Imperatore romano (Lanuvio 161 d. C. - Roma 192): figlio di Marco Aurelio, fu nel 176 nominato imperator dal padre, che troncò la serie degli imperatori "adottivi" tornando al principio dinastico. Alla morte del padre (180), C. combatteva con lui al confine danubiano: obbligati alla pace i Quadi e i Marcomanni, venne a Roma, dove ben presto instaurò un regime di corruzione e di terrore; nel 182 una congiura ordita dalla sorella Lucilla e dal cugino Ummidio Quadrato fu scoperta e portò alla morte dei congiurati; C. fece poi uccidere la moglie Crispina accusata di adulterio, Tarrunteno Paterno giureconsulto ed ex prefetto del pretorio, accusato dal nuovo prefetto Perenne, quindi lo stesso Perenne con la moglie e i figli, poi il favorito Cleandro che aveva tenuto per qualche tempo il potere. Con maniaca esaltazione C. assunse il nome e gli attributi di divinità, specialmente di Ercole, e dette il titolo di Commodianus al Senato e a Roma. Pubblicamente si esibiva come atleta e cacciatore di fiere nell'anfiteatro. Ma una nuova congiura, ordita dalla sua concubina Marcia, dal maggiordomo Ecletto e dal prefetto del pretorio Emilio Leto, ebbe successo, e C. fu ucciso dal gladiatore Narcisso (192).