Nella meteorologia, vento periodico caratteristico delle zone tropicali, provocato dal contrasto termico stagionale tra aree continentali e aree oceaniche. Sostanzialmente simile, come meccanismo di formazione, alla brezza, si differenzia da questa per il periodo, che è annuo anziché diurno, e, soprattutto, per la vastità e l’imponenza; mentre le brezze interessano una striscia costiera molto limitata in profondità e in quota, i m. interessano aree continentali e oceaniche vastissime, e non solo in superficie, ma anche a quote notevoli (sino a 5000 m per i m. estivi indiani); i m., come venti stagionali, hanno carattere universale, tuttavia si suole localizzarli soprattutto in determinate zone, nelle quali il contrasto termico che li genera è regolare e ben marcato. Particolarmente regolari sono i m. indiani e cinesi; in Europa, m. di moderata entità si hanno solo sulla Penisola Iberica. Il meccanismo dei m. è, in breve, il seguente. Poiché il suolo continentale possiede bassa conduttività termica e bassa capacità termica, l’intensa radiazione solare estiva viene assorbita solo da un sottile strato superficiale, che si porta a temperatura piuttosto elevata; la maggior parte della radiazione solare viene riflessa verso l’atmosfera, con sensibile aumento della temperatura di questa. Gli oceani, invece, assorbono una maggior quantità di energia termica solare, sia per il fatto che a causa del moto ondoso viene interessato all’assorbimento uno strato più profondo, sia perché una notevole frazione dell’energia solare viene utilizzata nell’evaporazione dell’acqua; la temperatura media dell’atmosfera al di sopra degli oceani rimane perciò in estate, almeno nella bassa stratosfera, inferiore di 5 o 10 °C a quella dell’atmosfera continentale; viceversa, durante l’inverno la maggiore quantità di calore accumulata dagli oceani rende più elevata la temperatura dell’atmosfera oceanica rispetto a quella continentale; di conseguenza, in estate l’atmosfera continentale è meno densa di quella oceanica, il che dà luogo a movimenti di masse d’aria dagli oceani verso la terraferma, e il contrario avviene in inverno. Data la loro genesi, i m. si sviluppano con notevole intensità soltanto dove il contrasto termico fra continenti e oceani è forte, cioè nelle regioni tropicali e subtropicali. Questi movimenti costituiscono, appunto, i m. estivi e invernali che pertanto sono il risultato della tendenza dell’atmosfera a ridurre a un valore minimo il gradiente di pressione tra la terraferma e l’oceano. Oltre al movimento di inversione, a cui sono sottoposti durante l’anno, i m. subiscono anche un cambiamento di direzione per effetto della rotazione terrestre (v. fig.); la circolazione dei m. è deviata infatti dalla forza di Coriolis (➔ dinamica) verso destra nell’emisfero settentrionale e verso sinistra in quello meridionale; l’ampiezza di questa deviazione dipende inoltre dalla latitudine: essa è massima ai poli e zero all’equatore.
Il clima monsonico, con precipitazioni concentrate tra marzo-aprile e settembre-ottobre, mentre gli altri mesi sono pressoché totalmente asciutti, è tipico dell’Asia meridionale, sud-orientale e orientale. Presenta differenze nelle varie aree interessate a causa dell’influenza di altri fattori (primo fra tutti la latitudine), che si aggiungono a quella caratterizzante rappresentata dai m.; se ne possono quindi distinguere diverse varietà: la più tipica è quella diffusa nella massima parte delle penisole indiana e indocinese, dove le temperature si mantengono piuttosto elevate nell’intero corso dell’anno e le piogge sono copiosissime e decisamente concentrate nei mesi estivi.