Nome con cui si indicarono i successori di Augusto nel governo di Roma e che fu ripreso più volte nella storia per designare la somma autorità politica.
Il titolo imperiale, cessato in Occidente dopo il 476, continuò in riferimento al basileus di Bisanzio finché, nell’800, fu ripreso da Carlomagno a designare la funzione religiosa, accanto al pontefice, di capo e difensore della cristianità. Con la renovatio imperii di Ottone I, il titolo di imperator si unì alla Corona di Germania e d’Italia ma, per il carattere di universalità dell’Impero, tese a imporsi come quello di effettivo dominus mundi. Contro questa pretesa, svolta dalla pubblicistica imperiale soprattutto al tempo degli Svevi, reagirono i sovrani: non reguli provinciarum ma, in virtù del postulato «rex in regno suo est imperator», principi con completa pienezza di potere. Con l’indebolirsi del potere politico imperiale di fronte al sorgere della nuova realtà degli Stati nazionali l’i., svuotato ormai di ogni idealità universale, finì con il ridursi a un monarca tedesco, eletto dai sette elettori imperiali secondo le regole sancite dalla Bolla d’oro del 1356. Dopo le paci di Vestfalia del 1648, gli Stati tedeschi acquistarono ulteriore autonomia rispetto all’i., la cui effettiva sovranità si ridusse ai territori ereditari degli Asburgo.
Per rompere la tradizione della regalità e nel ricordo dei fasti militari dell’antico Impero romano, Napoleone assunse nel 1804 il titolo di i., e costrinse Francesco II a rinunciare (1806) al titolo di i. del Sacro Romano Impero per quello di i. ereditario d’Austria. Intanto, già all’inizio del 18° sec., il titolo di zar di Pietro il Grande era stato tradotto in quello di i.; così i sovrani dei grandi Stati orientali, Cina e Giappone, nella terminologia occidentale, furono detti imperatori. Su questa linea di maggior rilievo nei confronti del titolo regale e di eredità di tradizioni imperiali, si pose il titolo di i. del Messico, assunto da Massimiliano d’Asburgo, quello di i. del Brasile, assunto da Pedro di Braganza, o quello di i. di Germania, o Kaiser (Caesar già nel Medioevo equivaleva a imperator), assunto da Guglielmo I re di Prussia nel 1871.
Altri sovrani si fregiarono del titolo imperiale solo in relazione ai possessi coloniali: il sovrano britannico ebbe titolo d’i. delle Indie nel 1876, il re d’Italia quello di i. d’Etiopia nel 1936. Finiti i vari imperi nazionali e coloniali, il titolo d’i. continua a essere traduzione del titolo di sovranità del sovrano del Giappone (➔ mikado).