ACRE ("Ακραι, Acrae)
Prima colonia fondata da Siracusa nel 664 a. C., a scopi prevalentemente militari, nell'interno dell'isola, a 24 miglia dalla metropoli. Della storia della città ci è pervenuta solo qualche notizia isolata: per esempio, è ricordata la sosta che ivi fece Dione quando, nel 357 a. C., da Agrigento marciò verso Siracusa (Plutarco, Dione, 27). Nel 263 (Diodoro, Bibl. Hist., XXIII, 4) essa fu ceduta dai Romani a Gerone II: e qui comincia il periodo più brillante della città. Intorno ad esso si è informati da qualcuna delle epigrafi scoperte dallo Judica, le quali talora parlano delle magistrature esistenti in Acre (arconti, prostati, triacadarchi, agoranomi), talora ricordano assegnazioni di lotti di terreno a coltivatori ed incidentalmente nominano località ed importanti santuarî, come quelli di Afrodite, di Cora e di Artemide. Sottomessa ai Romani, Acre diviene civitas censoria, forse anche per avere offerto rifugio a Ippocrate sconfitto da Marcello nel 214 (Livio, XXIV, 36); da Plinio è menzionata in seguito tra le civitates stipendiariae dell'interno. Nell'epoca bizantina è ridotta ad un umile villaggio ed il suo antico nome viene affatto dimenticato; è indicato sotto la forma di Placeolum in documenti del XII secolo. Di qui le molte dispute intorno all'identificazione del sito di Acre, riconosciuto poi sulla spianata di Serra Palazzi, nell'odierna Palazzolo. Le rovine di questo "egregium cadaver", come lo chiamò il Fazello, sono: il piccolo teatro, una costruzione di destinazione dubbia (il cosiddetto Odeon) e le latomie, nelle cui pareti i cristiani del sec. IV-V aprirono vaste catacombe. La principale necropoli greca (VII-V secolo a. C.) si trova a sud della città, mentre sul monte Pinìta, presso torre Judica, era la necropoli sicula. Negli immediati dintorni si trovano i cosiddetti templi ferali, recessi rocciosi forse destinati al culto dei defunti eroizzati, e i cosiddetti Santoni, sculture rupestri arcaicizzanti, riferibili al culto di Demetra e Core-Persefone. A queste due divinità accennano nei loro tipi le poche e relativamente tarde monete di Acre. Gran parte del materiale rinvenuto negli scavi è raccolto nella collezione privata del barone Judica, benemerito delle prime indagini nel territorio acrense fatte agli inizî del secolo XIX.
Bibl.: Judica, Le antichità di Acre scoperte, descritte ed illustrate, Palermo 1819; Serradifalco, Le antichità di Sicilia, IV, p. 159, tav. 331; Schubring in Jahrb. Philol., suppl. IV, p. 663; Puchstein, Die Griech. Bühne, p. 123 segg.; P. Orsi, Acre-Palazzolo, Catania 1921; Id., in Not. Scavi, 1897, 1899, 1915 e 1920.