ACHEI ('Αχαιοί, Achaei)
Nell'epopea omerica è designazione generica di tutto il popolo greco (come Danai e, qualche volta, Argivi), la cui estensione è dovuta evidentemente a una sineddoche. Siccome in tempi storici l'etnico Achei e il nome geografico Acaia erano circoscritti alla spiaggia settentrionale del Peloponneso e alla regione della Grecia settentrionale intorno al monte Otri, presso l'odierno golfo di Volo, si pensò che il cambiamento di nome derivasse da spostamenti di popoli. Infatti sotto Tisameno, figlio di Oreste, i Dori avrebbero invaso l'Argolide, e gli Achei, cedendo davanti alla popolazione invaditrice, si sarebbero portati nell'Egialea che, prima abitata dagli Ioni, avrebbe dai nuovi invasori preso il nome di Acaia.
Egialea (Αἰγιάλεια od Αἰγιαλός) significa regione litoranea, denominazione che ben si addice all'Acaia peloponnesiaca che si stende per quasi tutto il Peloponneso settentrionale. Dall'Acaia abitata dagli Ioni si volle che fossero emigrati gli Ioni dell'Asia: questa leggenda è sorta per una falsa connessione della città di Elice nell'Acaia con l'epiteto di Eliconio dato a Posidone che era venerato presso il promontorio di Micale. Ma siccome era sempre viva la tradizione che gli Ioni fossero emigrati direttamente dall'Attica, si escogitò la combinazione che, cacciati dall'Egialea, tornassero nell'Attica, donde erano partiti a causa della sovrabbondanza della popolazione.
Gli Achei dell'Egialea parlavano come gli Achei Ftioti il dialetto dorico: non mancano tuttavia sopravvivenze del dialetto arcadico ("Αρτεμις, invece di "Αρταμις), e qualche altra traccia significativa. Essi colonizzarono, in tempo probabilmente anteriore alle spedizioni coloniali calcidesi e corinzie, le coste orientali dell'Italia meridionale. Vanno segnalate soprattutto le colonie di Sibari e Crotone. È stato tentato di spiegare la designazione colonie acaiche nell'Italia con la generica denominazione di Achei applicata ai Dori, e ci può essere qualche elemento di verità; ma il fatto dell'omonimia dei due fiumi, Crati nell'Italia e Crati nell'Acaia, mostra che dall'Acaia egialea ebbe origine il movimento coloniale.
I culti dell'Acaia non differiscono molto dai culti delle altre regioni della Grecia. Va però notato il santuario di Ζεὺς 'Αμάριος, in cui si deponevano i documenti dei trattati giurati tra le singole città e la lega. Forse lo studio dei cultivigenti nelle città della Magna Grecia potrà illuminarci anche sui culti dell'Acaia Egialea.
Gli Achei Ftioti, secondo un'antica teoria sarebbero giunti nella Ftiotide dal Peloponneso, ma in un tempo anteriore alla migrazione dorica. Senza troppo avventurarci in una questione tanto dibattuta, notiamo che queste sono tutte combinazioni di antichi eruditi su dati creduti storici, e rileviamo ancora come il nome di Dori, non dissimile da quello di Ioni e di Eoli, è sorto nelle colonie greche dell'Asia Minore e di qui per tempo applicato ai connazionali della metropoli. Senza negare movimenti e spostamenti di popoli, ci limitiamo a rilevare che il mutamento di nome, dato anche che ci sia stato, non è indizio di mutamenti di popolazione.
L'Acaia Egialea (così la chiameremo per differenziarla dall'Acaia Ftiotide) è una regione prevalentemente montuosa, stocata da corsi d'acqua brevi e precipitosi, asciutti nell'estate. Le città che la compongono sono, da occidente a oriente: Dime, Oleno, più a nord-est Patre (Patrasso), Ripe, Egio, Elice, Ege, Egira, tutte città costiere, di cui Oleno ed Elice nel quarto secolo a. C. furono sommerse in seguito a un maremoto: un po' più all'interno vi erano Fare, Tritea, Bura, Pellene. Come abbiamo detto, i fiumi e i torrenti sono poveri d'acqua e durante la stagione secca asciutti: ed Erodoto rileva che soltanto il Crati (Κρᾶϑις) aveva un corso perenne. Tale scarsità d'acque dipende soprattutto dalla brevità del corso di questi fiumi (che traggono origine dai vicini monti dell'Arcadia) e dalla natura calcarea del suolo.
L'Acaia Ftiotide va con tutta probabilità disgiunta dalla Ftiotide, regione tessalica: infatti gli Achei sono considerati sudditi dei Tessali, e parlano il dialetto dorico, mentre i Tessali parlano il cosiddetto dialetto eolico. Il punto più orientale dell'Acaia Ftiotide era Tebe Ftiotide; Eretria a occidente doveva essere città tessala ftiotide. A sud il confine era il Golfo Maliaco e con molta probabilito Sperchio: a occidente il confine era a poche miglia dal lago Xinie, oggi chiamato Daouklí. I motivi che hanno indotto a fare questa distinzione fra Ftiotide e Acaia Ftiotide cui abbiamo accennato ricevono una conferma nella tradizione che fa della Ftiotide una tetrade tessalica, tradizione già nota a Ellanico, storico del quinto secolo, e quasi di certo a Ecateo, fiorito sulla fine del sesto secolo e il principio del quinto.
L'Acaia Egialea nel quinto secolo la troviamo già stretta in confederazione. Per la storia e le istituzioni di questa confederazione v. grecia.
Per la storia della rinnovata lega achea, v. achea, lega; e per le vicende ulteriori della regione v. acaia: provincia romana.
Fonti: Per la denominazione di Achei data a tutti i Greci vedi l'Iliade e l'Odissea. Per la denominazione di egialea applicato all'Acaia del Peloponneso, Strabone, VIII, p. 383; Pausania, II, 5, 6 seg. Per l'Acaia Ftiotide, Erodoto, VII, 173. Per la tradizione che l'Acaia fosse anticamente abitata da Ioni v. Erodoto, I, 145; Strabone, p. 383, 386; Pausania, VII, 24, 5; Timoteo, I Persiani, vv. 246-248: Per le migrazioni degli Ioni dall'Attica al Peloponneso e dal Peloponneso all'Attica v. Strabone, p. 383.
Bibl.: Per i rapporti tra Achei e Dori v. p. es. L. Pareti, Storia di Sparta arcaica, Firenze 1917, p. 87 segg. Per le distinzioni tra Ftioti e Achei Ftioti v. Köhler, in Sitzungsber. der Berl. Akad., 1898, p. 122, n. 1; Kern, in Neue Jahrbücher, ecc. VII, p. 14; Kip, Thessalische Studien, Neuenhaus, 1910, pp. 51-57; V. Costanzi, Φϑιωτικά e ‛Η στρατεῖα τοῦ Λεωτυχίδου τοῦ δευτέρου εἰς τὴν Θεσσαλίαν in "Οϑρυς, 1905-911, pp. 5-17; A. Ferrabino, in Entaphia, pp. 71-128; V. Costanzi, in Rivista di Filologia, XLII, pp. 529-549. Per i culti vedi, oltre Gruppe, Griechische Mythologie, G. Giannelli, I culti della Magna Grecia, Firenze 1926.