Rilievo della superficie terrestre, che in genere differisce dalla collina per maggiore altitudine e per differenti caratteri morfologici. In Italia sono considerati montani i territori dei comuni che superano per almeno l'80% della superficie i 600 m di altitudine s.l.m. e quelli in cui il dislivello tra la quota altimetrica inferiore e la superiore non sia minore di 600 m.
Le m. raramente si presentano come rilievi isolati, più spesso sono raggruppate a costituire delle catene che si sviluppano secondo allineamenti prevalenti, o formano dei massicci quando il gruppo è compatto e non ha una direzione ben definita. Una serie di catene o di gruppi montuosi collegati tra loro prende il nome di sistema montuoso.
La formazione delle m. (➔ orogenesi) è connessa ai movimenti tettonici che interessano vasti settori della crosta terrestre. La maggior parte delle catene montuose infatti è il risultato di fenomeni di intenso piegamento che in alcuni casi ha dato luogo a strutture con pieghe anticlinali e sinclinali più o meno regolari (Giura, Appalachi), mentre in altri l’esasperazione dei processi plicativi ha portato allo sviluppo di accavallamenti, sovrascorrimenti e falde di ricoprimento (Appennino, Alpi, Himalaya). Lo stesso sviluppo di una catena risulta delineato attraverso numerose fasi di carattere compressivo (movimenti laterali) spesso seguite da fasi a prevalenti movimenti verticali che hanno determinato sollevamenti e sprofondamenti di vaste zone adiacenti, influendo direttamente sull’altitudine delle montagne. Dopo la loro formazione, le m. vengono attaccate dagli agenti esogeni (quali i processi termoclastici, la gelivazione, l’azione solvente delle acque, i fenomeni di idratazione, l’idrolisi dei silicati, la corrosione legata all’anidride carbonica, l’azione delle acque correnti e del ghiaccio) e sottoposte a una intensa azione di disfacimento chimico e meccanico. Un caso particolare di rilievo montuoso è dato dagli apparati vulcanici, spesso isolati (per es., Fujiyama, Etna), che possono anche costituire intere catene montuose (Ande).
I rilievi montuosi hanno una grande importanza ai fini climatici, sia perché agiscono come barriere rispetto ai venti e perciò delimitano spesso regioni a caratteri climatici diversi, sia perché, in conseguenza del fatto che con il crescere dell’altezza diminuisce la temperatura e aumentano le precipitazioni, essi rappresentano isole in condizioni climatiche peculiari. A sua volta il clima costituisce un fattore importante del modellamento del rilievo, poiché le variazioni della temperatura e delle precipitazioni determinano le condizioni per la formazione in superficie di materiale disgregato che viene facilmente allontanato, favorendo incessantemente formazione e asporto di nuovo materiale detritico.
L’altitudine elevata, la morfologia di solito tormentata, il clima rude fanno della m. un ambiente arduo e spesso ostile, al quale soltanto alcune specie vegetali e animali possono adattarsi e dove l’insediamento e l’organizzazione dello spazio da parte dell’uomo incontrano ostacoli e assumono forme peculiari. Di solito in m. la densità di popolazione è bassa e le comunicazioni risultano difficili, per cui si manifestano frequentemente fenomeni di isolamento e di conservazione di generi di vita arcaici e prevalgono le attività rurali (soprattutto silvo-pastorali). Nelle aree intertropicali le comunità umane spesso tendono a portarsi verso l’alto per sfuggire al clima malsano delle bassure, specialmente là dove si elevano vasti altipiani utilizzabili per le pratiche agricole (Africa orientale, Messico). Altri motivi di diversificazione del rapporto tra società umana e m. sono connessi con la morfologia, con l’eventuale disponibilità di risorse minerarie (molti insediamenti d’altitudine nelle Ande furono fondati dagli Spagnoli per l’estrazione di minerali preziosi), con la posizione delle m. stesse rispetto a zone particolarmente vivaci culturalmente ed economicamente (ciò spiega perché le Alpi siano la catena montuosa più umanizzata del mondo).
Il rapporto tra uomo e m. è mutato a più riprese nel corso della storia: la m. è stata, per es., meta e rifugio durante periodi di guerra o di disordini civili; ed è stata oggetto di vera e propria colonizzazione agricola quando l’aumento demografico ha scatenato una fame di terra che la pianura non riusciva a saziare; per contro, nei paesi via via toccati dall’industrializzazione e dalla successiva terziarizzazione si è verificato un sensibile spopolamento montano (a volte in forma di vero e proprio esodo), prima significativa fase del più vasto processo dello spopolamento rurale. A partire dalla seconda metà del 20° sec. il turismo montano, sia estivo (di villeggiatura) sia soprattutto invernale (sport sciistici), ha assunto dimensioni di massa e grande diffusione, e ha restituito vitalità economica a molte aree montane.
La m. è uno dei tipi più importanti di località naturali che all’immaginazione religiosa appaiono come luoghi sacri (boschi, grotte, mare ecc.). Ora adorata direttamente, ora personificata, ora concepita come dimora stabile degli dei (per es., l’Olimpo in Grecia) o soggiorno preferito di determinate divinità, la m. richiama la venerazione nei più diversi tipi e livelli della religione. A parte la maestosità e, a volte, l’inaccessibilità della m., a suscitare reazioni religiose è anche la sua apparente vicinanza al cielo, onde spesso le divinità eminentemente uraniche hanno un legame particolare con i monti. D’altra parte la m. può apparire anche come massima espressione delle forze telluriche: perciò per es. nelle antiche religioni anatolica e cretese la m. è sede della grande madre degli dei. Numerosi sono i templi e santuari montani nelle varie religioni e si conoscono anche templi costruiti a imitazione della m. (Mesopotamia).
La guerra di m. è costituita da un insieme di speciali operazioni belliche condotte da truppe in genere specializzate. Operazioni di tale tipo si sono avute in ogni periodo storico: la battaglia delle Termopili, il passaggio delle Alpi da parte di Annibale, le guerre sannitiche (nell’antichità); la prima parte della campagna d’Italia di Napoleone nel 1797, le operazioni garibaldine del 1866 nelle Giudicarie; soltanto con il saturarsi degli spazi in conseguenza dell’aumentato volume degli eserciti si sono avute durante le due guerre mondiali intere campagne condotte unicamente in m., quali quella sul fronte italiano dallo Stelvio a Gorizia nella prima, la campagna d’Albania e quella sulle linee Gustav e Gotica durante la seconda.
Si chiama effetto m. l’errore nei rilevamenti radiogoniometrici causato da riflessione delle radioonde da parte di rilievi montuosi.