Teramo Comune dell’Abruzzo (152 km2 con 53.998 ab. nel 2020), capoluogo di provincia. È situata a 265 m s.l.m. in posizione equidistante tra il Mar Adriatico e il massiccio del Gran Sasso d’Italia. Nel nucleo antico, di forma regolare, vi sono importanti resti del periodo romano (teatro, anfiteatro, complesso termale, ville private) e medievale. Rimasta racchiusa all’interno del pianoro di confluenza fluviale fino all’inizio del 19° sec., la città avviò successivamente un programma di riorganizzazione urbanistica che la portò a espandersi prima verso O e poi in direzione NE, in particolare dopo la costruzione dei ponti sul Tordino e sul Vezzola. La popolazione cominciò presto ad aumentare passando dai 10.000 ab. del 19° sec. ai 31.800 del 1931 e ai 41.900 ab. del 1961. In seguito l’incremento demografico, dovuto non tanto al movimento naturale quanto ai rientri degli emigrati dall’Italia e dall’estero, è stato più contenuto ma costante. Il periodo di maggiore espansione topografica riguarda i decenni 1960 e 1970 e ha interessato sia il piano sia le aree collinari circostanti. Nell’economia urbana notevole peso hanno le attività commerciali e terziarie, ma non trascurabile è anche la presenza del settore industriale (metalmeccanica, produzione di materiali da costruzione, industrie dolciarie, lavorazione della ceramica, delle pelli e della lana). Rimasta a lungo isolata, oggi T. è ben collegata alle altre città dell’Abruzzo, soprattutto della fascia adriatica, e a Roma, grazie all’autostrada Roma-L’Aquila-T. (A24), con il traforo del Gran Sasso.
L’antica Interamnia dei Pretuzi (poi Teramne) passò in potere dei Romani nel 3° sec. a.C. La sua importanza economica e strategica crebbe in seguito alla costruzione delle strade consolari che la collegarono con Roma e il Mar Tirreno. Dopo la caduta dell’Impero Romano, fu saccheggiata e distrutta dai Goti e dai Visigoti; ricostruita dai Longobardi, che la conservarono sotto il loro dominio fino all’11° sec., conquistata dai Normanni, entrò a far parte prima del ducato di Puglia e poi del regno di Napoli. Sede vescovile fin dai tempi più antichi, la città ebbe nella Chiesa un punto di riferimento politico. Quasi completamente devastata da un incendio nel 1156, venne riedificata dal vescovo Guido II e ottenne successivamente dal vescovo Sasso il privilegio di dotarsi di propri statuti (1207). Annessa da Federico II al giustizierato di Sulmona e inclusa (1273) nell’Abruzzo Ulteriore in seguito alla riorganizzazione amministrativa di Carlo d’Angiò, la città conobbe un periodo di grande prosperità. Nonostante l’intensificarsi dei rapporti commerciali con la Toscana, l’Umbria e Venezia, attraversò invece un periodo di crisi fra 14° e 15° secolo. Sotto Giovanna II, vi riportò ordine per qualche anno (1421-24) Braccio da Montone, ma i disordini ripresero, finché Francesco Sforza impose alla città il suo dominio (1438-43). Ridotta sotto il potere della corona da Alfonso il Magnanimo, fu concessa di nuovo, per breve tempo, agli Acquaviva; tornò poi definitivamente al demanio regio. Nel 1684 divenne capoluogo della provincia di Abruzzo Ulteriore I e sede della regia udienza, riacquistando così nuove funzioni e centralità. Occupata dagli Austriaci (1707-34) e dai Francesi (1798), si ribellò a G. Murat nel 1814 e fu sottomessa dalle truppe di F. Pepe, seguendo poi le sorti del regno di Napoli fino all’unità d’Italia.
Tra i monumenti, notevoli la cattedrale, eretta dopo il 1156, e ingrandita nel 14° sec.; le chiese di S. Antonio (già S. Francesco, in parte del 13° sec.) e di S. Domenico (14° sec.); il palazzo vescovile (14° sec., ora rimodernato); gli avanzi della primitiva cattedrale (del 6° sec.) incorporati nella chiesetta romanica di S. Getulio; il chiostro dell’ex monastero di S. Giovanni (15° sec.).
Provincia di T. (1954 km2 con 303.900 ab. nel 2020, ripartiti in 47 comuni). Si estende su parte del bacino del basso Tronto, su quelli del Vomano, del Tordino e del Salinello e, nell’interno, fino ai Monti della Laga e al Gran Sasso. Si tratta di un territorio di forma quadrangolare, costituito prevalentemente da colline e valli digradanti verso il mare. La presenza dei rilievi fa da barriera ai venti provenienti da O e da S e il clima è di tipo subcontinentale sui rilievi, mediterraneo lungo la costa. Ancora più marcata rispetto a quella comunale è stata la crescita demografica della provincia, nel cui territorio, a fronte di un progressivo spopolamento delle aree interne, si è costituito, fra Martinsicuro e Silvi Marina, un allineamento costiero pressoché ininterrotto. L’assetto economico è caratterizzato da una crescente integrazione fra industria e terziario, evidente soprattutto nel sistema manifatturiero della valle del fiume Vibrata, organizzato secondo un modello di produzione di tipo distrettuale, che consente tipiche economie di agglomerazione. Particolarmente sviluppati si presentano i settori alimentare, tessile e dell’abbigliamento, dell’arredamento, meccanico, della lavorazione del marmo e della pietra, dei laterizi. Il settore primario è rappresentato dalle attività silvo-pastorali in montagna, dalla coltivazione della frutta, dell’olivo e della vite sulle colline e lungo la costa, dove sono largamente presenti, insieme alle colture ortofrutticole, le attività di pesca. Assai sviluppato il turismo balneare, che fa riferimento alle buone attrezzature ricettive di stazioni come Alba Adriatica, Tortoreto Lido, Giulianova, Roseto degli Abruzzi, Pineto, Silvi Marina.