Figlio naturale (1431-1494) di Alfonso V re d'Aragona, divenne re nel 1458. Procedette a un efficace ordinamento amministrativo, cercando di togliere forza al baronaggio e sostenendo i diritti degli ordini non privilegiati. Dette anche un impulso rinnovatore alle arti e alla vita culturale, soprattutto riaprendo l'università (1465). Per le grandi spese sostenute per la guerra di Ferrara (1482), fu costretto ad aumentare la pressione tributaria, annullando le riforme attuate e causando malcontento popolare e una congiura da parte dei baroni, repressa nel 1486.
Il padre, dopo averlo voluto presso di sé nell'impresa per la conquista del mezzogiorno d'Italia, lo nominò (1443) duca di Calabria designandolo nello stesso tempo suo erede per il trono di Napoli. Morto Alfonso nel 1458, la successione fu difficile nonostante egli avesse sposato Isabella di Chiaramonte per garantirsi l'appoggio dei più potenti feudatari, perché contrastata da papa Callisto III e dal pretendente Giovanni d'Angiò, figlio di Renato. Il 4 febbr. 1459 prese la corona reale a Bari, ma presto dovette scendere in lotta aperta contro i baroni del Regno; sconfitto a Sarno il 7 luglio 1460, seppe riprendersi e, divisi i suoi avversari, il 18 ag. 1462 riportò a Troia una vittoria decisiva. Negli anni seguenti si sbarazzò dei suoi principali nemici (Iacopo Piccinino, che aveva condotto le truppe baronali, fu soppresso nelle segrete di Castel Nuovo) e realizzò un nuovo ordinamento amministrativo. In politica estera, abbandonando il desiderio del padre di una supremazia in Italia, volle che non fosse turbato l'equilibrio della pace di Lodi, e cercò di stringere con i matrimoni dei suoi molti figli legittimi e naturali una fitta rete di alleanze: la fama di "giudice d'Italia" si univa così a quella di munifico mecenate. Ma ricchezze enormi furono da lui profuse nella guerra di Ferrara (1482), con cui non riuscì a piegare la rivale Venezia, che s'era mostrata favorevole a una restaurazione angioina; oltre i porti di Puglia danneggiati, ne ebbe le finanze sconvolte, sicché fu costretto ad aumentare la pressione tributaria. Annullatesi così le precedenti benefiche riforme, assunse particolare gravità la celebre congiura dei Baroni. Mentre il pontefice gli si dichiarava ostile aprendo trattative con Carlo VIII di Francia, mentre Ludovico il Moro si faceva sospettoso per il matrimonio di Isabella d'Aragona con il nipote Gian Galeazzo, le gravi condizioni del suo regno, stremato dalla necessità di tenere al soldo forti truppe mercenarie, per salvaguardarsi dai baroni, crearono una situazione di instabilità in tutta la penisola che si fece poi minacciosa per l'improvvisa scomparsa di Lorenzo de' Medici. La conclusione della crisi, con la conquista francese del Regno, gli fu risparmiata dalla morte.