Isola del Mediterraneo orientale, a S della costa turca, a O di quella siriana. Dal 1974 è di fatto divisa in due Stati: la Repubblica di Cipro e la Repubblica turca di Cipro del Nord, stato non riconosciuto dalla comunità internazionale. Fra i due Stati si estende una fascia cuscinetto sotto il controllo dell’ONU. Nell’isola vi sono inoltre due aree a sovranità britannica, sede di basi militari: Akrotìrion e Dekèleia.
Le coste, alte e importuose nel tratto settentrionale, si articolano altrove in ampie insenature (baie di Famagosta e Larnaca). L’interno è occupato da due serie di rilievi montuosi, con andamento E-O, separati dalla pianura di Messaria; la catena settentrionale, di calcari mesozoici, culmina a 1022 m; la meridionale, di rocce vulcaniche, raggiunge l’altezza max nei Monti Tròodos (1953 m). Il clima è tipicamente mediterraneo, con estati calde e secche e inverni miti e scarsamente piovosi; le precipitazioni annue si aggirano sui 350-600 mm, fuorché sui Tròodos, dove sono sensibilmente maggiori.
La popolazione di C. è composta da due principali etnie: quella greca (78%), cristiano-ortodossa appartenente alla Chiesa autonoma cipriota, e quella turca (18%), di religione musulmana. Il resto è rappresentato da minoranze arabe e armene. La distribuzione della popolazione ha subito un almeno parziale sconvolgimento in seguito alla divisione del 1974, per cui si sono verificati spostamenti forzosi tra la zona settentrionale, controllata dall’elemento turco, e quella meridionale, greca, oltre all’arrivo di numerosi nuovi immigrati dalla Turchia. Nella comunità turca prevalgono gli insediamenti rurali e la popolazione considerata urbana non supera il 40%; nella zona greca, invece, la percentuale di popolazione urbana è maggiore (69,6%). Fra le città, l’agglomerazione di gran lunga più consistente è Nicosia, pur venutasi a trovare in una difficile posizione geopolitica di confine. Altri centri di rilievo sono Limassol, sulla costa meridionale, Larnaca e Famagosta, centro principale dello Stato turco-cipriota.
La divisione di C. ha avuto pesanti ripercussioni in campo economico e ha dato luogo a processi di sviluppo differenziati. Ben presto però – grazie anche all’intervento degli organismi internazionali e delle potenze straniere maggiormente interessate alla conservazione dell’equilibrio nel Mediterraneo orientale – la situazione si è normalizzata e l’economia cipriota è oggi in espansione. L’ingresso della Repubblica di C. nell’Unione Europea (2004) e l’apertura dei mercati commerciali e finanziari hanno portato a una crescita costante superiore al 3%. La regione settentrionale turco-cipriota, invece, che ha più profondamente risentito della disgregazione dello Stato unitario (solo l’aiuto finanziario del governo turco ha contenuto la crisi), continua a scontare il suo isolamento diplomatico.
Il maggiore apporto all’economia dell’isola proviene dal turismo, che impiega il 60% della popolazione attiva ed è diffuso soprattutto nella zona meridionale greco-cipriota (nel 2006 sono stati registrati oltre 3.000.000 di ingressi nell’intera isola). Inoltre hanno conosciuto una crescita sostenuta anche le attività finanziarie offshore (favorite da una riforma della legislazione fiscale del 2001 per limitare le attività illecite) e quelle marittime. Le attività agricole sono condizionate da una difficile morfologia e da una piovosità irregolare; si coltivano soprattutto cereali, legumi, ortaggi, frutta, patate e vite. Importanza limitata ha l’allevamento (ovino e caprino), più redditizia è la pesca, in particolare quella di spugne. Il settore industriale è in espansione, con industrie agroalimentari, tessili, del tabacco, del cemento; sono presenti inoltre impianti chimici e metallurgici. A Larnaca è in funzione una raffineria di petrolio. Modeste le risorse minerarie (ferro, rame, cromite, pirite e gesso).
Il sistema delle comunicazioni interne, non possedendo C. ferrovie, si basa su oltre 12.000 km di strade. Notevole importanza per il traffico internazionale ha l’aeroporto di Nicosia. Limassol è il porto più importante di tutta l’isola: vi fanno capo costanti collegamenti con la Grecia e il Vicino Oriente.
Abitata sin dall’età neolitica, C. ebbe rapporti con Egitto e Siria dal 2000 circa a.C. e con l’Occidente greco dal 14°-13° secolo. Sostanzialmente nell’orbita siriaco-fenicia, era divisa in parecchie città-Stato i cui sovrani furono vassalli di Sargon II re di Assiria e dei suoi successori (709-669). Conquistata alla metà del 6° sec. da Amasi re d’Egitto, quando Cambise sconfisse Psammetico III, passò con l’Egitto sotto il re di Persia, pur conservando i suoi re. Intanto era cominciata la penetrazione coloniale greca, che fece decisivi passi nel 4° sec. con Evagora, il quale, fattosi signore di Salamina, vi accolse la flotta dell’ateniese Conone e partecipò alla battaglia di Cnido (394) contro gli Spartani. Con Alessandro Magno, C. entrò nel mondo ellenistico. Disputata fra Antigono, Demetrio e Tolomeo Sotere, rimase nel 295 all’Egitto finché, nel 58 a.C., fu annessa a Roma, prima come parte della provincia di Cilicia poi come provincia a sé.
Eparchia della diocesi d’Oriente nell’Impero bizantino, fu occupata in parte dagli Arabi nel 649, e divenne loro possesso sotto il califfo Hārūn ar-Rashīd (785-809). Ripresa e ripersa più volte dai Bizantini, rimase sotto il governo di Costantinopoli sino al 1184, quando Isacco Comneno se ne impadronì. Sconfitto questo da Riccardo Cuor di Leone (1191), C. fu ceduta ai Templari e quindi a Guido di Lusignano, re di Gerusalemme. Amalrico II (1194-1205) la ordinò a Stato, ottenendo da Enrico VI la corona di re (1195), retta prima dai Lusignano e poi dagli Antiochia-Lusignano, finché nel 1489 Caterina Cornaro, vedova di Giacomo II di Antiochia-Lusignano, abdicò in favore di Venezia. Il dominio veneziano durò sino al 1571, quando l’isola cadde in mano ai Turchi, che vi rimasero sino al 1878 quando, come ricompensa dell’appoggio inglese alla Turchia nel congresso di Berlino, C. fu concessa in affitto per 99 anni alla Gran Bretagna; l’affitto fu trasformato in annessione allo scoppio della Prima guerra mondiale.
Il movimento per l’annessione alla Grecia (ènosis), sviluppatosi fra i greco-ciprioti a partire dagli anni 1930, si intensificò dopo la Seconda guerra mondiale entrando in conflitto da un lato con gli Inglesi, dall’altro con la minoranza turco-cipriota e la Turchia. L’agitazione nazionalista trovò la propria guida nel capo della Chiesa ortodossa di C., l’arcivescovo Makàrios. Dopo ripetuti negoziati fra i governi di Gran Bretagna, Grecia e Turchia e i rappresentanti delle due comunità cipriote, nel 1959 fu infine raggiunto un compromesso, che prevedeva l’indipendenza di C. e una serie di garanzie per la minoranza turca. L’indipendenza fu proclamata il 16 agosto 1960 ed entrò in vigore la Costituzione, che assicurava la rappresentanza di ambedue le comunità nei principali organi politici. Presidente e vicepresidente divennero Makàrios e il leader turco-cipriota F. Kutçuk; nel 1960 C. entrò a far parte dell’ONU e nel 1961 del Commonwealth. Il compromesso del 1959-60 si rivelò però di difficile applicazione e nel 1963 i turco-ciprioti si ritirarono dal governo e dagli altri organi, dando vita nel 1967 a una propria amministrazione autonoma. Nonostante l’invio a C., fin dal marzo 1964, di una forza di pace dell’ONU (UNFICYP), la tensione e gli scontri proseguirono. L’avvento della dittatura militare in Grecia (1967) aggravò ulteriormente la situazione. Nel 1974 un colpo di Stato militare appoggiato da Atene rovesciò Makàrios e tentò di insediare un governo che procedesse all’annessione alla Grecia. La Turchia reagì occupando la parte settentrionale dell’isola, dove nel 1975 fu proclamato unilateralmente uno Stato federato turco di C. con una propria Costituzione, un presidente della Repubblica, R. Denktaș, e un’Assemblea legislativa. Makàrios, che nel 1974 aveva riassunto la presidenza della Repubblica, morì nel 1977 e gli subentrò S. Kyprianoù. I tentativi di risolvere la spaccatura dell’isola con la costituzione di una federazione si scontrarono con l’intransigenza di Denktas, che nel 1983 proclamò l’indipendenza della Repubblica turca di C. del Nord, riconosciuta soltanto dalla Turchia.
Il tentativo di mediazione condotto dall’ONU a partire dal 1985, sulla base di un progetto di Stato bifederale che prevedeva una larga autonomia per i turco-ciprioti, si arenò a più riprese per il persistere di profondi contrasti fra le due comunità e il rifiuto della Turchia di ritirare le proprie truppe. Nel 2004, il progetto di unificazione promosso dall’ONU, che prospettava la costituzione di uno Stato federale con la presidenza spettante a rotazione alle due comunità, fu bocciato per referendum dalla popolazione greco-cipriota. Lo stesso anno, la sola parte greco-cipriota, corrispondente alla Repubblica di C., è entrata a far parte dell’Unione europea (dal 2008 è entrata anche nell’area euro).
Dopo l’elezione di M.A. Talat alla presidenza di C. del Nord (2005), cui è subentrato nell'aprile 2010 D. Eroğlu, e di D. Christòfias, leader del Partito progressista dei lavoratori AKEL (Anorthotikò Kòmma Ergazòmenou Laoù), a quella della Repubblica di C. (2008), i colloqui per la riunificazione sono stati riavviati, ma l’esecutivo non è ancora riuscito ad ottenere alcun risultato concreto.
Le elezioni parlamentari del maggio 2011 hanno registrato una vittoria del Raggruppamento democratico (DISY), che ha battuto con il 34,27% la coalizione di governo costituita dal Partito progressista dei lavoratori AKEL e dal Partito democratico (DIKO); tale risultato è stato confermato nelle consultazioni presidenziali tenutesi nel febbraio 2013 dall'affermazione del suo leader N. Anastasiades, che al primo turno ha ricevuto il 45,5% delle preferenze contro lo sfidante del Partito progressista dei lavoratori S. Malas, conseguendo la vittoria al ballottaggio con il 57,47% dei voti.
Nel marzo successivo, per fare fronte alla grave crisi del sistema finanziario che ha colpito l'isola, la troika europea ha deciso di stanziare un pacchetto di aiuti di 10 miliardi di euro, contro i 17 richiesti nel 2012 dal Paese, per accedere al quale è stata prevista una tassazione dei depositi bancari pari a 5,8 miliardi di euro; il prelievo forzoso è però stato bocciato dal Parlamento cipriota con 36 voti contrari su 56. Nei giorni successivi, dopo lunghe trattative e stante una situazione di forte tensione sociale nel Paese, è stato raggiunto un accordo tra l'Eurogruppo e le autorità cipriote: l'intesa ha consentito di sbloccare i finanziamenti europei attraverso una forma di tassazione da applicarsi esclusivamente ai depositi bancari superiori a centomila euro, prevedendo inoltre di liquidare progressivamente una delle due principali banche del Paese, la Laiki, e conferendo i suoi attivi e tutti i suoi depositi inferiori ai centomila euro alla Banca di Cipro.
Le elezioni parlamentari tenutesi nella Repubblica Turca di Cipro del Nord nel luglio 2013 hanno visto l’affermazione del Partito Turco Repubblicano-Forza Unita (Ctp-Bg, centro-sinistra) con il 38% dei voti, seguito dal Partito di Unità Nazionale (Ubp, destra) e dalla coalizione del Partito Democratico-Poteri nazionalisti (Dp-Ug, centrodestra liberale); tali risultati sono stati sostanzialmente riconfermati alle consultazioni tenutesi nel maggio 2016, che hanno registrato la vittoria del DISY del presidente Anastasiades con il 30,6% dei voti contro il 25,6% andato ai comunisti di AKEL, mentre per la prima volta nella storia dell'isola i nazionalisti di Elam sono entrati in Parlamento, conquistando due seggi con due deputati e il 3,6% dei voti.
Alle consultazioni presidenziali svoltesi nel gennaio 2018 il presidente uscente Anastasiades ha ricevuto il 35,5% dei suffragi contro il 30,2% del candidato di AKEL S. Malas, che ha sconfitto al ballottaggio tenutosi il mese successivo ottenendo il 56% dei consensi e riconfermandosi presidente del Paese, mentre le elezioni europee tenutesi nel maggio 2019 hanno registrato l'affermazione del partito DISY con il 29,% dei consensi, seguito da AKEL (27,4%) e dai democratici di DIKO (13,8%). Il partito DISY ha vinto anche le elezioni generali svoltesi nel maggio 2021 ottenendo il 27% dei voti, seguito da AKEL (22%) dei voti, mentre il partito ultranazionalista Elam ha raddoppiato la sua rappresentanza parlamentare, aggiudicandosi il 6,78% dei consensi.
Al primo turno delle elezioni presidenziali tenutesi nel febbraio 2023 si sono affermati l'ex ministro degli Esteri N. Christodoulides (32%), in corsa come indipendente con il sostegno di formazioni centriste, e A. Mavroyiannis (29,6%), che ha sconfitto al ballottaggio con il 51,9% dei voti, subentrando nella carica ad Anastasiades.
Nella Repubblica Turca di Cipro del Nord il primo turno delle consultazioni presidenziali svoltesi nell'ottobre 2020 ha assegnato la vittoria al candidato sostenuto da Ankara, il nazionalista e premier dal maggio 2019 E. Tatar (30% dei voti) sul presidente in carica dall'aprile 2015 M. Akıncı (27%), al quale è subentrato nella carica a seguito del ballottaggio tenutosi nello stesso mese, ottenendo il 51,7% delle preferenze.
La civiltà cipriota preistorica (4000-1050 ca.) è stata suddivisa in tre periodi: Neolitico-Calcolitico (metà 8°-3° millennio), del Bronzo (2800-1200), del Ferro (1200-1050); nell’era storica, a un periodo denominato geometrico (1050 ca.-650 a.C.) si fanno seguire l’arcaico (650-450), il classico (450-330), l’ellenistico (330-50), il romano (50 a.C. - 395 d.C.).
Abitazioni a pianta circolare e sepolture a fossa sono testimoniate nel Neolitico (insediamento di Khiro;kitìa) e nel Calcolitico (4°-3° millennio); simboli fallici in pietra, statuine femminili dai seni e dai fianchi pronunciati, testimoniano la presenza di culti di fecondità. La ceramica comprende anche vasi zoomorfi e antropomorfi. Già intorno al 2000 a.C. (forse per influsso di contatti con l’Asia Minore) vi cominciò la lavorazione del rame: a Pỳrgos-Mavroràki è stata ritrovata un’officina dell’età del Bronzo Antico e Medio, in cui sono testimoniate tutte le fasi di lavorazione del rame. Le case dell’età del Bronzo avevano vani irregolarmente rettangolari, talvolta con cortili, basamento in pietre e alzato in mattoni crudi, tetto piano, focolare fisso (Koùrion). I santuari del periodo della colonizzazione greca erano sempre all’aperto, con muro di cinta e uno o più cortili con ara e talvolta piccola cappella quadrata all’estremità. L’architettura civile trova testimonianza nel palazzo di Vunì (500-450 a.C.), con peristilio a colonne, in fondo a cui si aprono 3 vani. Le tombe, dal periodo del Bronzo al romano, sono sempre a camera scavata nella roccia, e presentano un ricco corredo funebre, con oggetti anche fenici appartenenti al periodo del Bronzo e del Ferro.
L’arte figurativa dimostra che l’isola fu il luogo dove si fusero le civiltà occidentale e orientale, e dove si assimilarono e rielaborarono originalmente le correnti artistiche dalla Grecia, dall’Asia e dall’Egitto. Essa presenta un senso realistico nella riproduzione minuta di dettagli, accanto a una forte stilizzazione e alla frontalità nei corpi. Nella plastica, dalla produzione iniziale di vivaci figurine in terracotta di uomini e animali, si passò nel 7° sec. a.C. a statue in argilla e in calcare tenero di dedicanti e divinità, raffigurati con braccia strette ai fianchi o leggermente protese nell’offerta o nella preghiera, mentre nel volto è presente una maggiore ricerca espressiva. La ceramica del periodo del Bronzo è rossa lucida con decorazioni incise e con decorazione plastica (animali, scene di vita); tipici i vasi a corpo rotondo e lungo collo che continuarono fino all’età romana. Nel periodo geometrico prevalsero cerchi e linee incrociate, e nell’8° sec. fu sensibile l’influsso orientalizzante con decorazione policroma; successivamente si imitarono le ceramiche greche. Cominciò la produzione di statue di grandi dimensioni in terracotta o pietra, rinvenute in molti santuari dell’isola (di Astarte a Palaepaphos e Kitìon, di Apollo a Koùrion). Dell’epoca dell’occupazione romana sono le ricche dimore nella località di Pafo Nuova (dove è anche una necropoli e un santuario dedicato ad Apollo), lo stadio di Koùrion, il teatro, il ginnasio e le terme di Salamina.
Con la venuta di coloni greci nell’isola, alla lingua pregreca, ivi esistente e a noi ignota benché documentata, subentrò il dialetto cipriota, affine all’arcadico. Esso trova una tipica espressione grafica nella scrittura cipriota, a base sillabica, con 55 segni, prevalentemente sinistrorsa, usata in iscrizioni di C. in lingua sia pregreca, sia greca, dal 1550 circa al 3° sec. a.C. Molti suoi segni sono simili ad altri della scrittura lineare cretese.
Fino al 13° sec., l’arte e l’architettura cipriote si svolsero nell’ambito bizantino, mostrando stretti contatti sia con le correnti costantinopolitane sia con quelle elaborate nelle province e ai confini dell’impero. Del 6° sec. rimangono importanti testimonianze nei mosaici della Panagìa Kanakària, presso Lithràngomi, e della Panagìa Angeloktìstos a Kìti. Nel periodo della controversia iconoclastica, l’isola offrì asilo a molti monaci iconoduli, nonostante la pericolosità delle incursioni arabe: la piccola chiesa di Hàgios Solomòni conserva, rara testimonianza di questo periodo, affreschi che mostrano strette connessioni con i primi monumenti della Cappadocia. Dall’11° sec. vi fu una nuova fioritura artistica con la fondazione di nuovi conventi e chiese, arricchite da decorazioni murali e icone: chiese di Asìnou e Trikòmo (inizi 12° sec.); Enkleìstra (romitorio) di Hàgios Neòphytos a Pafo; chiesa del monastero di Aràkas, Lagoùdera (fine 12° sec.).
Con il dominio dei Lusignano, l’influenza dell’arte e soprattutto dell’architettura occidentale, nelle forme del gotico francese, si impone in notevoli monumenti: dalla cattedrale di Nicosia (13°-14° sec.; ora moschea) a quella di Famagosta (14° sec.; ora moschea), alle chiese dei SS. Pietro e Paolo (14° sec., ora moschea) e di S. Giorgio dei Greci (cattedrale ortodossa, con affreschi d’influenza occidentale), sempre a Famagosta, alla bella abbazia di Bellapaìs (13°-14° sec.). Nel 16° sec. numerosi furono gli interventi dei Veneziani soprattutto nell’edilizia civile e militare. Del periodo turco, interessanti la piccola Biblioteca del sultano Mahmud e la moschea Arab Ammed a Nicosia. Sono ancora da ricordare l’industria ceramica di C., particolarmente fiorente tra 14° e 16° sec., e apprezzati tessuti («damasco di Cipro»).
Dal periodo coloniale inglese (1878-1960) artisti e architetti si formarono all’estero: in pittura i modi dell’arte europea sono spesso combinati con quelli tradizionali bizantini o popolari (A. Diamàntis, T. Kànthios); fauvisme e cubismo sono originalmente interpretati da C. Sàvva, il costruttivismo informa le opere di S. Vòtsis, il surrealismo quelle di G. Skoteìnos. l’espressionismo astratto quelle di V. Hadjida. Tra gli architetti attivi nella seconda metà del 20° sec. si ricordano C. Dikaìos che, accanto ad opere che si riallacciano alla tradizione bizantina e medievale cipriota, realizzò opere fortemente influenzate da T. Garnier e A. Perret (Banca centrale cooperativa, 1960, e chiesa dei Maroniti, 1961, a Nicosia); A. Behaeddin, che dopo gli studi a İstanbul si perfezionò in Germania e in Gran Bretagna, autore di opere segnate dagli insegnamenti di W. Gropius e di Le Corbusier (Liceo femminile turco, 1963, Nicosia; casa Özdal, 1992, presso Mòrfou).