Figlio (Oxford 1157 - Chaluz, Poitou, 1199) e successore (1189) di Enrico II. Con il re di Francia Filippo Augusto partì per la terza crociata, conquistando San Giovanni d'Acri (1191) e sconfiggendo Saladino, ma non riuscì a conquistare Gerusalemme. Informato del tentativo d'usurpazione del fratello Giovanni (detto Senzaterra) concluse una tregua con Saladino e, rientrato in patria dopo varie peripezie, riuscì agevolmente a stroncare la ribellione (1194). Voltosi subito dopo contro Filippo, che aveva occupato alcuni dei suoi possedimenti francesi, R. si alleò con Ottone IV e, sconfitto il nemico (1198), rientrò in possesso di tutte le sue terre.
Figlio terzogenito di Enrico II e di Eleonora d'Aquitania; duca d'Aquitania (1170), domò i baroni ribelli; designato successore al trono alla morte del fratello Enrico (1183), si rifiutò tuttavia di cedere l'Aquitania a Giovanni, suo fratello minore e, per istigazione di Filippo II Augusto re di Francia, e con questo alleato, si ribellò al padre (1188), sconfiggendolo (1189). La morte di Enrico II, avvenuta lo stesso anno, portò poco dopo sul trono lo stesso R., che si preparò allora per la crociata, vendendo terre della corona, diritti, uffici, vescovati ed esaurendo il tesoro accumulato dal padre. Raggiunse (1190) a Vézelay il re di Francia Filippo Augusto e partì poco dopo da Marsiglia con ottomila uomini. Giunto a Messina, costrinse il conte di Lecce, Tancredi, usurpatore del trono di Sicilia alla morte di Guglielmo II, a liberare la vedova di questo, Giovanna, (che era sorella di R.), e a pagargli una forte somma (ma solo un terzo delle 40 mila once d'oro richieste fu consegnato). Dopo una spedizione punitiva a Cipro contro l'imperatore Isacco Comneno, che si era rifiutato di restituire i beni estorti ai pellegrini di passaggio, R. sbarcò a San Giovanni d'Acri (giugno 1191). Abbandonato da Filippo Augusto e dal duca d'Austria Leopoldo, sostenitore di Corrado di Monferrato contro Guido di Lusignano, candidato di R. al trono di Gerusalemme, Riccardo conquistò ugualmente San Giovanni (12 luglio), prese Ascalona e sconfisse il Saladino ad Arsuf (7 settembre); poi occupò Giaffa, ma, non avendo forze sufficienti per assediare Gerusalemme e tenerla, indugiò molti mesi. Intanto dall'Inghilterra gli venne la notizia del tentativo d'usurpazione del fratello Giovanni, istigato da Filippo II che si era impadronito di alcuni territori di R. in terra francese. Quindi, conclusa una tregua di tre anni con il Saladino, nell'ottobre del 1192 lasciò la Palestina, sbarcò sulle spiagge venete per sottrarsi ai tranelli di Filippo che l'aspettava a Marsiglia, e tentò travestito (l'imperatore Enrico VI gli era avverso per aver R. riconosciuta la sovranità di Tancredi) di attraversare l'Impero; ma fu riconosciuto e arrestato. Nonostante gli intrighi di Giovanni e di Filippo, riuscì però a pagare il riscatto e, sbarcato in Inghilterra, poté domare agevolmente la nascente ribellione. Il duca Giovanni si sottomise, e R., lasciata l'Inghilterra alle cure dell'arcivescovo di Canterbury, H. Walter, si recò (1194) in Normandia per affrontare Filippo: la pace del 1196 assicurò però a R. solo una parte delle terre perdute. Allora, alleatosi con Ottone IV e alcuni nobili della Francia settentrionale, provocò una nuova guerra (1198) e a Gisors (28 settembre) inferse una grave sconfitta a Filippo. La tregua del gennaio 1199 gli restituiva, a eccezione di Gisors, tutte le sue terre. Morì di ferite assediando il castello di Chaluz per impadronirsi di un tesoro colà scoperto.