Figlio (Nimega 1165 - Messina 1197) di Federico I Barbarossa e di Beatrice di Borgogna. Fu re di Germania e imperatore del Sacro romano impero (1191). Grazie al matrimonio (1186) con Costanza d'Altavilla, dominò Sicilia e di Puglia e tentò di estendere la sua potenza anche in Oriente; ma le continue rivolte sia in Germania sia in Sicilia e il mancato appoggio della Chiesa non gli consentirono di realizzare i suoi piani.
Nominato re dei Romani nel 1169, essendo ancora in vita il padre, fu associato nel 1184 all'Impero col titolo di Cesare. Mediante il matrimonio con Costanza d'Altavilla, zia di Guglielmo il Buono ed erede del regno di Sicilia e di Puglia, celebrato nel 1186 a Monza, estese praticamente il dominio imperiale anche sul regno dei Normanni. Morti a poca distanza di tempo Guglielmo il Buono (1189) e il padre (1190), E., dopo aver regolato gli affari di Germania grazie alla conclusione di un accordo con il suo più accanito avversario, Enrico il Leone duca di Baviera, scese in Italia per affermare il proprio dominio anche sul Mezzogiorno. Fattosi incoronare il 15 aprile 1191 imperatore a Roma da Celestino III, procedette verso l'Italia meridionale dove i feudatari avevano innalzato al trono il conte Tancredi di Lecce, figlio illegittimo di Ruggero II. Assediata Napoli, E. dovette levare precipitosamente il campo a causa di un'epidemia, mentre la moglie Costanza fu trattenuta prigioniera in Salerno. Tali disavventure rinsaldarono il fronte dei nemici di E. e Tancredi di Lecce ebbe il riconoscimento del papa, di Enrico di Brunswick, figlio di Enrico il Leone, e di Riccardo Cuor di Leone, re d'Inghilterra. Ma circostanze fortunose, quali la improvvisa morte di Tancredi e l'imprigionamento di Riccardo Cuor di Leone da parte del duca Leopoldo d'Austria fedele seguace di E., mutarono decisamente la situazione a favore dell'imperatore, che nel 1194 poté finalmente impadronirsi del regno di Sicilia e di Puglia. Rafforzato il suo dominio tanto in Germania quanto in Italia, dove affidò i maggiori feudi della Toscana, delle Marche e della Romagna e i beni matildini al fratello Filippo di Svevia e ai principi tedeschi e costituì una lega di città favorevoli all'Impero contro la lega dei Comuni ribelli, E. iniziò tentativi di estendere la sua potenza anche al vicino Oriente, facendo sposare il fratello Filippo a Irene, figlia dell'imperatore Isacco II Angelo, e inviando una spedizione armata contro Costantinopoli. Ma la ricorrente opposizione dei principi sia in Germania sia in Sicilia, nonostante il regime di sanguinosa repressione da lui instaurato, non gli permise mai di assicurare al suo potere quelle solide e sicure basi che i suoi vasti disegni politici avrebbero richiesto, così nelle diete tenuta a Würzburg e a Magonza nel 1196 fu decisamente respinta la sua proposta di rendere ereditaria per la propria famiglia la corona di Germania, mentre in Sicilia sembra che la stessa imperatrice Costanza appoggiasse la nuova ribellione della nobiltà feudale, ancora una volta soffocata da E. nel sangue. Né gli riuscì il tentativo di assicurare alla sua politica l'appoggio o l'acquiescenza del papato con la offerta, in cambio, di una piena tranquillità finanziaria della Chiesa, che sarebbe stata assicurata dal diritto a una rendita in ogni chiesa, per tutta l'estensione dell'Impero. Certo questi piani rivelano una spregiudicatezza di idee del tutto nuova per quell'epoca: l'Impero non è per E. un'idea religiosa, ma uno stato che dell'antico universalismo ha serbato solo mire di espansione e responsabilità di potenza; così l'antico dissidio con la Chiesa avrebbe dovuto essere risanato con l'eliminazione d'ogni struttura feudale della Chiesa stessa.