Spoleto Comune della prov. di Perugia (349,6 km2 con 39.339 ab. nel 2010). La cittadina è situata a 396 m s.l.m. sulle pendici del Monte Luco, colle alla sinistra del torrente Tessino. È un vivace centro commerciale e industriale. Molto sviluppato il turismo.
Città degli Umbri, conquistata dai Romani durante la terza guerra sannitica, S. divenne colonia latina nel 241 a.C. (Spoletium). Con l’invasione longobarda fu capitale di un ducato e, dal 570 al 1230 circa, le vicende della città si accompagnano a quelle del ducato. Incendiata da Federico Barbarossa (1155), risorse presto grazie a papa Innocenzo III. Affermatosi verso il 1230 il dominio della Chiesa su S. e sui territori del ducato, Gregorio IX inaugurò la serie dei papi che vi risedettero. Nel 14° sec. S. fu teatro delle lotte di parte, favorite dai Montefeltro, specie nel 1312, nel 1319 e nel 1324, quando Perugia intervenne a favore dei guelfi, imponendo poi a S. un podestà e costruendovi una sua rocca. Ribellatasi al dominio papale (1474), S. fu ridotta all’obbedienza dal cardinale Giuliano Della Rovere. Dal 1809 al 1816 fu capoluogo del dipartimento del Trasimeno. Nel 1860 fu occupata dalle truppe piemontesi.
L’acropoli della città antica era sul luogo della rocca medievale; era cinta da mura poligonali (6°-5° sec. a.C., con restauri del 3° e del 1° a.C.), nelle quali si apriva la Porta Romana (arco di Monterone), forse del 3° sec. a.C. La città sul pendio a terrazze aveva il foro nel luogo dell’attuale piazza del Mercato, con il Capitolium, un tempio del 1° sec. d.C. e arco di accesso eretto nel 23 d.C. in onore di Druso Minore e Germanico. Inoltre, sono stati riportati alla luce resti di un teatro (1° sec. d.C.) e fuori città il Ponte Sanguinario a tre archi e un anfiteatro del 2° sec. d.C. trasformato in fortezza (6° sec. d.C.).
La basilica di S. Salvatore è documento importantissimo dell’architettura paleocristiana (4°-5° sec.), fortemente permeata di classicità. È a pianta basilicale a tre navate; nella facciata si aprono tre finestre, di cui la centrale ad arco. Altre chiese: S. Eufemia, nel cortile del Palazzo Arcivescovile (10° sec., rifatta nel 12°); S. Gregorio Maggiore (1079-1146, restaurata 1947-50); S. Giuliano (12° sec., su una preesistente del 6°); S. Ansano (11°-12° sec. su resti di un tempio romano; cripta con affreschi dei 11°-12° sec.). Il duomo (ricostruito dopo la distruzione del Barbarossa del 1155 e consacrato nel 1198) è di forme romaniche; in facciata (portico del Rinascimento) è un mosaico firmato Solsterno, datato 1207; all’interno (rinnovato da L. Arrigucci e poi da G. Valadier) Crocifisso dipinto (1187) di Alberto Sozio, affreschi del Pinturicchio (1497) e di F. Lippi (ivi sepolto) e aiuti (1469). Del 13° sec. è S. Pietro (su un edificio del 5° sec.), con rilievi romanici nella facciata, poco posteriori a quelli della facciata di S. Ponziano (12° sec.). Pregevoli gli affreschi (inizio 13° sec.) in S. Paolo inter vineas (6° sec., rifatta 12°-13°) e quelli (12°-14° sec.) in SS. Giovanni e Paolo. Si ricordano anche S. Domenico, gotica (13°-14° sec.), e la ex chiesa di S. Nicolò (14° sec.), con due chiostri, sede di manifestazioni culturali. Grandiosa è la Rocca del cardinale Albornoz: iniziata (1360 circa) da M. Gattapone, ingrandita nel 15° sec. (discussa la collaborazione di B. Rossellino). A Gattapone è attribuito anche il palazzo detto della Signoria, sede del Museo civico. Del Rinascimento sono la chiesa della Manna d’Oro, ora battistero, quella della Madonna di Loreto (2ª metà 16° sec.), di Annibale Lippi, Palazzo Arroni. Del 17° sec. è S. Filippo e del 18° Palazzo Collicola. Il neoclassico Teatro Nuovo, 1864, è di I. Aleandri, il Teatro C. Melisso, 1880, di G. Montiroli. S. ha, oltre al citato Museo civico, un’importante Pinacoteca civica nel Palazzo Comunale (13° sec., a varie riprese rimaneggiato); una Galleria d’arte moderna e una Galleria d’arte contemporanea. Nelle strade e nelle piazze di S. sono numerose sculture moderne (E. Colla, A. Pomodoro, F. Somaini e altri).
A S. si svolgono le manifestazioni del Festival dei due Mondi, istituzione artistica fondata nel 1958 da G.C. Menotti e così denominata perché svolta in collaborazione con gli Stati Uniti, dove Menotti viveva e lavorava. Dedicato inizialmente alla musica, al teatro e al balletto, il festival si è aperto, progressivamente, a tutti gli aspetti dell’espressione artistica, ospitando, fra l’altro, mostre di scultura, rassegne cinematografiche, convegni con relazioni dei più importanti scienziati operanti in ambito internazionale. Nel 1977 Menotti creò una manifestazione analoga a Charleston (Stati Uniti), che diresse per 17 anni, e nel 1986 ne organizzò anche tre edizioni a Melbourne (Australia). Evento unico e innovativo nell’ideazione, ha presentato memorabili messinscene di opere liriche (specie di L. Visconti, che provvide alla regia di Macbeth di G. Verdi nell’edizioni inaugurale), spettacoli di prosa d’avanguardia (per es. di J. Grotowski, L. Ronconi) e importanti compagnie di balletto (per es. i Ballets USA).
Ducato di S. Le sue origini risalgono al 575-76 e il primo duca fu l’ufficiale Faroaldo. Sotto Ariulfo (591 ca.) il ducato minacciò Roma e si consolidò territorialmente nella parte montuosa dell’Italia centrale. Del terzo duca Teodelapio (601-53) non sappiamo praticamente nulla, e lo stesso può dirsi del suo successore Attone (653-63). Il re Grimoaldo nominò egli stesso, alla morte del duca Attone, il nuovo duca di S. nella persona del suo fedele Transamondo conte di Capua (663-703/5); alla morte di Grimoaldo (671) il ducato riprese però la sua autonomia. Faroaldo II (703/5-20) conquistò la bizantina Classe. Transamondo II, in lotta con re Liutprando, rinunciò (739; 742) alla dignità ducale. Da quel momento il ducato fu strettamente legato al regno longobardo: retto da Astolfo (751-56), con Gisulfo (759-61), insediato a S. da re Desiderio, e con Teodicio (763-73), il legame si consolidò ulteriormente. Con la disfatta di Desiderio (774), gli abitanti di S. si sottomisero al papa e gli fecero confermare la nomina del duca Ildebrando; presto all’autorità del papa si sostituì quella del re franco, ponendo così termine all’autonomia di Spoleto. Nella prima età carolingia il ducato di S. combatté contro i Longobardi di Benevento e acquisì il gastaldato di Chieti (812). Il duca Guido ottenne Sora, Arpino, Vicalvo, Atina. Lamberto saccheggiò Roma (867): suo fratello Guido si ribellò contro Carlo il Grosso; dopo la conquista della corona d’Italia, Guido lasciò il governo del ducato al marchese Guido, che tolse Benevento ai Bizantini (895). Dopo il lungo dominio di Alberico (897-924 ca.), nel 10° sec. nessun duca riuscì a mantenere a lungo il potere; nell’11° e 12° sec. il ducato fu conferito più volte dagli imperatori ai loro grandi vassalli tedeschi. Ultimo effettivo duca di S. fu Corrado d’Urslingen, costretto da papa Innocenzo III a consegnare S. al cardinale Gregorio Crescenzi (1198). Nel 1210 Ottone IV riprese il ducato, ma nel 1231 Federico II per le pressioni di Gregorio IX dovette sconfessare il duca Rinaldo, figlio di Corrado d’Urslingen. Da allora S. fu solo una delle suddivisioni territoriali dello Stato della Chiesa sotto il governo di rettori pontifici.