Acri (s. Giovanni d'Acri)
Città della regione palestinese, situata su un promontorio che limita a nord la baia che da essa prende nome; nota fin dal XV secolo a.C. col nome di Acco, ma verso il III secolo a.C. compare il toponimo Tolemaide.
Accanto ai due toponimi, il primo dei quali si ritrova anche come Akko (in arabo Akkä), compare, in un periodo imprecisato tra il II secolo a.C. e il VII d.C. (dominazione romana-bizantina), quello di Akre. S. Giovanni d'Acri è nome che le deriva dalla permanenza dei Templari nel periodo 1229-1291, mentre Accone o Acon è il toponimo ricorrente in alcune cronache medievali (G. Villani, VII 145). Il Vellutello riporta i toponimi A. e Tholomaida, il Daniello A. e Tolemaida, mentre il Venturi ha S. Giovanni d'Acri e Tolemaide.
La città per la sua importante posizione commerciale fu a lungo contesa da musulmani e crociati, specialmente tra l'XI e il XIII sec. (molti fatti dei sec. XII e XIII sono narrati da Salimbene nella sua Cronica); nel 1291 la conquistò definitivamente il sultano d'Egitto Baibais "... onde la cristianità ricevette uno grandissimo dammaggio, che per la perdita d'Acri non rimase nella Terra Santa nessuna terra per gli cristiani; e tutte le buone terre di mercatanzia che sono alle nostre marine e frontiere, mai poi non valsono la metà a profitto di mercatanzia e d'arti per lo buono sito dov'era la città e porto d'Acri, perocch'ell'era nella fronte del nostro mare e in mezzo di Soria, e quasi nel mezzo del mondo abitato, presso a Gerusalem settanta miglia, e fondaco e porto d'ogni mercatanzia sì del levante come del ponente " (G. Villani, 1. cit.). È da sottolineare che la pianta di A. è una delle prime carte corografiche medievali, contenuta, assieme a quella di Gerusalemme, nell'atlante elaborato dal Vesconte (la prima tavola del quale è il famoso planisfero) per Marin Sanudo a illustrazione del piano di crociata contro il Soldano.
D. la cita in If XXVII 89 nell'invettiva di Guido da Montefeltro contro Bonifacio VIII, il quale aveva mosso guerra contro i Colonna e non contro Saraceni o Giudei: ché ciascun suo nimico era Cristiano, e nessun era stato a vincer Acri né mercatante in terra di Soldano. Secondo il Buti la città " si perdé per lo mal governo che ne faceano quelli del Tempio; e quelli Saracini che l'aquistarono, l'aquistarono con la forza de' Cristiani ch'erano al loro soldo ". Se D., come è legittimo dubitare, era della stessa opinione, si dovrebbe intendere che i cristiani contro cui guerreggiava Bonifacio VIII non erano di quelli che avevano aiutato i musulmani, o che comunque con il loro malgoverno avevano preparato la perdita della città. Ma la città fu " difesa indarno dai valorosi Templarii ", come si esprime il Tommaseo.