desertificazióne Trasformazione in deserto di zone semiaride o aride ma ancora sedi di attività agricola o pastorale, per degradazione causata in genere da eventi naturali (come la siccità), cui si unisce però, e su cui talora prevale, un incontrollato sfruttamento di tali aree da parte dell'uomo (fig.). Nei paesi al margine merid. del deserto del Sahara il fenomeno ha assunto aspetti di particolare gravità in occasione della siccità del 1968-73, per poi estendersi negli anni successivi. La minaccia di desertificazione incombe su grandi estensioni della superficie terrestre (in Italia ca. il 30% del territorio).
Il Comitato nazionale per la lotta alla desertificazione (CNLD), ha svolto negli ultimi anni un’assidua attività di monitoraggio dello stato dell’arte, pubblicando nel 2006 un Atlante nazionale delle aree a rischio desertificazione in Italia, in collab. con enti e autorità istituzionali coordinate dall’Istituto sperimentale per la difesa del suolo di Firenze in accordo con l’Istituto nazionale di economia agraria (INEA). Da tale importante documento sono emerse nuove problematiche in relazione soprattutto all’ampliamento della nozione di desertificazione che adesso viene distinta da quella di degradazione delle terre, del quale la d. è una sottoparte costituita dalla sterilità funzionale. Con quest’ultimo concetto si intende un’area desertificata che potenzialmente potrebbe essere soggetta a un recupero agricolo, ma con costi talmente alti da impedirlo. Tale chiarimento risulta importante ai fini di una classificazione del rischio di d. in Italia, perchè è sintomatico della differenza di categorizzazioni attuate dai tanti organismi nazionali e internazionali che di volta in volta si misurano con questo tipo di problematiche. Secondo il documento sopra citato, la sterilità funzionale può essere definita da cinque fenomeni: l’erosione del suolo, la copertura per deposizione, la salinizzazione, l’urbanizzazione, la siccità. I risultati dell’indagine, peraltro molto minuziosa e complessa, hanno portato, tra i tanti altri, ai seguenti risultati: il 52% del suolo italiano è a rischio d. (bisogna però considerare che in questo caso si tratta ancora di un livello potenziale di desertificazione, da monitorare comunque costantemente). Tra le regioni italiane vi sono alcune più esposte alle problematiche descritte, come Sardegna, Sicilia, Puglia, Basilicata e Calabria a causa di particolari fenomeni legati all’erosione del suolo e alla siccità e altre meno esposte, come Abruzzo, Marche e Umbria. Nel totale, le superfici totalmente soggette a sterilità funzionale ricoprono il 3% della superficie, mentre il 4% del terrritorio nazionale è soggetto a parziale denudazione. I minori fattori di rischio sono costituiti dalla salinizzazione e deposizione vulcanica e interessano soprattutto la Sicilia. Il fenomeno dell’erosione del suolo, soggetto solo a una parziale misurazione a causa della difficoltà di rilevamento dei dati, interessa soprattutto quelle aree eccessivamente sfruttate dal pascolamento e dal pascolamento intenso. I fenomeni dell’urbanizzazione e della siccità (relativi i primi alle aree di maggiore industrializzazione e gli altri ad alcune regioni del Mezzogiorno) rappresentano invece delle costanti sulle quali occorre operare una riflessione di tipo politico e amministrativo di largo respiro in modo da individuare soluzioni all’altezza del problema.
Gli organismi internazionali, rappresentati dalla Convenzione delle Nazioni Unite sulla lotta alla d. (United Nation convention to combat desertification, UNCCD), entrata in vigore nel 1996, hanno eletto il 2006 come International Year of Deserts and Desertification (IYDD). Tale iniziativa si è resa necessaria per due motivi: in primo luogo per favorire una coscienza collettiva globale alla questione, soprattutto in relazione al fatto che il problema della d. investe anche fenomeni politici ed economici che possono essere affrontati in gran parte da una serie di attori istituzionali globali. In secondo luogo per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione africana, specificamente sensibile al problema a tal punto da poter determinare una serie di conseguenze negative anche per paesi terrirorialmente distanti.