ACCENSO (lat. accensus o adcensus)
Nell'ordinamento centuriato romano, alle centurie dei cavalieri e delle cinque classi erano aggiunte cinque centurie, una delle quali era chiamata degli accensi velati; velati significa senz'armi e in abito civile. Al campo un accenso era a disposizione degli ufficiali come ordinanza, e in Roma dei magistrati superiori. Gli eruditi romani li ritenevano originariamerte destinati a prendere il posto dei caduti, impugnando le loro armi; ma i moderni mettono in dubbio questa interpretazione, e vi sostituiscono molte e diverse loro opinioni. Probabilmente essi erano addetti all'amministrazione militare o ad altre mansioni speciali e per la loro prestazione erano ad-censi, aggiunti al censo della quinta classe. Nella sfera militare essi scomparvero per tempo, magistrati superiori si sceglievano come accenso un uomo di loro fiducia, di solito un loro liberto, che li serviva per l'anno di carica. Durante l'impero è attestata una centuria adcensorum velatorum, corporazione di pubblici ufficiali; reclutati fra i ricchi liberti e persone di grado equestre, godevano di speciali immunità (per es. dalle tutele e cure). Ma quale fosse la loro funzione e il rapporto con gli accensi dei magistrati è oscuro. Perciò alcuni (De Ruggiero) distinguono l'adcensus velatus, pubblico ufficiale, dal semplice adcensus, ufficiale subalterno dei magistrati.
Fonti: Festo, pp. 18, 369; Varrone, in Nonio, p. 520.
Bibl.: Mommsen, Römisches Staatsrecht, I, 3ª ed., Lipsia 1887, p. 356 e III, p. 238; De Ruggiero, Dizionario epigrafico, I, Roma 1895, p. 18; Kubitschek e Cichorius nella Real-Encyclopädie di Pauly-Wissowa, I, col. 137; Delbrück, Geschichte der Kriegskunst, I, 2ª ed., Berlino 1920, p. 274; Rosenberg, Untersuchungen zur römischen Zenturienverfassung, Berlino 1911, p. 32; Fraccaro, in Athenaeum, XV (1927), p. 133.