Comune della prov. di Udine (36,8 km2 con 3487 ab. nel 2007).
Colonia fondata dai Romani nel 181 a.C. nel paese dei Carni; rinforzata e ingrandita più volte, dal 90 a.C. divenne municipio. Quartiere invernale di legioni e luogo di soggiorno imperiale, nel Basso Impero fu sede del prefetto della flotta veneta, ma alla fine dell’Impero tornò a essere una fortezza. Devastata da Attila nel 452, fu abbandonata al momento dell’invasione longobarda (568). Agli albori del Mille, divenuta punto di afflusso delle merci dirette in Germania, rinacque; sede del patriarca, era retta da un podestà di nomina patriarcale. Nel Trecento si spopolò per la malaria; alla signoria dei patriarchi si sostituì nel 1509 la dominazione austriaca e A. si ridusse a un modesto villaggio. La soppressione del patriarcato nel 1751 le dette l’ultimo colpo.
Il centro abitato, di forma quadrangolare, si andò ampliando nel corso del tempo fino a coprire, in periodo imperiale, una vasta area. Pochi i monumenti sicuramente identificati: resti del foro (con annessa basilica), un tempietto a Giove, un teatro, un anfiteatro, un circo, due acquedotti, una palestra annessa a un edificio termale, numerose abitazioni, alcune delle torri e parte della banchina lungo il canale della Natissa, che conferma la testimonianza scritta della perfetta attrezzatura del porto. Quasi certa è da considerarsi l’identificazione del palazzo imperiale in un vastissimo complesso messo in luce nella parte occidentale della città. Gli scavi hanno restituito una notevole serie di busti, stele funerarie, sarcofagi, altari votivi, una raccolta di vetri soffiati e di ambre finemente lavorate, molti mosaici nei quali si può seguire l’evoluzione delle varie tecniche dall’opus sectile e segmentato dei primi due secoli dell’impero all’opus tessellatum; molte iscrizioni, fra cui quella di L. Manlio Acidino, fondatore della colonia.
Fra i monumenti medievali è di notevole rilievo la grande basilica, con annesso battistero, ricostruita (1021-31) in forme romaniche dal patriarca Poppone sul luogo di una basilica più antica: si è conservato un pavimento mosaicato con simboli cristiani, che reca l’iscrizione del vescovo Teodoro (305-306 o 315-316); notevoli anche gli affreschi bizantineggianti della cripta (12° sec.). L’interno della chiesa, ricostruito dopo il crollo del 1348, fu poi decorato nel Rinascimento. Il possente campanile (12°-14° sec.) fu modello a molti altri della regione. Dietro la basilica è il cimitero dei caduti, con la tomba dei militi ignoti (architetto G. Cirilli).
Patriarcato di A. Il metropolita di A., sede vescovile dalla seconda metà del 3° sec. e poi centro di provincia ecclesiastica, assunse il titolo di patriarca nel 554. Nel periodo carolingio il patriarcato estese a tutta l’Istria la sua giurisdizione, ridotta invece nel 952 da Ottone I, che unì la marca friulana, con l’Istria, al ducato di Baviera e Carinzia. Nel 1077 il patriarca Sigeardo, come riconoscimento all’appoggio dato a Enrico IV nella lotta per le investiture, ottenne la contea del Friuli con il titolo ducale, dando inizio a un vero potere feudale. Venezia nel 1420 s’impossessò di tutto lo Stato patriarcale, ma nel 1445, per intervento del papa Eugenio IV, al patriarca fu assegnata la signoria di A. e dei castelli di San Daniele e di San Vito. All’inizio del 16° sec. la casa d’Austria invase il Friuli con le guerre della Lega di Cambrai; cominciò così una lunga contesa che portò alla subordinazione del patriarcato alla politica veneziana e al distacco delle terre austriache, poste sotto il potere di un arcidiacono residente a Gorizia. Nel 1752 il patriarcato fu soppres;so e sostituito dall’arcivescovato di Udine.
I patriarchi di A. dal 12° al 15° sec. fecero coniare l’aquileiese, moneta d’argento con il doppio e il mezzo.