Disco di metallo, con iscrizione e figura, coniato a ricordo di un fatto o di un personaggio (v. fig.). Si distingue dalla moneta per la mancanza di potere di scambio, per la possibilità di essere emessa con il nome e l’effigie di privati cittadini.
La m. ottenuta per fusione è di solito modellata in cera o altra materia plastica (in un modello unico o in due parti per il dritto e il rovescio); dal modello si trae la controforma di gesso e quindi la forma di cera, intorno alla quale si realizza la controforma di luto, impasto di terre argillose, olio di lino cotto e altri ingredienti, per la fusione definitiva. Nella seconda metà del 15° sec. si introduce il metodo del conio con processo analogo a quello delle monete. Il metallo più usato, a parte l’oro e l’argento, rari prima del 16° sec., è il bronzo, spesso dorato, argentato o patinato; talvolta anche l’ottone.
Le prime m. dovettero essere quelle fuse e cesellate nella Francia settentrionale o nelle Fiandre alla fine del 14° sec., citate nell’inventario del duca di Berry e imitanti nel dritto monete imperiali romane, o quella che Francesco II da Carrara fece fondere nel 1390 per la riconquista di Padova. Ma la m. si può considerare creazione del Rinascimento, o meglio dell’Umanesimo italiano, derivata comunque dalle m. romane con ritratti imperiali.
Il carattere distintivo della m. rispetto alla moneta, quello di poter essere prodotta anche da privati, offre possibilità maggiori per la sua produzione: sono fuse in occasione di viaggi e visite, di fondazioni di nuovi edifici, in onore di personaggi famosi. Interessanti le m. che riproducono nuovi edifici (Tempio Malatestiano, di Matteo de’ Pasti; S. Maria in Campitelli a Roma).
Centri e artisti in Italia. - La prima vera m. italiana è quella che il Pisanello fece per Giovanni VIII Paleologo (1438). Tra i maggiori medaglisti sono da ricordare A. Marescotti, attivo a Ferrara dal 1446 al 1462; il veronese Matteo de’ Pasti, attivo dopo il 1441, prima a Ferrara, poi a Rimini; a Napoli, Pietro da Milano e Francesco Laurana, attivi tra il 1461 e il 1466. A Mantova fiorì una scuola di medaglisti (P.I. Alari Bonacolsi detto l’Antico; G.C. Romano); a Parma, G. Enzola (attivo tra il 1456 e il 1478), che tentò di sostituire la coniazione alla fusione; a Venezia, G. Boldù (attivo 1454-77); a Bologna, S. Savelli; a Milano e poi a Roma, il Caradosso. A Roma, notevoli anche il toscano A. Guazzalotti, e Cristoforo di Geremia (1430-76). A Firenze, alla fine del 15° sec. si ebbe una scuola indipendente di medaglisti con Bertoldo di Giovanni e con Niccolò Spinelli detto Niccolò Fiorentino. Nel 16° sec. importante fu l’attività medaglistica di B. Cellini. A quell’epoca i centri principali furono Firenze, Roma, Milano e, meno, Venezia. Poi il progressivo prevalere della coniazione portò alla decadenza dell’arte della medaglia.
La tecnica della fusione continuò a prevalere nel settentrione (G.I. Caraglio, A. Vittoria) e a Milano si formò sotto l’impulso di L. Leoni una scuola importante. Il maggiore medaglista milanese è A. Abondio, che esercitò un largo influsso anche all’estero. Nella prima metà del 17° sec. la tradizione cinquecentesca continua ad affermarsi in G. Mola (m. 1667), autore di m. medicee e pontificie. In seguito, il livello artistico della m. italiana decadde. Tentativi di rinnovamento si ebbero tra la fine del 19° e i primi del 20° sec. (G. Romagnoli, L. Bistolfi, D. Cambellotti, R. Brozzi, T. Bertolino ecc.).
Tra i medaglisti italiani moderni si ricordano inoltre P. Fazzini, E. Greco, F. Giannone, B. Bini, M. Moschi. Presso la Zecca, a Roma, esiste dal 1907 la scuola dell’arte della medaglia.
I centri europei. - La medaglistica tedesca ebbe due centri: Augusta, dove prevalse il processo di fusione (H. Daucher, U. Schwarz, C. Weiditz) e Norimberga, dove le m. erano in genere coniate (L. Krug, M. Gebel). Le m. tedesche, di notevole interesse iconografico, sono caratterizzate da grande precisione tecnica, virtuosistica verso il 17° secolo. Di rilievo le m. del 18° sec. (C. Wermuth; F.A. Schega). L’indirizzo classico si affermò nel 19° sec. specie a Berlino, Monaco di Baviera e Dresda.
Nelle Fiandre fin dal 15° sec. lavorarono medaglisti italiani, ma l’arte della m. vi comincia solo con Q. Metsys, Stefano d’Olanda, C. Bloc; nel 17° sec. si ricorda A. Waterloos.
In Francia, dalla fine del 15° sec. si riscontrano m. di omaggio delle città in occasione di visite reali. L’arte della m. prosegue, nelle due tecniche della fusione e del conio, in campo commemorativo o ritrattistico, nel 16° sec., con G. Pilon, E. Delaune; nel 17° sec., con G. Dupré. Alla fine del regno di Luigi XIV, la serie di m. detta Histoire métallique illustrò gli avvenimenti storici di maggiore importanza. Nel 18° sec. si hanno m. con bellissimi ritratti.
Né Spagna, né Inghilterra ebbero nel Rinascimento scuole di medaglisti. In Inghilterra si hanno m. con Enrico VIII; molti i medaglisti stranieri, e, fra gli Inglesi, notevoli A. e T. Simon (17° sec.). Nella Spagna del Seicento si mise in luce l’italiano R. Gaci; alla fine del Settecento G.A. Gil. Notevoli sono, nel 17° e 18° sec., in Scandinavia A. Karlstén, in Russia T. Ivanov, in Svizzera J.K. Hedlinger.
La Rivoluzione francese portò a una nuova fioritura della m. commemorativa, incoraggiata poi, ma senza successo, dal Primo Impero (Histoire métallique de Napoléon le Grand). In seguito, notevoli fra tutte le m. di David d’Angers. Verso la fine del 19° sec., H. Ponscarme e altri. In Austria e in Germania si ebbero vari tentativi originali (A. Scharff, A. Hildebrand), mentre in Inghilterra va ricordata, per il 19° sec., l’opera dell’italiano B. Pistrucci.