Regione dell’Italia peninsulare, considerata, per ragioni storico-economiche, come appartenente all’Italia meridionale. Ha una superficie di 10.832 km2, 305 comuni e una popolazione di 1.293.941 ab. nel 2020; densità: 119 ab./km2. Comprende le province di Chieti, L’Aquila (capoluogo di regione), Pescara (istituita nel 1926) e Teramo. Precedentemente (dal 1807, ma di fatto dal 1684) era diviso in A. Ulteriore I [Aquila], A. Ulteriore II [Teramo], A. Citeriore [Chieti]: onde l’uso talora ancora ricorrente del plurale Abruzzi.
L’A. si può suddividere in una zona occidentale montagnosa, costituita da rilievi intercalati a valli e conche, e in una orientale, collinare, incisa da numerosi solchi fluviali e digradante verso il Mare Adriatico. La prima è delimitata da una serie pressoché continua di montagne che costituiscono la parte più elevata dell’Appennino centrale: Monti della Laga (Monte Gorzano, m 2455), Gran Sasso (Corno Grande, m 2914), Morrone (m 2060), Maiella (Monte Amaro, m 2795), Monte Velino (m 2487), Monte Sirente (m 2349), Monte Greco (m 2283), Monti della Meta (Monte Petroso, m 2247). Tutta questa zona ha struttura calcarea, con bacini chiusi (quali gli altopiani delle Cinquemiglia, dell’Aremogna, delle Rocche), notevole circolazione sotterranea e fenomeni di carsismo (inghiottitoi, doline, grotte). La conca del Fucino, quella di Sulmona e quella aquilana agli inizi del Quaternario erano occupate da laghi, l’ultimo resto dei quali (Fucino) fu prosciugato dal 1854 al 1875. La zona orientale, esterna, costituita da terreni arenacei e argillosi terziari, presenta profili generalmente arrotondati, interrotti da fenomeni di erosione non di rado imponenti (calanchi di Atri). I fiumi maggiori, che hanno origine nell’altopiano, presentano un tronco superiore in valle longitudinale e uno inferiore in valle trasversale, generalmente raccordati ad angolo pressoché retto (Tronto, Aterno, Sangro); quelli che prendono origine dal margine orientale dell’acrocoro, più brevi, hanno spesso carattere torrentizio, anche se le sorgenti sono perenni e a regime regolare (Salinello, Tordino, Vomano, Fino-Tavo, Foro). Il clima è rigido, con frequenti precipitazioni nevose, sui rilievi; continentale con scarse precipitazioni, sugli altopiani e nelle conche; mediterraneo, con escursione annua maggiore che sul Tirreno, nella zona collinare e costiera. La massima piovosità stagionale viene registrata in autunno. La vegetazione (soprattutto faggete) e la fauna (orso marsicano, camoscio d’Abruzzo, capriolo, lupo, volpe, gatto selvatico) originarie, si conservano quasi esclusivamente nel Parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise; nel Parco nazionale della Maiella e nel Parco nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga.
L’A. ha fatto registrare una lunga fase di regresso demografico, culminata nella perdita di 115.000 ab. nel periodo 1951-1971, causata dall’emigrazione. A questa è seguita una discreta ripresa, grazie soprattutto all’intensificarsi dei rientri, conclusi negli anni 1990. Il movimento migratorio era rivolto in prevalenza verso Roma, ma ha anche conosciuto correnti minori dirette verso le regioni industriali dell’Italia settentrionali, mentre è stato relativamente basso il numero degli emigrati verso l’estero; attualmente la regione è meta di immigrazione straniera (38.582 presenze nel 2005). La dinamica demografica regionale è ormai in equilibrio, ma è caratterizzata da divari territoriali, dato che le aree litoranee – soprattutto quella pescarese – continuano a registrare incrementi superiori alla media regionale. La rete urbana ha consolidato e potenziato la tradizionale struttura policentrica: nel Teramano si è costituito, fra Martinsicuro e Silvi Marina, un allineamento costiero pressoché ininterrotto, a sua volta saldato al capoluogo provinciale mediante l’asse trasversale che fa capo a Giulianova; altri importanti sistemi urbani si sono formati fra Lanciano e Vasto, nel Chietino e nei bacini intermontani di L’Aquila, Avezzano e Sulmona; si è invece accentuato l’isolamento di alcune zone altocollinari e montane. I movimenti migratori interni si traducono in una forte presenza insediativa nell’area metropolitana di Pescara-Chieti, che costituisce una vera e propria conurbazione, dove si concentrano attività produttive e di servizio discretamente innovative e avanzate. Qui si è andata progressivamente saldando una corona di centri polifunzionali con punti di forza, oltre che nei due capoluoghi, nelle località di Montesilvano, Spoltore, San Giovanni Teatino e Francavilla al Mare. L’armatura urbana della regione risulta tuttavia squilibrata, per la minore forza di polarizzazione degli altri capoluoghi di provincia (L’Aquila, Teramo); al contrario, una certa vitalità industriale e terziaria caratterizza Lanciano e Vasto. Una funzione di contrappeso si può attribuire, infine, a due città interne, Sulmona e Avezzano, aspirante capoluogo di provincia.
Le basi dell’economia regionale sono industriali e terziarie, nonostante il ruolo mantenuto dall’agricoltura, la quale occupa il 4,5% della popolazione attiva, contro il 30,5% dell’industria e il 65% dei servizi (2005). Nelle basse valli e nella fascia costiera, sono diffusi i seminativi irrigui e le colture ortive; nelle conche interne, e specialmente in quella di Sulmona, ampi tratti di seminativo irriguo si alternano a frutteti, oliveti e vigneti specializzati. La coltura della barbabietola predomina nella conca del Fucino, dove alimenta due importanti zuccherifici. Il prodotto agricolo più diffuso è il frumento, coltivato ovunque; tipica della montagna è la patata, mentre prodotti economicamente importanti sono le olive (con rilevante produzione di olio di qualità), e l’uva, sia da tavola, sia da vino (con produzione di DOC – Controguerra, Montepulciano d’Abruzzo, Trebbiano d’Abruzzo – rinomati anche fuori del territorio regionale). Coltivazioni tipiche locali sono anche quella del tabacco nel Chietino-Pescarese, dello zafferano nella conca aquilana e della liquirizia ad Atri. La pastorizia, tradizionale fin dalla più remota antichità, è in decadenza (310.000 capi nel 2005), malgrado qualche recente segnale di ripresa, interessante anche ai fini di un recupero turistico e culturale della rete dei tratturi. Tra le modeste risorse minerarie va segnalato il metano (Teramano e Vastese), la cui scoperta, con l’inserimento dell’A. nella rete nazionale di metanodotti, ha dato anche un decisivo impulso allo sviluppo industriale, attraverso la nascita di sistemi locali di produzione costituiti da complessi di imprese di dimensioni piccole e medie. L’industria presenta un’ampia diffusione, sia pure con impianti di piccole dimensioni, come per es. nella Val Vibrata (calzature, abbigliamento). Più rilevanti la bassa valle del Pescara e il Vastese meridionale. La prima, dove hanno sede anche gli impianti elettrochimici di Bussi sul Tirino e le industrie del cemento e dell’asfalto di Scafa, registra la maggiore concentrazione di stabilimenti nella zona costiera compresa tra Chieti Scalo e Pescara (zuccherificio, industrie molitorie, olearie, dei laterizi, del legno, fonderie, trafilerie, cartiera, industria dell’abbigliamento ecc.). Quest’area di sviluppo industriale è certamente favorita dalla sua posizione all’innesto di importanti vie di comunicazione, quali le ferrovie litoranea e transappenninica e le statali Adriatica e Valeria, affiancate da tratte autostradali. Il sistema delle comunicazioni fruisce di collegamenti aerei internazionali in partenza dall’aeroporto di Pescara. Nel comprensorio di Vasto, invece, hanno notevole importanza l’industria del vetro – la quale ha determinato il sorgere di attività complementari, unico esempio nella regione di soddisfacente integrazione verticale – e inoltre le produzioni meccaniche ed elettromeccaniche. Altre interessanti aree di industrializzazione si sono costituite nelle immediate adiacenze di Teramo, L’Aquila (industria elettromeccanica), Sulmona (parti meccaniche per automobili), Avezzano (informatica, materiali e macchine per l’edilizia, zuccherificio, industria cartaria), Carsoli e nella bassa valle del Sangro (industria automobilistica, motociclistica, alimentare). Le vecchie manifatture locali (ceramiche a Castelli e centri vicini, ferri battuti nell’Aquilano e a Guardiagrele, merletti a Scanno e Pescocostanzo), benché in decadenza, conoscono processi di recupero produttivo, determinati localmente (es. Castelli) dalla domanda turistica, una posizione rilevante è occupata, anche al di fuori del territorio regionale, dall’industria alimentare (pastificio di Fara S. Martino). Un apporto decisivo all’economia regionale proviene infatti dalle attività turistiche nei molti centri litoranei, tra i quali Montesilvano, Roseto degli Abruzzi, Giulianova e Tortoreto a N di Pescara, Francavilla al Mare e Ortona a S, e nelle stazioni climatiche montane, come Roccaraso, Pescasseroli e Ovindoli. Più di recente si è assistito a una vistosa valorizzazione delle aree collinari interne e dei centri minori già spopolati (agriturismo, turismo naturalistico, seconde case), anche grazie alle qualità ambientali dell’area, garantite dalla salvaguardia di circa un terzo del territorio regionale: con i parchi nazionali del Gran Sasso-Monti della Laga e della Maiella (istituiti nel 1991), che si aggiungono a quello d’Abruzzo, Lazio e Molise, e con le molte aree protette dalla Regione. Lo sviluppo di un settore terziario di livello avanzato fruisce della presenza delle Università di Chieti-Pescara, da cui ha preso origine quella di Teramo, e dell’Aquila, che hanno tutte anche ulteriori sedi in centri di minore dimensione demografica. Collegati con la rete universitaria sono svariati istituti e centri di ricerca di notevole importanza, come l’Istituto Mario Negri Sud (Santa Maria Imbaro). Di rilevanza mondiale è l’attività del laboratorio di ricerche nella fisica delle particelle del Gran Sasso (1987) dell’Istituto di Fisica Nucleare, posto nella via di passaggio aperta per la costruzione del traforo autostradale.
L’A. fu abitato sin dal Paleolitico inferiore, come testimoniano i reperti acheuleani nella regione. I complessi tipici del Paleolitico medio (Musteriano) sono piuttosto scarsi, mentre è diffuso il Paleolitico superiore (Fucino, Val Vibrata, Parco Nazionale). Le prime tracce di industrie neolitiche sono rappresentate da frammenti di ceramica impressa (Penne, Val Vibrata); tipica del Neolitico medio-superiore abruzzese è la cultura di Ripoli (➔), che si sviluppa nel 6°-5° millennio a.C., testimoniata nella grotta dei Piccioni, presso Bolognano. Insediamenti di pastori della media e recente età del Bronzo (1700-1200 ca. a.C.), di cultura appenninica e subappenninica, sono diffusamente attestati nel territorio. All’età del Ferro risalgono le necropoli di Alfedena, Fiorano e Capestrano.
Allora l’A. era già abitato da popolazioni italiche: Sabini e Piceni a N, Equi e Vestini nel centro, Marsi, Peligni e Frentani a S, popoli assai bellicosi sui quali i Romani estesero il loro dominio dopo la seconda guerra sannitica, quando molti ottennero di entrare in alleanza con Roma (304 a.C.). Nella divisione augustea dell’Italia l’A. era compreso quasi totalmente nella regione IV (Sabina Samnium); più tardi la regione a E del Tevere e della Nera fu denominata provincia Valeria. Forse già nel 1° sec. iniziò la predicazione cristiana, anche se le memorie dei primi vescovi risalgono al 5°.
Assorbito dai Longobardi nel ducato di Spoleto ed eretto nell’843 in contado autonomo con il nome di Marsia, l’A. passò nel 926 sotto il dominio di Attone borgognone e di Berardo detto il Francico. Dopo una lunga serie di lotte e di tentativi di penetrazione normanna, il re di Sicilia Guglielmo I ottenne da papa Adriano IV l’investitura della regione, definita in finibus Aprutii (dal vecchio contado d’Apruzzo, territorio del circondario di Teramo dipendente dalla marca di Camerino). Restio al dominio normanno, l’A. si schierò con gli Svevi, per dividersi poi durante le lotte tra Federico II e la Chiesa. In questo periodo si ha la fondazione dell’Aquila (1254), abbattuta da Manfredi nel 1259 e risorta come libero comune. Nei secoli successivi l’A. fu devastato dalle contese tra ungheresi e pontifici, angioini e durazzeschi, aragonesi e angioini.
Sotto il dominio spagnolo soffrì dell’impoverimento generale; prese parte alla rivolta di Masaniello (1647) e ai primi del Settecento, mentre Austriaci e Spagnoli si disputavano il Regno, fu funestato da terribili terremoti. Dopo una breve parentesi austriaca passò sotto i Borboni (1738). Durante l’invasione francese, Teramo resistette alle truppe di Championnet (1798-1799). Nel 1821, 1841 e 1848 si ebbero moti insurrezionali. Dopo il 1860 si sviluppò il brigantaggio, domato dalle truppe del generale F. Pinelli e del conte Pallavicini di Priola.
Il terremoto del 6 aprile 2009, di magnitudo 5,8 della scala Richter, con epicentro a L'Aquila, oltre ad aver provocato 298 morti e oltre 1.500 feriti, ha arrecato gravi danni alle strutture residenziali e produttive, nonché all'ingente patrimonio artistico e culturale della regione: migliaia di famiglie sono state sgomberate, mentre un gran numero di edifici privati e pubblici e di infrastrutture ha subito lesioni gravissime.
Parco nazionale d’ Abruzzo, Lazio e Molise Zona protetta dell’Appennino Abruzzese (fino al 2000, Parco nazionale d’Abruzzo). Comprende l’alta valle del fiume Sangro e le zone adiacenti, della superficie di circa 300 km2 appartenenti in gran parte alla provincia dell’Aquila e per il resto a quelle di Frosinone e Isernia. Si estende lungo la valle del Sangro da Gioia Vecchio al valico di Aia della Forca, tra Barrea e Alfedena, e alla Foce di Barrea, allargandosi sul fianco sinistro della valle fino allo spartiacque tra Sangro e Sagittario, mentre sul fianco destro giunge al crinale della valle Roveto, a Forca d’Acero, alla Serra delle Gravare e si sviluppa sul versante tirrenico comprendendo quasi interamente il gruppo della Meta e le Mainarde.
Il Parco è stato istituito nel 1923 in una zona che, in gran parte, già dal 1862 era costituita a riserva reale di diverse specie vegetali e alcune specie animali di notevole interesse. La ricca biodiversità che caratterizza la flora (2.000 specie di piante superiori) e la fauna (66 specie di mammiferi, 230 di uccelli, 52 di rettili, anfibi e pesci e 5.000 specie di invertebrati) fa del parco uno dei più interessanti e visitati d’Italia. In particolare il parco ha avuto un ruolo basilare nella conservazione di alcune specie animali, come l’orso bruno marsicano, il camoscio d’Abruzzo, il lupo appenninico, la lince, il cinghiale e, tra i Mammiferi minori, la lontra, il tasso, l’istrice, il gatto selvatico e la martora. Nella riserva nidifica l’aquila reale. Ogni anno il parco attira circa due milioni di visitatori, flusso di turisti che ha consolidato un processo di crescita produttiva nei Comuni compresi nell’area protetta (per es., Pescasseroli, Opi, Villetta Barrea, Civitella Alfedena, Scanno).
Nel 1991 sono stati istituiti altri due parchi nazionali all'interno della regione.
il Parco nazionale della Maiella, con una superficie di 741 km2, si estende nelle province di Chieti, Pescara e L'Aquila. Vi sono state censite più di 1900 specie vegetali, di cui molte endemiche e rare, come il papavero alpino e la stella alpina della Maiella. Il parco ha avuto un ruolo fondamentale nella conservazione di numerose specie animali rare, come il camoscio, l'orso, il lupo, l'aquila reale, il falco pellegrino e il piviere tortolino, quest'ultimo molto raro in Italia.
Il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, si estende per circa 1500 km2 sul territorio di tre diverse regioni, e comprende 44 comuni distribuiti in 5 province. Racchiude i due gruppi montuosi del Gran Sasso e della Laga; presenta ambienti naturali eterogenei e flora e fauna diversificate. Vi si rinvengono più di 2000 specie di piante, mentre si segnala la presenza del camoscio (reintrodotto con successo) e di piccoli branchi di lupi; sono inoltre presenti l'orso bruno marsicano e rapaci rari come l'aquila reale, il falco pellegrino, il lanario e il gufo reale.