ACQUAVIVA D'ARAGONA, Giovan Girolamo
Quindicesimo duca di Atri e fratello germano di Francesco, nacque a Giulianova in Abruzzo il 17 luglio 1663 da Giosia e Francesca Caracciolo. Fu studioso di geografia, matematica e storia, e segnatamente di filosofia, né disdegnò la versificazione: e ciò gli valse l'ascrizione all'Arcadia (1 ag. 1691), nella quale fu Idalmo Trigonio. Morto (1 nov. 1700) Carlo II di Spagna, scoppiata la guerra di successione spagnola e divisosi il Regno di Napoli in due partiti avversi, dei quali l'"angioino" sosteneva Filippo V, re cattolico di fatto e, in quanto tale, anche re di Napoli, e l'"austriaco", il pretendente Carlo d'Austria, l'A. si mostrò tanto devoto al primo quanto avverso ai non pochi nobili napoletani, che nel 1701 ordirono a favore del secondo la fallita congiura che si conosce col nome di Gaetano Gambacorta, principe di Macchia. Ciò gli valse, nello stesso 1701, dal viceré Medinaceli, la nomina a suo vicario generale, civile e militare, nell'irrequieto Abruzzo, e nel 1702, direttamente da Filippo V, l'altra nomina a sergente generale di battaglia, nonché il conferimento del Toson d'Oro, a cui nel 1703 s'aggiunse il granducato di Spagna di prima classe. Una non breve serie di terremoti, continue incursioni di fuorusciti dal limitrofo Stato della Chiesa, le puntate non meno frequenti di soldati e predoni cesarei provenienti per mare da Fiume, Segna e Buccari, più ancora l'assoluta insufficienza di mezzi finanziari e militari gli resero ogni giorno più difficile tenere a freno le riottose popolazioni abruzzesi, in gran parte austrofile. Quando, nel 1707, il feldmaresciallo austriaco Wierich von Daun iniziò la fortunata passeggiata militare, che lo rese in poche settimane padrone del Regno, l'A., rimasto solo in Abruzzo a tener fronte all'invasore, mentre le popolazioni passavano in massa al nemico, si chiuse in Pescara con pochi uomini (15 luglio) e si risolse a una inevitabile, onorevolissima capitolazione (12 settembre) soltanto dopo lunga, accanita resistenza. Bandito dal Regno e privato, per confisca, del suo quasi regale patrimonio, si ritirò presso il fratello Francesco in Roma, ove, dopo aver collaborato invano a una riscossa del partito "angioino", morì il 14 ag. 1709.
Bibl.: P. Litta, Fam. cel. ital., Acquaviva, tav. VI; B. Storace, Istoria della famiglia Acquaviva reale d'Aragona, Roma 1738, pp. 86-94; G.M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia ,I, 1, Brescia 1753, p. 124; E. D'Afflitto, Memorie degli scrittori del Regno di Napoli, I, Napoli 1782, pp. 90-92; A. Granito di Belmonte, Storia della congiura del principe di Macchia..., Napoli 1861, I, pp. 145, 246; II, pp. 65, 140, 185; C. Minieri-Riccio, Notizie biogr. e bibliogr. degli scrittori napoletani fioriti nel sec. XVII, Milano 1875, p. 5;V. Bindi, Gli Acquaviva letterati. Notizie biogr. e bibliogr., Napoli 1881, p. 177-180; F. Nicolini, Uomini di spada di chiesa di toga di studio ai tempi di Giambattista Vico, Milano 1942, pp. 30-47, 425-428; F. Nicolini, La fine del dominio spagnuolo sull'Italia meridionale nelle biografie di due generali napoletani, in Bollett. d. Arch. stor. del Banco di Napoli, VIII (1954), pp. 121-140, 178-181.