In riferimento ai sistemi di scrittura, si dice scrittura lineare ogni sistema grafico adoperante segni a sviluppo l. non interpretabili come pittogrammi; in particolare, in archeologia si dice lineare (distinta in due tipi, detti rispettivamente A e B) un sistema grafico usato in iscrizioni trovate a Creta, Micene, Pilo, e risalenti alla seconda metà del secondo millennio a.C. (➔ cretese-micenea, civiltà).
Si dice lineare un’equazione o un’espressione algebrica in cui l’indeterminata o le indeterminate compaiono al primo grado: si parla così di combinazione lineare, condizione lineare, equazione lineare, funzione lineare ecc.; la denominazione deriva dal fatto che l’equazione cartesiana di una linea retta nel piano è di questo tipo. In senso più esteso si dice lineare un ente le cui proprietà dipendono in maniera essenziale dalle proprietà delle equazioni l.: si parla per es. di equivalenza lineare di curve o di superfici, spazio lineare, varietà lineare ecc.
In un senso molto generale si chiama operatore lineare un operatore A tale che, comunque si prefissino una costante c e, almeno entro certi limiti, due funzioni f(x) e g(x), risulti:
Tali condizioni si chiamano comunemente condizioni di linearità. La derivazione e l’integrazione di una funzione costituiscono due esempi di operatori l.; infatti è, per es.:
Non è invece lineare l’operatore Af(x) = [f(x)]2.
In medicina costituzionalistica, viene definito tipo lineare uno dei due tipi morfologici fondamentali della classificazione di C. Stockard, il quale distingue un tipo l. (corrispondente al longitipo di G. Viola) e un tipo laterale (corrispondente al brachitipo).
Amplificatore che dà luogo a una grandezza d’uscita direttamente proporzionale alla grandezza d’entrata.
Circuito composto da componenti lineari.
Componente che è descritto da una relazione lineare. Tipicamente per questi componenti vale il principio di sovrapposizione degli effetti: l’effetto prodotto dalla somma di due eccitazioni è pari alla somma algebrica dei singoli effetti dovuti alle singole eccitazioni.
Distorsione che, pur alterando la forma della grandezza d’uscita, non introduce componenti armoniche non presenti nel segnale d’ingresso.
Modulazione in cui il grado di modulazione è, istante per istante, direttamente proporzionale all’ampiezza del segnale modulante.
Rivelatore che è in grado di fornire un segnale demodulato la cui ampiezza è, istante per istante, direttamente proporzionale al grado di modulazione della corrente applicata.