turco Con la locuzione popoli t. si intende un vasto complesso di popoli, le cui sedi primitive erano nell’Asia centrale e orientale, e che da quelle sedi hanno sciamato in età storica, con flusso ininterrotto, verso Occidente; le notizie a loro riguardo cominciano a farsi sicure a partire dal 6° sec. d.C.
Portano il nome di Türk (Tujue nelle fonti cinesi) e di Oghuz alcune popolazioni stanziate nell’attuale Mongolia, che nel 6°-7° sec. crearono il primo Impero t., dove lasciarono monumenti sepolcrali e iscrizioni dei loro capi Kül-Teghin e Bilgä Qaghān. Il regno dei T. Oghuz fu distrutto nell’8° sec. dagli Uiguri, anch’essi T., il cui dominio durò un secolo; un altro gruppo di Uiguri fondò nell’attuale Turkestan orientale un piccolo regno, mantenutosi fino all’occupazione mongola nel 13° secolo. Sin dall’8° sec. queste e altre genti t. erano venute in contatto con l’islam, di cui avevano seriamente ostacolato la penetrazione in Asia centrale, ma con il 9° sec. la loro conversione in massa li immise nella civiltà musulmana, dapprima come soldati mercenari dei califfi, poi come capi militari, governatori di province, fondatori di dinastie e Stati autonomi. La prima dinastia t. musulmana fu quella dei Gasnavidi (10°-11° sec.), che con il sultano Maḥmūd (999-1030) estese il suo potere sino all’India. Ancor più schiettamente t. fu quella dei Selgiuchidi, scesi nell’11° sec. dalla Transoxiana e dal Khorasan in Iraq, Armenia, Turkestan occidentale e Asia Minore: essi divennero la prima effettiva potenza del mondo musulmano d’Oriente, piegarono alla loro volontà i califfi di Baghdad, batterono a Manzikert (1071) l’imperatore bizantino e iniziarono così la turchizzazione dell’Anatolia. Il loro impero, dapprima unitario, si scisse in Stati minori retti da rami collaterali della famiglia e poi anche da loro ufficiali e luogotenenti (atābeg). La sempre crescente turchizzazione dell’Asia Anteriore parve dovesse essere arrestata dalle travolgenti invasioni mongole dei primi decenni del 13° sec., ma sia l’islam sia l’elemento t. si salvarono: il primo assorbì sin dalla fine di quel secolo i Mongoli conquistatori, mentre i T. andarono ad affiancarsi ai vincitori e a riempire i quadri militari e amministrativi. In Anatolia, intanto, all’estinguersi del sultanato selgiuchide di Rūm (11°-13° sec.), cominciava a salire la fortuna degli Osmanli che, dapprima vassalli dei Selgiuchidi, ai primi del Trecento consolidarono nell’Anatolia centro-occidentale un loro sultanato autonomo, il cui sviluppo fu segnato dalle successive capitali, Bursa (1326), Adrianopoli (1361), Costantinopoli (1453): è questo il grande Impero ottomano (➔ ottomano, Impero).
Le lingue t. appartengono, insieme alle mongoliche e alle manciù-tunguse, alla famiglia altaica, la cui unità tuttavia non è riconosciuta da tutti gli studiosi, e si dividono in due grandi gruppi: lingue t. s-, quelle cioè in cui il prototurco *j- è rappresentato da s-, e lingue t. j-, che conservano intatto il fonema iniziale del prototurco. Il gruppo s- comprende il ciuvascio, parlato nella Repubblica dei Ciuvasci, nelle regioni di Kazan´, Samara, Saratov nella Federazione Russa, lo jakuto, parlato dagli Jakuti nella Repubblica di Saha, che comprendeva anche il bulgaro-turco, cioè la lingua estinta parlata dai Bulgari prima della loro slavizzazione. Il gruppo j- si suddivide in quattro sottogruppi: a) dialetti siberiani, parlati da Tatari, Telenti e Caragassi; b) dialetti dell’Asia centrale, parlati da Kirghizi, Uzbeki, Sarti, Turkmeni ecc.; c) dialetti del Mar Nero tra cui l’osmanico, lingua letteraria e ufficiale della Turchia; d) dialetti del Volga.
Nella produzione letteraria dei popoli t. si può distinguere una letteratura t. preislamica, una t. islamica dell’Asia centrale e del Turkestan, una islamica ottomana medievale e moderna, e varie altre moderne nei diversi gruppi t. al di fuori della Turchia. La non grande differenziazione linguistica, dall’8° sec. in poi, tra i vari rami del t. crea però un comune denominatore, almeno linguistico, fra tutte queste letterature.
Appartengono alla letteratura preislamica i più antichi documenti linguistici e letterari dei T., le iscrizioni cioè dell’Orkhon in Mongolia (8° sec.), scritte in caratteri runiformi in turco antico, di argomento funerario e guerriero. In turco uigurico (alquanto differente da quello dell’Orchon), e negli alfabeti runiformi, uigurico, manicheo, siriaco, sogdiano ecc., sono invece i testi scoperti dagli inizi del 20° sec. nel Turkestan orientale (9°-12° sec.), di contenuto soprattutto religioso (buddhisti, ebraici, nestoriani, manichei), ma non molto originali, trattandosi essenzialmente di traduzioni. Nell’Asia centrale e nel Turkestan la letteratura t. musulmana (scritta in caratteri arabi) cominciò nell’11° sec. alla corte dei Qarakhanidi di Transoxiana e del Turkestan. Il suo più antico documento è il Qutadghu Bilik («La scienza che dà la felicità»), trattato gnomico-didattico sull’arte del regnare, composto nella metrica quantitativa arabo-persiana da un certo Yūsuf, ministro del sultano di Kashgar. La lingua di questa e di qualche altra opera degli inizi è appunto il t. arcaico di Kashgar, che in quella stessa epoca il lessicologo Maḥmūd al-Kashgharī illustrava alla corte di Baghdad nella Dīwān lughāt at-turk («Raccolta di parole turche»).
Una fase linguistica e letteraria posteriore è rappresentata dalla letteratura ciagataica (dal sovrano mongolo Ciaghatāi, figlio di Genghiz khān) o t. orientale, che fiorì nel Turkestan dal 14° al 16° sec.: si possono citare fra i suoi autori un Rabghuzi, autore di Qiṣaṣ al-anbiyā’ («Storie di Profeti») dei primi del Trecento, gli anonimi autori del Bakhtiyār-nāme («Libro di Bakhtiyār»), e Mi‛rāǵ-nāme («Libro della Scala»), ma soprattutto il poeta e ministro timuride ‛Alī Shīr Nevāi (m. 1501), che compose in persiano e in t. orientale dando a questa lingua alta dignità letteraria. Importanti pure, dal lato sia storico sia artistico, le memorie autobiografiche di Bābur, il fondatore della dinastia Moghūl d’India (1526). Dal t. ciagataico di questo periodo si è sviluppato l’uzbeko, la moderna lingua corrente e letteraria dei T. dell’Uzbekistan.
Le letterature t. moderne oltre l’osmanica (cioè quella della Turchia propriamente detta), sono quelle dei gruppi t. una volta inclusi nell’ex URSS, e la cui produzione è stata grandemente favorita dalla politica sovietica delle nazionalità: letteratura azera (dei T. di Transcaucasia), letteratura uzbeka, turkmena ecc. Più che gli autori e le opere singole, erano noti gli indirizzi generali (nazionalismo inquadrato nel marxismo, propaganda anticapitalistica, grande sviluppo delle tradizioni epiche indigene, e del canto popolare). Dopo la fine dell’egemonia sovietica le letterature delle repubbliche t. transcaucasiche hanno intrapreso un nuovo corso, che riconosce gli antichi legami linguistici e culturali con i T. d’Occidente (per es., riscoperta dei mistici del passato, come Ahmed Yasawt, 11° sec.) e che ha abbandonato i contenuti antireligiosi per adottare quelli islamici.