Figlio (n. 912 - m. Memleben 973) di Enrico I, re di Germania. La figura di O. costituisce indubbiamente un punto fermo nella storia europea durante l'Alto Medioevo. Con l'indebolimento del particolarismo dei ducati di Germania, con la preferenza data alla feudalità ecclesiastica contro quella laica, e il conseguente rafforzamento del potere monarchico, con l'affermazione della sua influenza in Italia, con l'estensione dell'influenza tedesca del cristianesimo nelle terre slave e infine con la restaurazione dell'Impero, egli condizionò fortemente la successiva storia tedesca, che da allora in poi fu sempre in bilico, all'interno, tra centralismo e disgregazione e, all'esterno, tra spinta verso est e miraggio imperiale, ossia italiano e mediterraneo.
Sposò (929) Editta, sorella di Etelstano, re di Wessex; il 2 luglio 936 successe al padre, che già nel 935 lo aveva designato come futuro re. La scelta di Aquisgrana a luogo della sua consacrazione e incoronazione a re (cerimonia cui Enrico I aveva rinunciato) costituiva di per sé un'indicazione sulla futura azione di governo del nuovo sovrano, mirante a ricollegarsi alla tradizione politica carolingia. Il rafforzamento del potere monarchico verso i duchi, da attuarsi da una parte mediante una stretta collaborazione con il clero e dall'altra con il conferimento dei ducati a persone a lui particolarmente devote, fu il primo obbiettivo. A tal fine egli trasferì una somma crescente di poteri pubblici nelle mani dei vescovi, che furono protetti inoltre, nei confronti degli interventi da parte dell'aristocrazia locale e degli stessi funzionari pubblici, dalla concessione dell'immunità. Quanto ai duchi, essi furono legati in vassallaggio da O. nel corso della stessa cerimonia di incoronazione a re di Germania. La nomina, nel 937, di Ermanno Billunghi e di Gero a margravî nelle regioni del confine orientale (dove assolsero egregiamente il compito di estendere l'influenza germanica dall'Elba fino al Mar Baltico, sull'Oder e nella Slesia) suscitò malcontento tra gli altri duchi e signori che si rivoltarono in Sassonia, con il concorso di un fratellastro dello stesso O., Tangmaro, il quale rimase ucciso nel 938; dalla Sassonia l'opposizione al sovrano si estese l'anno successivo alla Franconia, alla Baviera e alla Lotaringia, partecipandovi ora il fratello minore di O., Enrico, il quale con l'appoggio della madre Editta aspirava alla successione, accampando il motivo di essere nato dopo, e non prima, dell'elezione regia del padre. Falliti i suoi tentativi di spodestare il fratello, Enrico si riconciliò con O. nel 941. Nel corso della lotta l'appoggio concesso da Luigi IV re di Francia a Enrico giustificò l'intervento di O. di là dal Reno, intervento conclusosi dopo due guerre con l'estensione della sua influenza sulla Lotaringia (942) e sulla Borgogna (947). Contemporaneamente continuava senza soste la conquista nelle regioni orientali: l'opera di cristianizzazione fu intensificata (nel 948 furono istituiti in quelle regioni, per gli Slavi del nord, i tre nuovi vescovati di Oldemburgo, Havelberg e Brandeburgo), i confini del regno furono estesi fino all'Oder e gli Slavi ivi residenti divennero tributari di Ottone. Nel 950 O. condusse a termine anche il riordinamento interno: i ducati, prima solo formalmente dipendenti dal sovrano, furono strettamente legati alla corona mediante il loro conferimento a membri della famiglia. In Lotaringia era duca (dal 944) Corrado di Franconia, genero di O. (avendone sposata la figlia Liutgarda); in Baviera (dal 948) il fratello Enrico; in Svevia il figlio Liudolfo (dal 950). Successivamente però tale politica familiare si mostrò nociva alla stabilità del regno, promuovendo la rivalità tra il figlio Liudolfo e il fratello Enrico durante la prima discesa di O. in Italia. Quivi O. era intervenuto per opporsi alla prigionia inflitta da Berengario II, re d'Italia, ad Adelaide, moglie del predecessore Lotario e sorella di re Corrado di Borgogna, che si trovava sotto la protezione di O.; questi, stroncata facilmente la resistenza di Berengario (salvatosi con la fuga dinanzi al suo esercito il 23 settembre 951), occupata Pavia, assunse il titolo di re d'Italia. A Pavia si unì anche in matrimonio con Adelaide (Editta era morta nel 946), che gli portava i diritti alla corona imperiale, a cui però O. dovette allora rinunciare per la presenza in Roma di Alberico II, che vi controllava strettamente il papato. Tornato in Germania, nella dieta di Augusta (952) reintegrò Berengario I (al quale impose tuttavia il giuramento di vassallaggio) nella dignità regia, sottomettendo però alla corona tedesca le marche di Verona e di Aquileia, oltre all'Istria. L'assegnazione di quei territori a Enrico di Baviera provocò l'opposizione di Liudolfo, coadiuvato da Corrado e da Federico arciv. di Magonza; dal 953 arse nuovamente la guerra civile e gli alleati occuparono in breve tempo la Baviera, non rifiutando neppure il concorso, contro O., degli Ungari invasori del paese (954). Essendo riuscito a debellare i ribelli, che furono privati della loro dignità (il ducato di Lorena fu conferito a Brunone, arciv. di Colonia e fratello minore di O.; l'arcivescovato di Magonza a Guglielmo suo figlio naturale), O. poté affrontare con le forze riunite di tutta la Germania gli Ungari che nel 955 tornavano alla riscossa: fu la grande vittoria di Lechfeld, presso Augusta (10 ag.), che pose fine alle incursioni ungare. La fama e la grandezza di O. erano all'apice; l'esercito gli conferì in tale occasione, per acclamazione, l'appellativo di «Grande». La morte di Corrado di Lorena nella battaglia e quella di Liudolfo in Italia (957), durante una spedizione contro Berengario II, costituirono una ulteriore garanzia di stabilità interna. Ormai a O. non mancava che la corona imperiale: la cinse nel febbr. 962 a Roma e confermò i patti conclusi dagli imperatori suoi predecessori con il papato (Privilegium Othonis). Fece inoltre deporre Berengario, e poco dopo (963) fece insediare sulla cattedra di S. Pietro una sua creatura, Leone VIII, contro Giovanni XII che, dopo averlo incoronato, alla sua partenza da Roma aveva tramato contro di lui. Il re-imperatore era rimasto in Italia dal 961 al 964 senza che la pace interna della Germania ne fosse minimamente turbata. Ritornò nella penisola italiana nel 966, chiamatovi dal nuovo papa Giovanni XIII, costretto a fuggire da Roma dalla fazione dei nobili romani; infranta la resistenza dei Romani (dic. 966), fece incoronare suo collega nell'Impero l'undicenne figlio Ottone (967); estese l'influenza imperiale su Benevento e su Capua, dove i principi Pandolfo I Capodiferro e Landolfo lo riconobbero (967); quindi, dal 967 al 972, fu impegnato con l'esercito in Puglia per toglierla ai Bizantini: alle azioni di guerra pose termine il matrimonio del figlio Ottone con la principessa bizantina Teofano. Ritornato in patria nell'ag. 972, fu colto dalla morte nove mesi dopo.