(gr. ᾿Ολυμπία) Antico centro religioso della Grecia, nell’Elide (Peloponneso). O. visse solo in rapporto con il santuario e con le celebrazioni dei giochi olimpici. L’area del santuario (fig.) presenta frequentazioni in periodo preistorico e protostorico. A partire dal 10° sec. a.C. vi si trova una serie di offerte votive (figurine in bronzo e terracotta). Nel periodo geometrico sono attestate alcune strutture di culto. Tra l’8° e il 7° sec. a.C. fu allargata la superficie del santuario e furono costruite le prime strutture monumentali (tempio di Hera). Nel corso del 6° sec. a.C. altri edifici furono edificati (i thesauròi elevati in onore di Zeus da varie città) o rinnovati (Pelopion). Nel 5° sec. a.C. il santuario mutò aspetto attraverso una serie di costruzioni, tra cui significativa è quella del tempio di Zeus, che conserva frammenti della ricca decorazione scultorea. Fu inoltre approntato un laboratorio per la realizzazione della statua crisoelefantina di Zeus (436-32 a.C.), opera di Fidia. Il secolo successivo vide la definitiva sistemazione del santuario (collocazione esterna dello stadio; costruzione di nuovi edifici di culto). In età ellenistica l’attività edilizia venne relegata al di fuori del recinto sacro. Dopo un periodo di decadenza (nell’80 a.C. la CLXXV Olimpiade fu celebrata a Roma), il santuario conobbe una discreta rinascita in età imperiale.
I Giochi. - Dal nome del santuario di O. furono chiamate olimpiadi dai Greci i giochi che vi si svolgevano ogni quattro anni in occasione delle feste olimpie, le più antiche delle quattro grandi feste nazionali della Grecia (➔ Istmia; Nemea;Pitiche). Le feste olimpiche ebbero luogo sempre sotto la presidenza degli Elei e furono frequentate in origine solo da genti dell’Elide; gradatamente la loro crescente popolarità vi fece convenire atleti e spettatori dal resto del Peloponneso, dalla Grecia continentale, dalle colonie d’Occidente e Oriente. In età storica la regione dei santuari era considerata sacra, chiusa agli eserciti in armi nel mese in cui si svolgevano i Giochi nella tarda estate. Parte essenziale della festa erano le gare ginniche, che si limitavano in origine a gare di corsa a piedi; si aggiunsero poi la lotta e il pentathlon, il pugilato, la corsa delle quadrighe, la corsa a cavallo, il pancrazio, l’oplitodromia ecc. Il primo giorno era dedicato a riti religiosi e all’esame dei fanciulli e dei puledri che avevano gare a loro riservate e distinte da quelle cui partecipavano gli adulti. Il secondo era dedicato alle gare dei fanciulli; il terzo a quelle degli adulti (corse, lotta, pugilato, pancrazio), il quarto alle gare dei cavalli e dei carri, al pentathlon e all’oplitodromia. Nel quinto giorno erano solennemente proclamati i vincitori, che i sopraintendenti alle gare, o ellanodici, incoronavano di olivo selvatico. I vincitori erano spesso onorati con l’erezione di statue e le loro gesta erano celebrate con epinici da poeti famosi (Simonide, Bacchilide, Pindaro); nelle loro città entravano su un carro tirato da cavalli bianchi, ricevendovi onori pubblici. Le feste olimpiche continuarono a celebrarsi fino al 393 d.C., quando furono proibite dall’imperatore Teodosio.
Il computo cronologico. - Il termine olimpiade passò poi a indicare lo spazio di quattro anni che intercorreva fra due successive celebrazioni, adottato come elemento di computo cronologico dallo storico Timeo (4°-3° sec.) e divulgato da Eratostene. La celebrazione della prima olimpiade fu fissata al 776 a.C.; le successive seguirono ogni 4 anni: ogni olimpiade ebbe il proprio numero d’ordine e nell’interno di ciascuna si distinse un 1°, 2°, 3°, 4° anno dell’olimpiade medesima. L’anno olimpico non corrisponde a quello giuliano (1° gennaio-31 dicembre): iniziando in un giorno non precisabile della tarda estate, comprende parti di 2 anni giuliani diversi (per es., l’anno olimpico 336 a.C. corrisponde, in termini di anno giuliano, al periodo tarda estate 336 - tarda estate 335). Il computo per olimpiade fu molto diffuso nell’età tardo-ellenistica e romana: è alla base, per es., della cronologia di Diodoro.
La rinnovata attenzione per la Grecia classica, emersa nella cultura europea del tardo 18° sec., condusse fin dalla metà del 19° a tentativi di ripristino degli antichi Giochi di Olimpia. Un primo, sfortunato tentativo, promosso dal mecenate greco E. Zappas, si ebbe nel 1859; ne seguirono altri, nel 1870, 1875 e 1889, anche questi però non coronati da successo. Fu solo per merito del francese P. de Coubertin che le olimpiadi furono ripristinate in un congresso internazionale di organizzazioni sportive convocato a Parigi (23 giugno 1894), nel quale i 14 paesi rappresentati costituirono anche il Comitato Internazionale Olimpico (CIO). Per l’Italia erano presenti il conte Lucchesi Palli e il duca Carafa d’Andria. Le prime olimpiadi moderne estive furono inaugurate ad Atene il 6 aprile 1896. Da allora si svolgono ogni 4 anni, sotto l’egida del CIO. L’assistenza tecnica delle gare olimpiche è curata dalle federazioni internazionali.
L’emblema olimpico è costituito da 5 anelli rappresentanti i continenti (blu: Europa; giallo: Asia; nero: Africa; verde: Oceania; rosso: America) e dal motto: «Citius, altius, fortius». La bandiera olimpica, bianca, e recante gli anelli e il motto, è stata adottata ai Giochi di Anversa, nel 1920. All’apertura di ogni olimpiade un atleta del paese organizzatore pronuncia il seguente giuramento: «Giuriamo di presentarci ai Giochi olimpici quali concorrenti leali, rispettosi dei regolamenti e desiderosi di parteciparvi con spirito cavalleresco per l’onore del nostro paese e la gloria del nostro sport». Nel programma di ogni olimpiade oltre agli sport ormai fissi figurano poi due sport ‘dimostrativi’ che non hanno medaglie e titoli in palio, uno sport folcloristico del paese organizzatore e uno richiesto da una federazione internazionale.
Inizialmente la partecipazione alle olimpiadi era riservata soltanto agli sportivi dilettanti; dai Giochi di Barcellona del 1992 sono stati ammessi a partecipare anche gli atleti professionisti.
Ai primi Giochi di Atene del 1896 erano presenti 13 nazioni e 285 concorrenti. Dieci i giorni di gara e dieci gli sport in programma: atletica leggera, nuoto, canottaggio, scherma, tiro, ginnastica, lotta, sollevamento pesi, ciclismo e tennis (le gare di canottaggio tuttavia non ebbero luogo per mancanza di iscrizioni). Il primo a fregiarsi di un titolo olimpico fu lo statunitense J.B. Connolly, vincitore del salto triplo, ma la vittoria più significativa fu quella del greco S. Lùis nella maratona.
Nel 1900 i Giochi si svolsero a Parigi in concomitanza con l’Esposizione universale e la manifestazione si tenne dal 14 maggio al 28 ottobre. Tra gli atleti si distinse particolarmente lo statunitense A. Kraenzlein, vincitore di 4 medaglie d’oro (60 m piani, 110 e 200 m ostacoli, salto in lungo).
Nel 1904 fu la volta delle Olimpiadi di St. Louis. Furono i Giochi più lunghi della storia (dal 14 maggio al 18 novembre), caratterizzati da un’abnorme proliferazione delle gare (390, ma solo 85 quelle ufficiali). Un’edizione non ufficiale dei giochi ebbe luogo nel 1906 ad Atene per celebrare il decimo anniversario della restaurazione delle gare olimpiche.
I Giochi del 1908, assegnati in un primo tempo a Roma, furono spostati a Londra per l’impossibilità del Comitato olimpico italiano di organizzarli. Il programma si allargò fino a 21 sport e il successo fu notevole: 2059 concorrenti, di cui 36 donne, per 22 paesi. Lo statunitense R. Ewry, alla sua terza olimpiade, si impose ancora una volta in tutte e tre le prove del salto senza slancio (in alto, in lungo, triplo), passando alla storia come l’unico atleta ad avere vinto tutte le gare (8) cui aveva partecipato. Della maratona del 1908 fu sfortunato protagonista l’italiano D. Pietri, squalificato dopo la vittoria perché, caduto stremato a pochi metri dal traguardo, fu aiutato a rialzarsi.
A Stoccolma nel 1912 si pose in evidenza J. Thorpe, statunitense di madre indiana, che vinse pentathlon e decathlon; qualche mese più tardi Thorpe fu privato delle sue medaglie perché accusato di aver percepito denaro per giocare a baseball. Nel 1916 i Giochi che avrebbero dovuto svolgersi a Berlino non furono disputati a causa del primo conflitto mondiale.
Ripresero nel 1920 ad Anversa e a questi Giochi la Germania non fu invitata. Lo schermidore italiano N. Nadi ne fu il grande protagonista vincendo 5 medaglie d’oro. R. Gagliardi, nel tennis, fu la prima atleta italiana a prendere parte alle olimpiadi.
Nel 1924 a Parigi 3092 concorrenti, di cui 136 donne, rappresentarono 44 paesi, in 19 sport. Tra gli atleti si misero particolarmente in luce i corridori finlandesi P. Nurmi e V. Ritola, e il nuotatore statunitense J. Weissmüller. L’italiano U. Frigerio vinse nella marcia (10.000 m) la sua terza medaglia d’oro.
Ad Amsterdam nel 1928 fu riammessa la Germania e fu introdotta la simbolica fiaccola olimpica. La durata dei giochi fu limitata a 2 settimane. Per la prima volta furono ammesse le donne anche alle gare di atletica leggera.
Alle Olimpiadi di Los Angeles del 1932 le difficoltà legate alla distanza, gli alti costi e i riflessi della ‘grande depressione’ determinarono un crollo nella partecipazione, con solo 38 le nazioni rappresentate. Gli atleti italiani ottennero il numero più alto di medaglie dopo gli Stati Uniti.
I Giochi di Berlino del 1936 costituirono una tappa importante nella storia dei moderni Giochi: la grandiosità dell’apparato organizzativo, l’incidenza dell’elemento spettacolare e del dato tecnico divennero da allora in poi fondamentali. L’afroamericano J. Owens con le sue 4 medaglie d’oro (100 e 200 m, staffetta 4×100 m, salto in lungo) fu il protagonista delle gare di atletica.
I Giochi del 1940 avrebbero dovuto svolgersi a Tokyo, ma nel 1937 il Comitato olimpico nipponico a causa del conflitto tra Giappone e Cina fu costretto a rinunciare all’organizzazione. Helsinki si offrì di ospitare le olimpiadi, che tuttavia non furono disputate a causa del secondo conflitto mondiale, così come non lo furono quelle del 1944 (sede designata, Londra). I Giochi furono ripresi nel 1948 a Londra, dove non vennero invitati né Giappone né Germania; l’Unione Sovietica si astenne dalla partecipazione. La velocista olandese F. Blankers-Koen vinse 4 ori (100 e 200 m, 4×100 m, 80 m ostacoli) in 5 giorni.
Le Olimpiadi di Helsinki del 1952 furono caratterizzate dalla partecipazione e dall’affermazione degli atleti dell’Unione Sovietica (in precedenza i Russi erano stati presenti soltanto a Stoccolma nel 1912). Il podista cecoslovacco E. Zátopek riuscì nella storica impresa di vincere 5000 m, 10.000 m e maratona.
I Giochi del 1956 si tennero a Melbourne; per motivi organizzativi le prove di equitazione si svolsero però a Stoccolma. Si distinsero, nel nuoto, gli atleti australiani (vinsero ben 8 dei 13 titoli in palio); il pugile ungherese L. Papp colse la sua terza vittoria olimpica consecutiva.
Nel 1960, a Roma, dove in atletica il nome di maggior spicco fu quello della velocista afroamericana W. Rudolph vincitrice delle gare dei 100 e 200 m, l’Italia conquistò ben 36 medaglie, di cui 13 d’oro. Grazie all’avvento della televisione le immagini della manifestazione furono diffuse in molti paesi del mondo.
Nel 1964 a Tokyo, la maratona registrò il secondo successo dell’etiope A. Bichilà già vincitore a Roma. Nel nuoto lo statunitense D. Schollander vinse 4 medaglie d’oro (100, 400, 4×100 e 4×200 stile libero). L’australiana D. Fraser vinse i 100 s.l. per la terza olimpiade consecutiva. Nella ginnastica la cecoslovacca V. Časlavska pose fine al dominio della sovietica L. Latynina, vincitrice di 9 medaglie d’oro, individuali e a squadre, nelle 3 olimpiadi disputate.
Nel 1968 a Città di Messico furono utilizzate per la prima volta le piste di tartan: ciò, unitamente ai vantaggi derivanti dall’altitudine, consentì il conseguimento nelle gare di atletica, specie nella velocità, di primati ‘storici’ (per es., quelli di T. Smith nei 200 m e di L. Evans nei 400 m o quello di R. Beamon nel salto in lungo), destinati a perdurare per decenni. Lo statunitense A. Oerter nel lancio del disco vinse, unico nella storia, la sua quarta medaglia d’oro consecutiva.
I Giochi di Monaco del 1972 furono funestati dal tragico episodio della strage degli 11 atleti israeliani presi in ostaggio dal gruppo terrorista palestinese Settembre Nero. Tra gli atleti, eccezionale l’impresa del nuotatore statunitense M. Spitz, vincitore di 7 medaglie d’oro, individuali e a squadra.
Le Olimpiadi di Montreal del 1976 registrarono, per motivazioni varie, le defezioni di Cina, Iraq e di una decina di paesi africani. L’italiano K. Dibiasi, nei tuffi dalla piattaforma, e il sovietico V. Saneev, nel salto triplo, ottennero la loro terza vittoria olimpica consecutiva; con il successo nei 400 m la podista polacca I. Kirszenstein Szewinska, alla sua quinta olimpiade, conquistò il suo settimo alloro. Significative pure le affermazioni del cubano A. Juantorena e del finlandese L. Viren in atletica, della tedesca orientale K. Ender nel nuoto, della romena N. Comaneci nella ginnastica.
I Giochi di Mosca del 1980 furono gravemente compromessi dallo stato di tensione internazionale conseguente all’intervento militare dell’URSS in Afghanistan (dicembre 1979). Gli Stati Uniti promossero un’iniziativa di boicottaggio, alla quale aderì una sessantina di nazioni, specie africane e asiatiche. Sul piano tecnico, particolarmente rilevante fu l’assenza degli atleti statunitensi, tedeschi occidentali e africani. L’Italia, come anche altri paesi, dopo la presa di posizione ufficiale del governo favorevole al boicottaggio, partecipò ai Giochi per decisione autonoma del CONI, ma con una rappresentanza ridotta numericamente per effetto del divieto imposto dal governo agli atleti militari e ai dipendenti statali. Tra gli atleti, il pugile cubano T. Stevenson vinse nei pesi massimi la sua terza medaglia d’oro consecutiva.
Nei Giochi del 1984, svoltisi a Los Angeles, si ripeté, a parti invertite, la stessa situazione del 1980: infatti l’URSS, seguita da tutti i paesi a regime comunista (tranne Iugoslavia, Romania e Cina), non prese parte ai giochi, motivando la sua astensione con la presunta insufficienza delle misure di sicurezza predisposte dagli organizzatori per garantire l’incolumità degli atleti partecipanti. Il grande protagonista dei Giochi fu l’atleta statunitense C. Lewis, che con le sue 4 vittorie (100 e 200 m; staffetta 4×100 m; salto in lungo) ripeté l’impresa di J. Owens del 1936. L’Italia, grazie anche alle numerose defezioni, conseguì il suo record di medaglie d’oro (14). Nel tiro a volo L. Giovannetti replicò il successo di Mosca.
Nei Giochi di Seul del 1988 le olimpiadi riacquistarono finalmente la loro dimensione mondiale (vi rinunciarono solo poche nazioni, fra cui Cuba, Etiopia e Corea del Nord). Emerse tuttavia, in tutta la sua gravità, il problema della diffusione della pratica del doping tra gli atleti, venuto clamorosamente alla luce in occasione della squalifica del velocista canadese B. Johnson, già vincitore e primatista mondiale dei 100 m piani. La tedesca orientale K. Otto vinse 6 medaglie d’oro nelle gare, individuali e a squadra, del nuoto. Tra gli italiani, i fratelli Abbagnale nel canottaggio e V. Maenza nella lotta greco-romana replicarono i successi di 4 anni prima.
Ai Giochi di Barcellona del 1992, in conseguenza dei profondi mutamenti che avevano caratterizzato il quadro geopolitico internazionale dopo il 1989, si ebbe un’adesione mai raggiunta in precedenza, 172 paesi, con il ritorno del Sudafrica, la partecipazione della Germania riunificata e delle nazioni emerse dalla dissoluzione della Iugoslavia e dell’URSS (12 repubbliche sovietiche gareggiarono ancora insieme, sotto l’insegna della CSI). All’affermazione delle potenze tradizionali (Stati Uniti, CSI, Germania) fece riscontro quella, specie in campo femminile, della Cina. Tra gli atleti, il ginnasta bielorusso V. Ščerbo vinse 6 medaglie d’oro.
Ai Giochi di Atlanta del 1996 aderirono 197 paesi. Vincendo per la quarta volta consecutiva la medaglia d’oro nella gara di salto in lungo, lo statunitense C. Lewis uguagliò l’impresa compiuta in passato dal connazionale A. Oerter. La nuotatrice ungherese K. Egerszegi vinse per la terza volta consecutiva la gara dei 200 m dorso; analoghe imprese compirono il turco N. Suleymanoglou, nel sollevamento pesi, e il russo A. Karelin, nella lotta greco-romana. Di rilievo, nell’atletica leggera, le affermazioni dello statunitense M. Johnson e della francese M.-J. Pérec, vincitori delle gare dei 200 e 400 m in campo maschile e femminile.
L’Olimpiade di Sydney del 2000 ospitò 10.200 atleti con la partecipazione di 200 paesi. Il britannico S. Redgrave, nel canottaggio, conquistò la quinta medaglia d’oro in edizioni consecutive.
Ai Giochi di Atene del 2004 le nazioni partecipanti furono 202, gli atleti iscritti 11.099 (6595 uomini, 4504 donne). Tra le imprese più notevoli quella della tedesca B. Fischer Schmidt, in gara nella canoa, che vincendo l’oro con il K4 sui 500 m raggiunse l’ottavo successo e l’undicesima medaglia in 7 olimpiadi. Nella ginnastica la romena C. Ponor conquistò 3 ori (concorso a squadre, trave, corpo libero). Record del mondo eguagliato nei 100 m ostacoli dal cinese Xiang Liu (primo oro olimpico maschile nella storia dell’atletica cinese). Nel nuoto lo statunitense M. Phelps si è aggiudicò 6 medaglie d’oro (100 m e 200 m farfalla; 200 m misti; 400 m misti; staffetta 4×200 m stile libero; staffetta 4×100 m mista).
Alle Olimpiadi di Pechino del 2008, precedute da polemiche e contestazioni, soprattutto nei paesi occidentali, contro la politica repressiva attuata dal governo cinese, parteciparono 204 nazioni (10.903 atleti). La nazione che conquistò il maggior numero di medaglie fu di gran lunga la Cina (51 medaglie d’oro). Fra i 36 record mondiali battuti, spiccano i 25 nel nuoto, con i 7 (su 8 ori conquistati) di Phelps e, per l’Italia, quello di F. Pellegrini nei 200 m stile libero. In atletica 3 primati mondiali furono ottenuti nelle gare di velocità dal giamaicano U. Bolt.
(v. tab. 2)
Già nel 1908 a Londra e nel 1920 ad Anversa nel programma avevano figurato gli sport del ghiaccio. Le olimpiadi invernali furono organizzate per la prima volta nel 1924 a Chamonix, ma in forma non ufficiale. Dopo Chamonix il CIO le accettò ufficialmente e a partire dall’edizione di Saint-Moritz nel 1928 al 1992 si tennero nello stesso anno di quelle estive. Per decisione del CIO (1986) le olimpiadi invernali del 1994 si sono disputate con 2 anni di anticipo rispetto alla cadenza quadriennale, subito ripristinata a partire dai Giochi successivi; con tale provvedimento il CIO, evitando la coincidenza tra olimpiadi invernali ed estive, ha inteso conferire maggiore dignità e autonomia ai Giochi invernali. Dal 1948 il paese ospitante è sempre diverso da quello che organizza le olimpiadi estive. Le specialità olimpiche comprendono le discipline nordiche (sci di fondo, salto, combinata e biathlon), quelle alpine (discesa libera, slalom speciale, slalom gigante, supergigante, combinata), il pattinaggio artistico, danza e di velocità, hockey su ghiaccio, curling maschile e femminile, bob, slittino, freestyle, snowboard maschile e femminile.
Ai Giochi di Chamonix (Francia) del 1924 parteciparono 258 atleti di 17 nazioni. Il programma non includeva le specialità dello sci alpino, solo nel 1928 accolto dalla Federazione internazionale dello sci fra le proprie specialità. Protagonista assoluto di questa edizione fu il norvegese T. Haug, che vinse le tre medaglie d’oro del fondo e il bronzo del salto speciale.
Ai Giochi di St. Moritz (Svizzera) del 1928 crebbe il numero delle nazioni partecipanti (28) e degli atleti (464). La supremazia degli atleti nordici rimase incontrastata. La pattinatrice norvegese S. Henie vinse la medaglia d’oro, successo che avrebbe ripetuto nel 1932 e nel 1936.
Ai Giochi di Lake Placid (USA) del 1932, la distanza dall’Europa, che imponeva una lunga e costosa trasferta, contribuì fortemente a tenere basso il numero delle nazioni partecipanti (17) e degli atleti (307).
Nel 1936 l’edizione di Garmisch-Partenkirchen (Germania) fu la più grandiosa svoltasi fino ad allora. Vi parteciparono 650 atleti che si contesero 17 medaglie d’oro. Fece la propria comparsa lo sci alpino, sia maschile sia femminile: le due gare in programma, di slalom e discesa libera, furono entrambe vinte da atleti tedeschi. L’Italia vinse la gara di staffetta riservata alle pattuglie militari, che essendo però sport dimostrativo non dava l’oro olimpico.
Dopo due quadrienni olimpici cancellati a causa del secondo conflitto mondiale, ai Giochi di St. Moritz del 1948 gli atleti furono 670. Tra le specialità si impose lo sci alpino, in cui emerse il francese H. Oreiller, primo nella discesa libera e nella combinata e terzo nello slalom.
L’edizione del 1952 si tenne a Oslo, l’unica capitale che sia mai stata sede dei Giochi invernali. Le nazioni partecipanti furono 30, con più di 700 atleti. I norvegesi vinsero 7 medaglie d’oro, 3 d’argento e 6 di bronzo.
Nel 1956 le olimpiadi arrivarono in Italia, a Cortina d’Ampezzo. L’austriaco T. Sailer trionfò in tutte e tre le prove di sci alpino. Forzatamente assente il campione italiano Z. Colò, escluso con l’accusa di professionismo per aver concesso a un’azienda di ‘firmare’ scarponi e giacca.
Ai Giochi di Squaw Valley (USA) del 1960 le nazioni partecipanti scesero a 30, con un totale di circa 670 concorrenti (143 donne). Gli effetti vistosi di una consumata regia, posta nelle mani di W. Disney, non riuscirono a nascondere del tutto i limiti di una scelta sulla quale finirono con il pesare, oltre ai problemi legati all’altitudine e alla lontananza dall’Europa, improvvisazioni e insufficienze nell’allestimento delle attrezzature.
L’edizione di Innsbruck (Austria) del 1964 fu la prima a godere di una completa copertura televisiva, che contribuì notevolmente ad assicurarne il successo. Aumentò il numero complessivo delle medaglie d’oro (34) e degli atleti in gara (oltre 1000 per 36 paesi; il Sudafrica fu escluso a causa dell’apartheid). Il bronzo italiano nel bob a due si arricchì di un significato sportivo ben al di là della prestazione: E. Monti, che gareggiava in coppia con S. Siorpaes, nell’imminenza della quarta e decisiva manche, fornì all’equipaggio inglese, poi vincitore, un pezzo di ricambio che lo salvò dal ritiro.
Ai Giochi di Grenoble (Francia) del 1968 le nazioni partecipanti furono 37 con circa 1200 concorrenti. J.-C. Killy emulò l’impresa di T. Sailer a Cortina, vincendo l’oro nella discesa libera, nello slalom gigante e in quello speciale.
Nel 1972 per la prima volta i Giochi invernali ebbero luogo in Asia, a Sapporo (Giappone). Poco più di 1000 atleti, in rappresentanza di 35 nazioni, si contesero le 35 medaglie d’oro in palio. L’altoatesino G. Thoeni vinse l’oro nello slalom gigante e l’argento nello slalom speciale, mentre suo cugino Rolando ottenne il bronzo.
Nel 1976 i Giochi tornarono a Innsbruck, dopo l’improvvisa defezione della città di Denver, in Colorado. Le gare in programma furono 37, altrettante le nazioni partecipanti e oltre 1100 gli atleti.
Anche nel 1980 si tornò in una località che già aveva ospitato i Giochi: Lake Placid. Una certa approssimazione organizzativa segnò lo svolgimento della manifestazione Nelle specialità alpine protagonista assoluto fu lo svedese I. Stenmark, che vinse entrambi gli slalom.
Ai Giochi di Sarajevo (Iugoslavia) del 1984 gli atleti in gara furono circa 1500 in rappresentanza di 49 nazioni; 39 le medaglie d’oro assegnate, grazie all’ammissione delle nuove gare di fondo femminile, vinte dalla finlandese M.-L. Hamalainen.
L’edizione di Calgary (Canada) del 1988 ebbe il record di durata (16 giorni), di costi organizzativi (500 miliardi, in parte coperti dagli introiti pubblicitari televisivi), di partecipazione (quasi 2000 concorrenti di 57 nazioni). Aumentarono le discipline: nello sci alpino furono introdotte le gare del super-G e della combinata, sia maschile sia femminile; tra le discipline dimostrative furono accolti il freestyle e il pattinaggio short-track. Nello slalom maschile entrambe le medaglie d’oro furono vinte da A. Tomba.
I Giochi di Albertville (Francia) del 1992 videro 64 nazioni partecipanti, con più di 1800 atleti; il numero delle gare arrivò a 57 grazie al riconoscimento olimpico di gare prima dimostrative, come il freestyle e lo short-track sia maschile sia femminile.
Nel 1994 a Lillehammer (Norvegia) il numero delle nazioni partecipanti crebbe ulteriormente: molti paesi dell’Est – dalla Russia al Kazakistan, dall’Ucraina alla Bielorussia, alla Georgia, alla Moldavia – che avevano gareggiato nelle edizioni precedenti sotto la bandiera del CIO, si presentarono con le proprie insegne; gli atleti ex cecoslovacchi si divisero tra Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca; la Slovenia fu il primo Stato della ex Iugoslavia a partecipare da sola.
I Giochi di Nagano (Giappone) del 1998 le specialità salirono a 68, con l’introduzione dello snowboard, maschile e femminile, nelle versioni slalom gigante e half-pipe, dell’hockey femminile e del curling, maschile e femminile.
Nel 2002 le Olimpiadi invernali tornarono negli Stati Uniti, a Salt Lake City. Vi parteciparono 77 paesi con 2399 atleti. Il tedesco G. Hackl, medaglia d’argento in slittino singolo, fu il primo atleta a salire sul podio olimpico per cinque volte di seguito nella stessa specialità; la pattinatrice di velocità Y. Yang, vincitrice della medaglia d’oro nei 1000 m e nei 500 m short-track, fu la prima atleta cinese a diventare campionessa olimpica d’inverno, mentre la statunitense V. Flowers (bob a due) e il canadese J. Iginla (hockey) furono i due primi atleti neri a vincere l’oro nelle Olimpiadi invernali.
La XX edizione, svoltasi a Torino nel 2006, fu un successo dal punto di vista sia del livello agonistico sia dell’efficienza dell’organizzazione. Vi presero parte 2508 atleti, appartenenti a 85 Comitati olimpici nazionali.
Le Olimpiadi invernali del 2010 si sono svolte a Vancouver (Canada), con la partecipazione di 5500 atleti di 82 nazioni. Hanno partecipato per la prima volta atleti di Colombia, Isole Cayman, Ghana, Montenegro, Pakistan, Perù e Serbia. Sono state disputate gare in 15 discipline (13 per le donne).