Il termine, che definisce chiunque eserciti un’arte, ricorre nella letteratura artistica, dal 14° al 18° sec., parallelamente a quello di artefice (artifex). La definizione di artefice, di origine più antica, comprende il senso della perizia tecnica del mestiere, altrettanto importante dell’idea nella realizzazione di un’opera; il suo uso risulta prevalente fino al 18° sec. per designare pittori, scultori, architetti (G. Vasari, 1568; F. Baldinucci, 1681). F. Milizia (1797) opera una distinzione di valore tra i due termini, riservando quello di a. a chi esercita le Arti Belle, mentre il significato di artefice resta legato all’esercizio delle arti meccaniche, all’attività dell’artigiano. Il concetto di a. si lega sempre più, nel corso del 19° sec., alla visione romantica del genio creativo. Dal 20° sec. la definizione generica e comprensiva di a. è utilizzata nelle arti visive, accanto alle specifiche qualificazioni disciplinari (pittore, scultore, incisore) in relazione a un operare artistico che supera la tradizionale suddivisione tra le arti e vede il moltiplicarsi dei propri mezzi espressivi.