Ogni bene materiale, naturale o fabbricato dalla tecnica, destinato a soddisfare i bisogni umani e che è oggetto di commercio destinato allo scambio. M. di domanda M. per cui prevale la richiesta e quindi le contrattazioni avvengono soprattutto su iniziativa dell’acquirente. M. d’offerta M. per cui prevale l’offerta e quindi il venditore ricerca i possibili compratori. Borsa merci Mercato dove si svolgono in apposito locale, e secondo norme dettate dagli usi o dalla legge, le contrattazioni a pronti e a termine in merci. Ufficio merci Organo esecutivo di una banca che cura le pratiche di concessione di crediti garantiti da m. o titoli rappresentativi delle stesse e di crediti documentati sull’estero, ne segue lo svolgimento ed effettua il servizio dei documenti nell’interesse della banca o per conto dei clienti.
È una delle libertà fondamentali garantite dall’ordinamento giuridico dell’Unione Europea e comporta, per gli Stati membri, il divieto di dazi doganali all’importazione e all’esportazione e di qualsiasi tassa di effetto equivalente, con la creazione di un’unione doganale e l’adozione di una tariffa doganale comune negli scambi con i Paesi terzi (art. 23 TCE). Tale libertà è stata introdotta dal Trattato di Roma del 1957; l’Atto unico europeo del 1986 ha poi fissato tutte le misure necessarie a una completa realizzazione del mercato interno, inclusa l’introduzione di misure di armonizzazione fiscale.
La nozione di ‘merce’ è molto ampia e comprende ogni bene o prodotto che sia valutabile in denaro e oggetto di transazione commerciale. I divieti derivanti dalla libera circolazione delle m. includono ogni misura che, ancorché non qualificabile come dazio, abbia comunque un effetto di tipo discriminatorio o restrittivo degli scambi intracomunitari. La disciplina si estende altresì al divieto di restrizioni quantitative alle importazioni e alle esportazioni e di qualunque misura di effetto equivalente, intesa come misura che può ostacolare, direttamente o indirettamente, in atto o in potenza, gli scambi intracomunitari. Assumono a tal fine rilevanza le misure distintamente applicabili (applicabili alle sole m. provenienti da altri Stati membri) e le misure indistintamente applicabili (applicabili anche alle m. provenienti da altri Stati membri). Tali divieti sono derogabili, ma solo per motivi di moralità pubblica, ordine pubblico, pubblica sicurezza, tutela della vita delle persone, protezione del patrimonio artistico, storico e archeologico, tutela della proprietà industriale o commerciale; le eccezioni non devono comunque costituire una discriminazione o restrizione dissimulata e devono rispettare i principi di proporzionalità e di idoneità al raggiungimento dello scopo.
La merceologia, disciplina che si occupa dello studio delle m., è nata nei paesi di lingua tedesca alla fine del 18° sec., come risposta alla necessità di dare carattere unitario e sistematico alle conoscenze sulle m. e di fornire agli operatori economici e ai commercianti la possibilità di riconoscere, attraverso la definizione di opportuni parametri (fisici, chimici, botanici, zoologici, mineralogici ecc.), il tipo e la qualità delle m. trattate, nonché di evidenziare gli eventuali interventi dolosi da parte di operatori disonesti (adulterazioni, sofisticazioni, falsificazioni, contraffazioni). Una prima importante svolta negli studi merceologici si ebbe agli inizi del 20° sec. in concomitanza con alcuni eventi quali la messa a punto di processi di preparazione dei concimi per via artificiale, l’ottenimento di ammoniaca e suoi derivati partendo dall’idrogeno dell’acqua e dall’azoto dell’aria, la possibilità di ottenere dal petrolio una vasta gamma di combustibili e nuovi carburanti, l’invenzione delle prime fibre artificiali e sintetiche, la preparazione di nuovi metalli e leghe ecc. La merceologia non poteva più accontentarsi della semplice descrizione delle materie prime naturali e dei prodotti da esse derivati, ma doveva affrontare anche lo studio della fabbricazione, dei caratteri e delle proprietà dei nuovi materiali e del loro valore commerciale. Questa esigenza divenne ancor più sentita a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale quando, grazie all’impulso della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica, si è avuta l’immissione sul mercato di un numero elevatissimo di nuovi prodotti. Questo ampliamento dei campi di interesse della merceologia ha conferito a questa disciplina un ruolo importante nell’informazione e nell’educazione dei consumatori. La ricerca del valore delle nuove m. presuppone non solo l’esame del tipo e della quantità di materia prima ed energia utilizzate, ma anche la conoscenza dell’intero ciclo produttivo di trasformazione e delle relative problematiche (fra le quali, anche per la sempre maggiore attenzione verso l’ambiente, quelle dei rifiuti e delle materie prime secondarie). La necessità di conoscere a fondo il processo produttivo è strettamente legata all’evoluzione che ha avuto nel tempo il concetto di qualità. Nel mondo produttivo, sin dal periodo preindustriale, l’esistenza di parametri che definiscono la qualità implica che siano scartati al controllo finale tutti i prodotti che si discostano eccessivamente dalle caratteristiche desiderate: da ciò deriva che qualità significa maggior costo, il costo di tutti gli scarti ricade sul prodotto finale. Oggi, tuttavia, il controllo di qualità è inteso non solo come controllo finale ma soprattutto come monitoraggio dell’intero processo produttivo: dall’ingresso della materia prima al prodotto finale. Ciò permette non solo di diminuire gli scarti, riducendo quindi i costi, ma anche di rendere più standardizzate le caratteristiche dei prodotti finiti. Per garantire un significato internazionale alla classificazione delle m. in classi e tipi è sorta, con sede a Ginevra, l’Organizzazione internazionale di standardizzazione (➔ ISO) cui aderiscono numerosi paesi fra i quali anche l’Italia.