(gr. γυμνάσιον)
Nell’antica Grecia, luogo dove i giovani si esercitavano nudi, nei giochi atletici. Dall’epoca delle guerre persiane i g. divennero anche luoghi di educazione spirituale e di ritrovo. Vi si tenevano banchetti, feste, rappresentazioni teatrali, lezioni, conferenze. Soprattutto nell’Oriente ellenistico il g. fu il centro e quasi il simbolo della grecità. A Roma il g. non ebbe un così grande sviluppo e significato: il suo scopo fu esclusivamente atletico ed esso rimase a lungo un’istituzione privata. Nerone costruì il primo g. pubblico a Roma; seguirono quelli di Traiano, di Adriano, di Commodo.
Dalla seconda metà del 4° sec. a.C. il g. divenne un complesso architettonico, di cui la palestra era la parte principale. Vitruvio descrive la forma perfetta del g. greco ellenistico. Il g. di Olimpia, edificato da Tolomeo Filadelfo nel 3° sec. a.C., è tra quelli conservatisi il più fedele alle prescrizioni vitruviane. Al tempo romano il g. subì una trasformazione tipologica, da cui si svilupparono le terme.
In età moderna, corso di studi classici diversamente regolato nei singoli Stati. È con il Rinascimento, in Germania, che la parola comincia a essere usata per designare la scuola di indirizzo umanistico; con la Rivoluzione francese, la denominazione viene limitata al corso di studi che precede il liceo classico, e con questo significato si è poi conservata. In Italia, la riforma scolastica del 1923 inquadrò il g. nell’istruzione media classica, articolata su due gradi: il primo, costituito appunto dal corso ginnasiale di cinque anni; il secondo, dal corso del liceo classico di tre anni. In seguito all’istituzione della scuola media (legge Bottai del 1° luglio 1940), il g. perse il proprio triennio inferiore e rimase costituito, nel suo complesso, dalle due classi del g. superiore.