniale dell’Africa subsahariana ad accedere all’indipendenza, il nome di Ghana. A norma della Costituzione, il G. riconosceva come capo dello Stato il sovrano inglese, ma nel 1960 si trasformò in repubblica, pur rimanendo nel Commonwealth. Nkrumah tentò con scarso successo di applicare un programma ispirato al ‘socialismo africano’, e si isolò, malgrado i proclami intonati al panafricanismo, per le aperture al mondo comunista che suscitarono la diffidenza sia delle potenze occidentali sia dei governi africani moderati. I forti investimenti e il crollo del prezzo del cacao sul mercato mondiale prosciugarono le casse dello Stato. Il CPP nel 1964 divenne il partito unico e l’autoritarismo del governo e il culto della personalità del presidente giunsero all’apice.
Nel 1966 i militari rovesciarono il regime con un colpo di Stato: i poteri furono assunti da un Consiglio di liberazione nazionale presieduto dal generale J. Ankrah, con il generale A. Afrifa come ‘uomo forte’. Gli anni seguenti, con due brevi parentesi costituzionali nel 1969-72 (con K. Busia, strenuo oppositore di Nkrumah, primo ministro e Akufo-Addo capo dello Stato) e nel 1979-81, videro il susseguirsi di colpi di Stato militari (1972, I.K. Acheampong, rimpiazzato nel 1978 dal generale F. Akuffo), fino alla presa del potere nel 1981 di J. Rawlings, che già nel 1979 alla testa di un gruppo di ufficiali di grado inferiore aveva rovesciato Akuffo e giustiziato molti esponenti dell’esercito, un intervento salutato come una rivincita degli umili contro la corruzione dei potenti. Sospesa la Costituzione e banditi nuovamente i partiti politici, fu organizzato un sistema di mobilitazione e partecipazione di massa attraverso i Comitati per la difesa della rivoluzione, che divennero le strutture di base del nuovo potere.
Le elezioni presidenziali del 1992 rappresentarono per il G., a 11 anni dal colpo di Stato, un test importante, il primo dopo l’approvazione di una nuova Costituzione che reintroduceva il multipartitismo nella vita politica. Rawlings, leader del National Democratic Congress (NDC), venne eletto, legittimando così la sua posizione ai vertici del paese e fu poi confermato alla carica nel 1996, seppure in calo di popolarità per il clima sociale del paese sempre più degradato anche per le gravi tensioni interetniche esplose nelle regioni settentrionali. Le contemporanee consultazioni legislative, pur vinte dal NDC, videro emergere il New Patriotic Party (NPP), che portò poi l’opposizione alla vittoria nel 2000. Con la nuova maggioranza, guidata dal presidente J. Kufuor (rieletto nel 2004), il G. ha compiuto progressi nella lotta all’inflazione, creando le premesse per una ripresa dell’economia. Nelle presidenziali del 2009 si è nuovamente affermato il candidato del NDC, J. Atta-Mills, che è perdurato nella carica fino alla morte, avvenuta nel luglio 2012, subentrandogli il suo vice J.D. Mahama, che alle consultazioni tenutesi nel dicembre dello stesso anno è stato riconfermato nell'incarico presidenziale con il 50,7% delle preferenze. Alle presidenziali del dicembre 2016 si è imposto il leader dell'opposizione N. Akufo-Addo, che ha sconfitto il presidente uscente ricevendo il 53,8% delle preferenze contro il 44,4% aggiudicatosi dall'avversario; l'uomo politico è stato riconfermato per un secondo mandato alle consultazioni tenutesi nel dicembre 2020, alle quali ha ottenuto il 51,5% dei consensi contro il 47,3% andato allo sfidante Mahama.