Pittore, architetto e scrittore (Arezzo 1511 - Firenze 1574). Artista manierista, fu attivo, come pittore e soprattutto come architetto, in diverse città italiane (Arezzo, Bologna, Napoli, Roma). Il nome di V. rimane legato però soprattutto alle grandi committenze pubbliche dei Medici a Firenze (complesso degli Uffizi) e alla raccolta delle Vite, edite la prima volta nel 1550 (Vite dei più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri), che costituiscono la prima opera moderna di storiografia artistica, nelle quali V. definì il canone dell'arte italiana fra Trecento e Cinquecento.
Ad Arezzo frequentò la bottega di G. de Pierre de Marcillat; a Firenze studiò con Andrea del Sarto e B. Bandinelli, conobbe Michelangelo e fu introdotto nella cerchia della corte medicea. Ad Arezzo conobbe Rosso Fiorentino; quindi lavorò con F. Salviati e poi presso V. Ghiberti. Importanti nell'ambito della sua complessa formazione furono inoltre i viaggi a Roma (1532 e 1538). Alla produzione giovanile risalgono il basamento dell'organo del duomo di Arezzo (1535-37) e vari dipinti per chiese cittadine (Deposizione di Cristo, SS. Annunziata). Lavorò inoltre alla decorazione dell'abbazia di Camaldoli (1537) e del refettorio di S. Michele in Bosco a Bologna (1539-40), opere che denotano un accostamento a F. Salviati e al Parmigianino. Alla prima commissione per una chiesa fiorentina (Allegoria della Concezione, 1541, SS. Apostoli) seguì un viaggio a Venezia; iniziò (1542) la ristrutturazione e gli affreschi della sua casa ad Arezzo; lavorò quindi a Napoli (1544-45) nel monastero degli Olivetani. A Roma fu introdotto con successo nella cerchia del cardinale A. Farnese, per il quale decorò (1546) la sala della Cancelleria. In questi anni fu in stretto contatto con Michelangelo, la cui influenza è evidente nella cappella Del Monte in S. Pietro in Montorio a Roma, complesso intreccio di architettura, scultura e pittura, e nel progetto per Villa Giulia (1550-52). Chiamato a Firenze (1554) da Cosimo I, negli anni seguenti fu al centro dei principali avvenimenti artistici della città. Nell'attività per il granduca V. si dimostra artista versatile, che coniuga la continuità della tradizione architettonica fiorentina con le necessità di decoro e convenienza. Con vari collaboratori lavorò alla decorazione di Palazzo Vecchio (Quartiere degli Elementi, 1555-57, e di Leone X, 1555-62; salone dei Cinquecento, 1562-65; studiolo di Francesco I, 1570-72). Iniziò (1560) la fabbrica degli Uffizi, sede degli uffici di tredici magistrature; ideato come raccordo spaziale tra Piazza della Signoria e il fiume, l'edificio è scandito da una tripartizione orizzontale, che ne sottolinea le caratteristiche di assialità e simmetria. All'attività per i Medici si affiancarono committenze private e lavori di rimodernamento di chiese medievali (pieve di S. Maria ad Arezzo, 1560-64; S. Maria Novella, 1565-67 e S. Croce, 1566-68, a Firenze). Tra le ultime opere, il progetto delle logge di Piazza Grande in Arezzo (1570-72) e le decorazioni nelle tre cappelle Pie e nella Sala Regia in Vaticano (1571-73); incompiuta, per la sua morte, la decorazione della cupola del duomo di Firenze, per la quale lasciò numerosi disegni. V. ebbe un importante ruolo nella fondazione dell'Accademia delle arti del disegno (1563) e fu collezionista di disegni di maestri italiani. Tra i suoi scritti la rilevanza maggiore spetta certamente alle Vite, di cui pubblicò una seconda edizione nel 1568 presso l'editore Giunti (con titolo un po' modificato e con l'aggiunta delle Vite de' vivi, et de' morti, dall'anno 1550 infino al 1567), opera fondamentale nella storiografia artistica italiana, in cui V. elaborò il concetto dello svolgimento e della "rinascita" dell'arte attraverso tre età, che segnano l'abbandono del Medioevo, l'ingresso nell'età moderna tramite il recupero dell'antico, e la piena maturità, espressa nell'opera di Michelangelo.