Struttura architettonica fissa, parte integrante dei fabbricati a vari piani, costituita da una serie di gradini (nei quali l’altezza è detta alzata e la profondità pedata) disposti secondo un piano inclinato, e che può essere continua o intrammezzata da ripiani (pianerottoli), da cui risulta divisa in più capi (rampe).
Serie di elementi omogenei, materiali e concreti, o più spesso astratti, che si susseguono secondo un ordine progressivo, stabilito in base a criteri diversi, di grandezza, d’importanza, di complessità, di difficoltà.
Specie di catena ininterrotta di tutti gli organismi, collegati da transizioni insensibili, ma non discendenti gli uni dagli altri, la cui esistenza fu affermata tra gli antichi da Aristotele e tra i moderni da C. Bonnet e G.-L. de Buffon. In seguito al progresso degli studi evoluzionistici, il concetto di scala lineare si è rivelato insostenibile ed è sorta la classificazione per phyla o per alberi genealogici.
Espressione (esemplata sull’ingl. sliding scale e sul fr. échelle mobile) usata nel linguaggio economico con più accezioni. Nel 19° sec. indicò un sistema di dazio sui grani usati per assicurare l’approvvigionamento del prodotto e proteggere l’agricoltura dalla concorrenza estera. Successivamente fu riferita alle variazioni cui erano soggetti i salari dei lavoratori in proporzione al variare del costo delle materie prime necessarie alla produzione, specialmente nel settore minerario e metallurgico. Solo più recentemente, e in particolare dopo la Seconda guerra mondiale, essa ha assunto un altro significato, indicando il meccanismo di adeguamento dei salari e degli stipendi al costo della vita (indicizzazione), calcolato facendo riferimento ai prezzi di un paniere di beni e servizi, ponderato con opportuni coefficienti, che rappresenta una misura della variazione dei prezzi al dettaglio. Tale meccanismo, in vigore in Italia fino al 1991, prevedeva l’integrazione del salario con una indennità di contingenza (➔) proporzionale al numero dei cosiddetti punti di contingenza, a loro volta legati al tasso di inflazione.
Le cosiddette economie di scala (o di dimensione) consistono nella diminuzione dei costi medi di produzione in relazione alla crescita della dimensione degli impianti e sono quindi realizzate dalle grandi imprese per ragioni organizzative e tecnologiche. In relazione a un dato livello di dimensione degli impianti, la riduzione dei costi unitari al crescere della quantità prodotta può realizzarsi in conseguenza sia della maggiore efficienza della direzione e delle maestranze, sia della riduzione e dispersione dei rischi, sia della maggiore facilità di finanziamento e della possibilità di un più largo ricorso alla pubblicità. Inoltre le economie di scala sono connesse con la ricerca di migliori metodi di produzione e con lo sviluppo di nuovi prodotti; hanno valore e forza vincolante anche negli scambi economici internazionali (➔ scambio). Alle economie di scala fanno però riscontro anche le diseconomie di scala, ossia le difficoltà crescenti di organizzazione e di amministrazione collegate con l’aumento delle dimensioni delle imprese.
Nella rappresentazione grafica degli andamenti delle grandezze fisiche, la graduazione del sistema di coordinate.
L’ordine di grandezza delle dimensioni che caratterizzano i diversi sistemi fisici; le proprietà di scala sono quelle riscontrabili nell’andamento di determinati processi fisici al variare della scala dei parametri che li caratterizzano.
L’invarianza di scala è la proprietà (detta anche autosomiglianza o scaling) di un fenomeno o di un sistema di presentarsi identico, a meno di una ridefinizione delle unità di misura, nei cambiamenti di scala (o dilatazioni) di una o più delle variabili da cui dipende. Le grandezze (dette esse stesse invarianti di scala) che descrivono tali sistemi o fenomeni sotto cambiamenti di scala risultano modificate per fattori moltiplicativi, indipendenti dalle variabili del sistema, determinati dalle dimensioni (o indici o esponenti) di scala caratteristiche delle varie grandezze; dimensioni di scala ricavabili applicando unicamente i metodi dell’analisi dimensionale sono dette canoniche o normali, in caso contrario sono dette anomale. La relazione che lega una grandezza invariante di scala alle variabili, rispetto alle quali si ha l’invarianza, è detta legge di scala; sono dette leggi di scala anche le relazioni tra le dimensioni di scala relative a diverse grandezze descriventi uno stesso sistema, e, in questo caso, si parla di leggi di scala anomale per quei sistemi caratterizzati da un insieme infinito di indici di scala in relazione non banale tra loro (➔ turbolenza). Un fenomeno o un sistema può manifestare invarianza di scala anche soltanto in particolari intervalli di valori delle variabili da cui dipende: quelli per i quali le sue scale fisiche caratteristiche (determinate dai parametri costanti non adimensionali che compaiono nelle leggi che regolano il suo comportamento e causa della non invarianza di scala) perdono di rilevanza; tali intervalli definiscono la regione dell’invarianza di scala o regione di scaling.
Nel disegno, nella cartografia e nel linguaggio tecnico e scientifico si dice scala di riduzione il rapporto che intercorre tra le dimensioni lineari di due figure simili: l’una è quella rappresentata nel disegno, l’altra è quella reale, oggetto della rappresentazione. Tale rapporto si esprime con una frazione che ha per numeratore l’unità e per denominatore un numero per il quale bisogna moltiplicare le distanze misurate sulla carta per avere la corrispondente lunghezza sul suolo. Così, per es., scala 1:100.000 o 1/100.000 (da leggersi: scala di uno a centomila) significa che un’unità di misura lineare sulla carta (per es., 1 cm) corrisponde a 100.000 unità sul suolo (cioè a 1 km).
La scala grafica è data da un segmento di retta divisa in centimetri o in millimetri con a fianco le indicazioni delle corrispondenti lunghezze reali.
Lo scalimetro è lo strumento da disegno, costituito da un righello (a sezione rettangolare o, più spesso, triangolare equilatera) che porta su ciascun bordo una differente scala grafica per la lettura diretta di lunghezze su disegni e carte topografiche.
La suddivisione dei tempi geologici stabilita attraverso i metodi della cronologia geologica relativa e assoluta (➔ cronologia).
In sedimentologia, scala granulometrica, la suddivisione in classi dimensionali di un sedimento sciolto (popolazione di granuli) secondo una progressione aritmetica o geometrica (logaritmica); la scala più usata in sedimentologia è quella di Udden-Wentwoth, che è in progressione geometrica.
In mineralogia, la durezza dei minerali è misurata secondo la cosiddetta scala di Mohs (➔ durezza).
In sismologia, l’entità dei fenomeni sismici è misurata secondo la scala delle magnitudo o di Richter (➔ magnitudo), che ha sostituito la scala Mercalli e altre scale empiriche.
Ente a una dimensione, di solito una retta, sul quale è distribuita una graduazione, cioè un sistema di ascisse. Così, per es., scala metrica è una retta su cui gli intervalli tra le graduazioni 1; 2; ... sono uguali a un medesimo segmento u, quelle tra 1; 1,1; 1,2; ... a (1/10) u ecc. Più in generale si chiama scala funzionale della funzione f(x) la scala che si ottiene su una retta r fissando su essa preventivamente una scala metrica e associando poi ai punti di ascissa cartesiana 2, 3, 4 ecc., i valori f(2) e rispettivamente f(3), f(4) ecc. In fig. 1A, la graduazione in basso è la scala metrica di partenza e quella in alto la scala funzionale della funzione y=x2. Solitamente si elimina la doppia graduazione riducendo la scala metrica ai soli valori 0 e 1. In fig. 1B è indicata la costruzione grafica della scala funzionale di y=logx, o scala logaritmica; in essa è tracciata la curva logaritmica cosicché le distanze tra 1 e 2, 1 e 3, 1 e 4 ecc., lette sull’asse y, sono proporzionali a log2, log3, log4 ecc.
La nozione di scala graduata si ricollega in metrologia a quella di scala di misurazione: fissare una scala di misurazione significa generalmente fissare su un ente geometrico a una dimensione (di solito su una retta) un’origine, un’unità di misura e spesso anche un verso positivo di percorrenza; l’unità di misura, detta grado della scala, è in relazione, con opportuna convenzione, con l’unità di misura della grandezza cui la scala si riferisce, e costante di scala è il rapporto tra le due unità di misura.
Per l'uso del termine in musica ➔ scala musicale.
Apparecchio elevatore (detto anche piattaforma di lavoro) costituito da una piattaforma sollevata da un sistema elevatore a tubi telescopici verticali azionati idraulicamente, sia trasportabile a mano, sia montata su apposito automezzo (autoscala). Il meccanismo elevatore può essere costituito anche da due o più bracci snodati sollevati anch’essi con trasmissione idraulica.
Nelle costruzioni civili, elemento architettonico facente parte integrante dei fabbricati a vari piani ed è realizzata con materiali diversi: legno, ferro e, soprattutto, cemento armato per la struttura portante; il rivestimento esterno è molto spesso di pietra, ma sono anche usati altri materiali (legno, plastica ecc.). Al fine di rendere agevole l’uso della scala è necessario tenere conto del fatto, suggerito dall’esperienza, che le alzate dei gradini devono essere tali da non richiedere sforzi eccessivi nella salita, ma non devono essere nemmeno troppo piccole altrimenti la lunghezza delle rampe diventerebbe eccessiva. In genere si ricorre alle seguenti formule empiriche, in cui a e p sono le misure, in centimetri, dell’alzata e della pedata: 2a+p=62 oppure a+p=45.
È costituita (fig. 2) da un’incastellatura portante (trave composta, generalmente a traliccio metallico) appoggiata alle testate su due ripiani, superiore e inferiore, ed eventualmente in punti intermedi. La struttura portante è destinata a collegare il complesso catene-gradini-corrimano: le catene, del tipo Galle, sono due, ciascuna formante un anello chiuso in un piano verticale lungo le fiancate della trave; sono trascinate a un estremo da una coppia di ruote dentate (movimentate da un gruppo motore regolato a velocità costante, 0,4-0,5 m/s) e sono messe in tensione all’altro estremo mediante tenditori agenti sul supporto scorrevole di un’altra coppia di ruote dentate folli. Le catene sono collegate trasversalmente fra di loro dai gradini, i quali hanno quindi anche funzione di distanziatori e scorrono, mediante rullini, su apposite guide che sopportano una parte del carico insistente sulla pedata, profonda in genere 40 cm, e consentono la riduzione dell’alzata in prossimità dei pianerottoli. Il corrimano è costituito da una coppia di nastri di gomma telata con anima di acciaio, formanti anch’essi un anello chiuso in un piano verticale, mantenuti in tensione da un apposito sistema e mossi dallo stesso apparato motore che aziona le catene. La larghezza utile della scala varia da 0,50 m a 1 m e più, a seconda che si prevedano uno o più viaggiatori sul medesimo gradino e, corrispondentemente, la capacità di trasporto varia fino a un massimo di qualche migliaio di persone ogni ora. Possono aversi scale mobili sia per la discesa, sia per la salita, ma queste ultime sono più frequenti; sono dotate di dispositivi di sicurezza che arrestano il moto in caso di guasti.
È così detta dal nome dell’ideatore; è propriamente una scala retrattile, costituita da vari tronchi che si sfilano successivamente disponendosi uno di seguito all’altro in modo da raggiungere altezze notevoli. Il movimento di scorrimento dei vari tronchi è ottenuto a mezzo di una fune rinviata da pulegge e avvolta su un argano disposto nella parte bassa e manovrato a mano o a motore. La scala Porta è spesso montata su autocarro e quindi è classificabile fra le autoscale. La scala, sorretta da sostegno girevole in modo da poter essere disposta in varie direzioni, è usata per azioni antincendio e di salvataggio dai vigili del fuoco, per manutenzione di linee aeree ecc.
Può essere semplice o a libretto; la prima, detta anche a pioli, ha bisogno di un appoggio verticale e di uno orizzontale non molto liscio per evitare lo scivolamento; la seconda è incernierata all’estremità superiore con un telaio della stessa lunghezza, ma senza pioli, che può aprirsi a formare una V rovesciata e costituire l’appoggio; questo tipo può essere usato anche su pavimento liscio, quando si munisca di un dispositivo che impedisca l’allargamento delle due parti oltre un certo limite.
Scala retrattile Scala a pioli avente un’estremità fissata a cerniera a un solaio (in genere di calpestio di ambienti sottotetto o simili) e l’altra estremità sollevabile in modo da portare la scala in posizione orizzontale a chiudere esattamente l’apertura del solaio (come lo sportello di una botola).
In elettronica, dispositivo avente la proprietà di fornire in uscita un impulso di tensione per ogni n impulsi applicati all’entrata; il numero n prende il nome di fattore di divisione della scala e, a seconda del suo valore, quest’ultima è spesso indicata con il nome di scala di 2, scala di 1000 ecc. Le scale di divisione (dette anche divisori di frequenza o divisori di impulsi) fondano il loro funzionamento sull’uso di multivibratori bistabili. Un multivibratore di tal genere fornisce un impulso rettangolare di tensione la cui durata è pari all’intervallo di tempo intercorrente fra due successivi impulsi di comando: esso costituisce cioè una scala di 2. Disponendo k multivibratori bistabili in serie, si ottiene una scala di 2k (scala binaria); con circuiti più complessi si possono ottenere scala che contino per potenze di 10 (scale decimali o decadiche) anziché per potenze di 2. Le scale di divisione si usano nei contatori elettronici.
In marina, nelle navi, graduazione, in piedi o in m, incisa sul dritto di prora e di poppa (e sui mercantili anche al centro) per conoscere, a seconda della variazione del carico, la misura della parte immersa della nave.
Diagramma che fornisce il dislocamento (o, nel caso dei mercantili, il carico portata lorda) della nave in funzione delle sue immersioni. Anche, diagramma che dà la capacità di un deposito per liquidi (nafta, acqua ecc.) in funzione dell’altezza del livello del liquido in esso.