Udine Comune del Friuli-Venezia Giulia (57,17 km2 con 100.170 ab. nel 2020), capoluogo di provincia. Il nucleo urbano si allarga attorno a una piccola altura morenica, su cui sorge il castello, e, dopo la crescita degli anni 1960, ha inglobato le antiche frazioni rurali. Il colle, che domina la pianura alluvionale fra Tagliamento e Isonzo, e fra i rilievi morenici prealpini e la costa adriatica, insieme all’antica strada che passa ai suoi piedi (oggi via Mercato Vecchio), costituisce il primo sito abitato dell’area urbana, che conserva tracce di castellieri di epoca preistorica.
Nel periodo fra le due guerre U. (giunta a 63.612 ab. nel 1931) fu una città con funzioni prevalentemente militari e amministrative; dopo la Seconda guerra mondiale (durante la quale subì ingenti distruzioni) crebbe (86.188 ab. nel 1961 e 100.794 ab. nel 1971), saturando gli spazi agricoli (braide) all’interno del perimetro medievale e allargandosi anche fuori della vecchia cinta muraria. Dalla fine degli anni 1980, ha registrato un decremento demografico, sia pure contenuto, dovuto principalmente alla contrazione della natalità. La tendenza negativa sembra essersi arrestata nei primi anni del 21° sec., stabilizzandosi il numero degli abitanti poco al di sotto delle 100.000 unità.
Dal punto di vista economico, U. è città a netta prevalenza di attività terziarie, sia quelle legate alla pubblica amministrazione, sia quelle commerciali (è importante mercato agricolo), bancarie e culturali. Gran parte delle grandi industrie si sono trasferite in altre sedi e sono state sostituite da un tessuto di medie e piccole aziende, attive nei settori metalmeccanico, alimentare e poligrafico editoriale.
Fondata dal patriarca d’Aquileia Bertoldo di Merania (1218-50), fu subito abitata da mercanti toscani ed ebbe ordinamenti comunali. Verso la metà del 14° sec. i nobili feudali entrarono a far parte del comune: da allora la famiglia Savorgnan, fautrice di Venezia, ebbe un posto preminente, scontrandosi più volte coi patriarchi-duchi del Friuli. Il conflitto giunse al colmo quando il patriarca Ludovico di Teck cacciò Tristano di Savorgnan, che però rientrò nel 1420 con le truppe della Repubblica di Venezia, sotto il cui dominio U. rimase fino alla caduta della Repubblica (1797). Passata sotto l’Austria nel 1815, conobbe un nuovo periodo di sviluppo, con la nascita di alcune industrie e l’attivazione del collegamento ferroviario con Venezia (1860). Nel marzo 1848 insorse ma fu costretta alla resa in ottobre. Le truppe italiane vi entrarono il 26 luglio 1866. Durante la Prima guerra mondiale fu sede del comando supremo dell’esercito italiano; dopo la disfatta di Caporetto (1917) cadde in mano austriaca. Il ritorno dell’esercito nazionale (2 novembre 1918) fu preceduto da tragici conflitti fra le truppe austro-tedesche in ritirata e gruppi di cittadini insorti.
L’edificio più antico è S. Maria del Castello (12° sec.); delle mura medievali restano alcune porte e torri. Monumento principale è il duomo, di struttura gotica (interno rifatto nel 18° sec., con importanti opere d’arte). Gotico è anche il palazzo comunale (Loggia del Lionello, 1448), sulla piazza della Libertà, dove sorgono anche la Loggia di S. Giovanni, di Bernardino da Morcote (1533), con la Torre dell’orologio (Giovanni da Udine, 1527) e due colonne, una (1490), col Leone di S. Marco, l’altra (1612) con la Giustizia, tre statue (la Pace, Ercole e Caco), e una fontana (1542). Il castello fu ricostruito (1517) da G. Fontana; è sede dei Musei Civici. Nella settecentesca Cappella Manin, rilievi di G. Torretti; il palazzo arcivescovile ospita il Museo Diocesano e Gallerie del Tiepolo. Tra i numerosi palazzi, Palazzo Antonini (sede dell’università), di A. Palladio; Palazzo Kechler, grandiosamente neoclassico (G. Japelli); notevole la Galleria d’arte moderna, nel Palazzo delle Mostre (1968).
Provincia di U. (4907 km2 con 526.474 ab. nel 2020, ripartiti in 134 Comuni). Il territorio comprende una sezione alpina a N, costituita dalle Alpi Carniche e da parte delle Alpi Giulie, le conche e le valli della Carnia settentrionale e, a S, le Prealpi Giulie e l’anfiteatro morenico del Tagliamento. La popolazione è quasi completamente di etnia friulana, e conserva ancora l’uso abituale della lingua ladina; accanto ai Friulani si trovano nuclei di genti slavofone (Slavia Friulana, a ridosso del confine orientale) e piccoli gruppi germanofoni (Sauris). Come per il capoluogo, all’andamento demografico costantemente negativo degli ultimi due decenni, è seguita una fase di stabilizzazione. L’agricoltura mostra una crescente specializzazione e si incentra sulla coltura del mais, degli alberi da frutta e, soprattutto, sul comparto vitivinicolo. L’industria, fondata sullo sviluppo di una trama di imprese di medie e piccole dimensioni, ha visto il progressivo consolidamento di alcuni distretti industriali, il più noto dei quali è quello specializzato nella produzione di sedie, localizzato, per antica tradizione, fra Manzano, San Giovanni al Natisone e Corno di Rosazzo. Grande rilievo ha l’attività turistica, col centro di Lignano Sabbiadoro, sulla costa adriatica, meta di ingenti flussi dall’Europa centrale e settentrionale. Il 22 aprile 2018, giorno successivo alla scadenza del mandato degli organi ordinari, la provincia ha avviato il procedimento di soppressione in attuazione del piano di riordino del sistema della autonomie locali della regione Friuli-Venezia Giulia, avviato con Legge regionale 9 dicembre 2016, n. 20.