Stato dell’Africa centro-settentrionale, comprendente il vastissimo territorio tra il Niger e il Lago Ciad e il Camerun (a O), il Sudan (a E), la Libia (a N) e la Repubblica Centrafricana (a S).
Il paese, data la sua estensione, presenta regioni diverse dal punto di vista geomorfologico: a S e a E affiora un penepiano cristallino, che non scende al di sotto dei 300 m e dal quale emergono rilievi isolati; a N e a NE compaiono altopiani sedimentari, come quelli dell’Erdi e dell’Ennedi (1200-1500 m); a NO s’innalza il massiccio del Tibesti, in cui il rilievo, di origine vulcanica, dell’Emi Koussi raggiunge i 3415 metri. La parte centro-meridionale del territorio è costituita da un bassopiano solcato dal fiume Chari, dal Logone e dai loro affluenti, oltre che da minori corsi d’acqua temporanei. Le regioni meridionali hanno clima di tipo subequatoriale, con due stagioni piovose (800-1000 mm) e prevalenza della savana alberata, con tratti di foresta a galleria. La parte centro-settentrionale ha clima tropicale arido, con un’unica breve stagione piovosa che si riduce progressivamente man mano che la zona saheliana trapassa nella fascia desertica sahariana.
La popolazione del C. è costituita prevalentemente da Sudanesi, con nuclei consistenti di Fulbe e di genti arabe o arabizzate. Il 54% è di religione musulmana, ma anche il cristianesimo (cattolici e protestanti) è diffuso (34%), soprattutto nel Sud. Il 7% circa della popolazione pratica culti della tradizione locale.
Lo sviluppo demografico, come in tutti gli altri giovani paesi africani, è piuttosto sostenuto (2,2% annuo stima 2008), con tassi di natalità ancora molto elevati (41,61‰ nel 2008) e tassi di mortalità (16,39‰) che si riducono molto lentamente. La carenza di strutture sanitarie (speranza di vita alla nascita: 47 anni), l’elevato rischio di malattie infettive e la diffusione dell’analfabetismo (più del 50% della popolazione) sono altrettanti indicatori di una situazione di degrado sociale e di povertà che investe ancora la maggior parte della comunità nazionale. La densità di popolazione, nel complesso assai bassa, aumenta nella parte meridionale del paese, dove l’agricoltura trova condizioni più adatte e dove, su un quarto del territorio, si concentra oltre la metà degli abitanti. Le forme dell’insediamento sono quasi esclusivamente rurali (90% della popolazione); il fenomeno urbano è di fatto limitato alla capitale (per la quale sono stimati 818.600 ab. nel 2010 e il cui territorio costituisce, dal punto di vista amministrativo, una regione speciale) e a pochissimi altri centri quali Sarh (già Fort Archambault) e Moundou.
L’economia del C. è stata a lungo sfavorita da vari fattori concomitanti: la posizione geografica molto interna (il più vicino sbocco marittimo dista più di 1000 km dai confini meridionali); le carenze del sistema di comunicazioni interne; le avversità climatiche, con ricorrenti episodi di siccità. Con questi condizionamenti ambientali si combinano e interagiscono i disastrosi effetti dell’instabilità politica, del conflitto con la Libia e delle persistenti tensioni interne tra i gruppi neri del Sud e quelli islamici del Nord: le spropositate spese militari hanno per molti decenni sottratto capitali agli investimenti nei settori produttivi, accrescendo il debito estero e aggravando la povertà della popolazione. Fino ai primi anni del 21° sec. l’economia del C. si è basata essenzialmente sul settore primario, che assorbiva oltre i tre quarti della forza-lavoro e concorreva ancora, per oltre la metà, alla formazione del prodotto interno lordo. Al suo miglioramento sono stati in larga misura rivolti i piani di sviluppo varati dopo l’indipendenza, frustrati tuttavia dall’eccessiva concentrazione su alcune monocolture (il cotone in particolare), dalla carenza di opere per l’immagazzinamento delle risorse idriche nella fascia settentrionale arida, e dal processo di desertificazione, accentuato da errati interventi sulla vegetazione naturale per fare posto a colture commerciali che talora hanno avuto esiti fallimentari. L’agricoltura fornisce prodotti destinati sia al consumo alimentare sia all’esportazione. Fra i primi, prevalgono tuttora cereali poveri (miglio, sorgo), cui si aggiungono arachidi (450.000 t annue), manioca, mais, riso e datteri. Notevolmente sviluppata, nonostante oscillazioni dovute a fattori stagionali, è la cotonicoltura, che rappresenta la più redditizia coltivazione commerciale, anche se il C. ha perso terreno rispetto agli altri produttori africani. Tra le altre colture commerciali si segnalano quelle della gomma arabica e della canna da zucchero. L’allevamento (6,5 milioni di bovini e quasi 9 milioni tra caprini e ovini nel 2005) è praticato soprattutto nelle regioni centrali e, da pastori nomadi, nel settentrione.
Una nuova fase per l’economia del C. si è avviata nel 2003, anno in cui è cominciata l’estrazione del petrolio da tre giacimenti ubicati in una zona a N del Lago C. (bacino di Doba), dopo che le prospezioni erano state più volte sospese per il venir meno dei fattori di sicurezza per i tecnici di un consorzio di tre compagnie petrolifere (due statunitensi e una malese) che le conducevano. Le esportazioni sono cominciate alla fine del 2003, con il completamento di un oleodotto, lungo 1070 km, che collega i campi petroliferi ai terminali offshore di Kribi, sulla costa del Camerun. Nel 2004 la produzione di petrolio ha raggiunto la soglia di 225.000 barili al giorno (156.000 nel 2007), equivalente alla capacità massima dell’oleodotto. Nel 2006 è nata la prima compagnia petrolifera statale del C. (Société des Hydrocarbures du Tchad). Nella ‘fascia di Aozou’, al confine con la Libia, sono stati individuati giacimenti di minerali uraniferi. Le industrie manifatturiere si limitano a stabilimenti di trasformazione alimentare (zuccherifici, oleifici), a opifici per la lavorazione del cotone e ad alcune industrie meccaniche e chimiche vicine ai centri più importanti. La bilancia commerciale, tradizionalmente deficitaria a causa delle importazioni di idrocarburi, di beni strumentali e di generi alimentari, ha registrato un consistente attivo a partire dall’avvio (2003) dell’esportazione di petrolio. Principali acquirenti sono gli Stati Uniti (78% del valore delle esportazioni) e Cina (10%); tra i fornitori prevalgono la Francia (21% delle importazioni) e gli Stati Uniti (12%).
Il sistema dei trasporti rimane arretrato (550 km di strade asfaltate; rete ferroviaria inesistente).
Occupato dalla Francia fra il 1897 e il 1914 e annesso all’Africa Equatoriale Francese, il C. ottenne l’autonomia nel 1958 e l’indipendenza nel 1960. La profonda eterogeneità del paese, diviso fra le regioni settentrionali di cultura arabo-islamica e quelle meridionali abitate da popolazioni nere, cristiane e animiste fu accentuata dalle trasformazioni economiche, sociali e culturali indotte nel sud dal colonialismo francese, con la formazione di un’élite locale legata alla metropoli. Fu quest’ultima a gestire il processo di transizione all’indipendenza, attraverso il Parti Progressiste Tchadien (PPT), il cui leader F. Tombalbaye divenne presidente e primo ministro del nuovo Stato. Dopo la sostituzione della prima costituzione di stampo gollista, del 1960, con una nuova a carattere autoritario, nel 1962, e la soppressione di tutti i partiti politici diversi dal PPT (1962), il crescente malcontento delle popolazioni del nord diede luogo a numerosi focolai di ribellione, confluiti nel 1966 nella formazione di un movimento di guerriglia, il Front de libération nationale du Tchad (FROLINAT), appoggiato dal Sudan e successivamente dalla Libia. Nel 1968 l’estendersi della rivolta costringeva Tombalbaye a chiedere l’intervento della Francia che, con una sanguinosa repressione, bloccava temporaneamente il fenomeno insurrezionale. Nel giugno 1973 la Libia occupò un’ampia fascia di territorio lungo la frontiera settentrionale del C. (la cosiddetta fascia di Aozou). I contrasti sviluppatisi intanto all’interno del regime di Tombalbaye sfociavano nel colpo di Stato del 1975 (in cui lo stesso presidente veniva ucciso), che portava al potere un Consiglio supremo militare presieduto dall’ex capo di Stato Maggiore delle forze armate F. Malloum. Nei tre anni successivi l’avanzata delle forze ribelli si accompagnò al frazionamento dello stesso FROLINAT e alla formazione di gruppi contrapposti, quali le Forces Armées du Nord (FAN) di H. Habré e le Forces Armées Populaires (FAP) di G. Oueddei. Nel 1978 Malloum, che controllava solo la parte meridionale del C., cercò di raggiungere un’intesa con Habré, conferendogli la carica di primo ministro in un gabinetto di riconciliazione nazionale; questo falliva tuttavia dopo pochi mesi, provocando l’estensione degli scontri alla stessa capitale, e, nel 1979, Malloum, sconfitto dalle FAN, fu costretto a lasciare il paese. Un successivo accordo fra le undici fazioni ormai esistenti nel C. si rivelava a sua volta precario e, nel 1980, Oueddei fece ricorso all’intervento della Libia per sconfiggere le forze di Habré e affermare il proprio controllo sul Ciad. Nel 1982, quando le forze di Tripoli si ritirarono, Habré riprese l’offensiva e riconquistò la capitale. Costituito in ottobre un nuovo governo provvisorio di unità nazionale, nell’ambito del quale assunse la presidenza della Repubblica, Habré proseguì la lotta contro Oueddei con il sostegno degli Stati Uniti e della Francia. Nel 1989 un accordo, firmato ad Algeri, pose fine al conflitto con la Libia, stabilendo il ritiro delle truppe libiche e del C. dalla fascia di Aozou, che fu affidata all’arbitrato della Corte internazionale dell’Aia. Nel dicembre 1989 un referendum popolare approvò una nuova Costituzione e riconfermò Habré presidente per 7 anni. Nel 1990, tuttavia, un’invasione militare guidata dal colonnello I. Déby, leader del Mouvement Patriotique du Salut (MPS), appoggiato dalla Libia, costrinse Habré alla fuga. Déby sospese la Costituzione e il Parlamento e nel marzo 1991, dopo il varo di una Carta nazionale provvisoria, assunse le funzioni di capo dello Stato. Eletto presidente nel 1996 e riconfermato ininterrottamente dal 2001 al 2021, Déby è rimasto al potere dopo aver fatto approvare attraverso un referendum una modifica costituzionale che eliminava il limite dei due mandati; ucciso in circostanze non chiare a pochi giorni dalla rielezione, nell'aprile 2021 gli è subentrato nella carica il figlio Mahamat Déby Itno, mentre nello stesso anno A. Pahimi Padacke ha assunto la carica di premier, cui è subentrato nell'ottobre 2022 S. Kebzabo. Intanto, dopo il sostanziale fallimento delle intese per il cessate il fuoco, le milizie del Fronte unito per il cambiamento, in cui si sono riuniti i gruppi ribelli con base nella regione orientale, sono arrivate a minacciare a più riprese la capitale. Restano forti tensioni con il Sudan, accusato di sostenere i ribelli.
Nel giugno 2023 il Consiglio di transizione ha approvato il progetto di una nuova Costituzione, da sottoporsi a referendum.