Acuto
Scultore attivo in Abruzzo nella seconda metà del 12° secolo. Nella totale mancanza di documenti, il suo nome si desume unicamente dalla firma incisa sul leggìo dell'ambone della chiesa di S. Angelo (o S. Maria Maggiore) a Pianella (Pescara), fondata nella prima metà del 12° secolo. L'iscrizione con il nome del committente, Abas Robertus, riportata sul listello sovrastante l'architrave frontale, non fornisce utili indicazioni riguardo alla datazione, dal momento che non è possibile ricostruire storicamente la personalità di questo abate. L'ambone è formato soltanto da due parapetti, divisi ciascuno in due riquadri decorati con i simboli degli evangelisti; la parte frontale è retta da due colonne con capitelli, prive di basi.
La letteratura critica è concorde nel riconoscere la dipendenza dell'opera dal cantiere di S. Clemente a Casauria (1176-1182) e, in particolare, i suoi rapporti stilistico-formali con i pergami di Casauria e di S. Pelino a Corfinio (Bertaux, 1903; Gavini, 1927; Lehmann-Brockhaus, 1942-1944; 1983; Buschhausen, 1978): i capitelli di Pianella, infatti, ne richiamano due di S. Clemente, quello 'a cesto' dell'atrio e uno dell'ambone, mentre l'architrave laterale e quello frontale ripetono, rispettivamente, un fregio floreale nascente da due draghi, come a Casauria, e un motivo a palmette entro tralci, come a S. Pelino (Gavini, 1927; Buschhausen, 1978). Discordi sono, invece, le opinioni riguardo alla mancanza della sporgenza semicilindrica, usuale nel tipo a cassa quadrata cui il nostro esemplare appartiene, per taluni (Gavini, 1927) dovuta a un intenzionale processo di semplificazione rispetto ai modelli, mentre per altri (Lehmann-Brockhaus, 1983) lascerebbe supporre una sistemazione dell'ambone diversa dall'attuale.Interessante appare la comparsa dei simboli degli evangelisti al posto del più consueto repertorio ornamentale presente a Casauria e a Corfinio. Le figure, scolpite a forte rilievo e alquanto rozzamente, più che mostrare affinità stilistiche con la coeva plastica comasca - le analogie invocate da Lehmann-Brockhaus (1942-1944; 1983) fra il toro di s. Luca a Pianella e quello dell'ambone di Bellagio (Como) sembrano valere sul piano della grammatica figurativa, essendo differenti la sintassi e l'impaginazione compositiva - palesano dei manierismi riscontrabili anche nelle lunette dei portali di S. Clemente, cui forse A. poté partecipare in veste di minore collaboratore (Toesca, 1927). Infatti la sua mano si può probabilmente riconoscere anche in alcuni fregi dell'ambone di Casauria (Gavini, 1927). Prende corpo così, in maniera verosimile, l'ipotesi di una diretta formazione di maestro A. all'interno del cantiere casauriense, divenuto feconda fucina di varie tendenze artistiche grazie all'illuminata politica dell'abate Leonate. Alla morte di costui (1182) seguì la diaspora degli artisti che si sparsero per l'Abruzzo, fra i quali dovette essere A., le cui opere si possono rintracciare a Pianella e in altre località della prov. di Pescara. Ciò premesso, è possibile assegnare l'ambone di Pianella agli anni successivi al 1182. Recentemente, partendo dalle precedenti indicazioni della critica e sulla base di motivazioni stilistico-formali, si è tentato di ricostruire un più ampio corpus di opere assegnabili ad A. e ai suoi collaboratori (Buschhausen, 1978): il portale della chiesa di S. Angelo a Pianella, in cui le decorazioni sugli stipiti richiamano quelle di alcuni capitelli di Casauria (ma Gavini, 1927, più cautamente ha supposto l'intervento di allievi); l'architrave con la Vergine in trono fra santi, che è una debole imitazione di quello sul portale principale di S. Clemente e segna comunque uno scadimento qualitativo rispetto alle sculture del pulpito di Pianella (Gavini, 1927; Toesca, 1927; Buschhausen, 1978; Lehmann-Brockhaus, 1942-1944, nega che il maestro abbia preso parte direttamente all'esecuzione); infine il rosone al centro della facciata, che ripete letteralmente il ricchissimo tralcio scolpito sullo stipite sinistro del portale e mescola elementi decorativi già utilizzati nel pulpito, insieme ad altri del tutto nuovi nelle colonnine radiali. Anche l'altare litico della cattedrale di S. Massimo a Penne, alla cui diocesi appartiene Pianella, è probabilmente da collegare alla produzione scultorea di A., poiché sul suo lato anteriore corre un plastico tralcio del tutto affine a quelli sulla facciata di S. Angelo; l'altare, come recita l'iscrizione, fu eseguito al tempo dell'abate Oderisio (1166-1190) e ciò, pertanto, costituisce un altro elemento a favore della datazione del pulpito di Pianella dopo il 1180. Si può supporre, inoltre, un intervento del maestro nella chiesa di S. Francesco a Catignano (Pescara) anch'essa nella diocesi di Penne: il repertorio ornamentale di alcuni capitelli dell'interno rivela infatti analogie con quello dell'ambone di Pianella. Gli stipiti, reinseriti nel portale trecentesco, replicano il consueto motivo del tralcio, anche se le foglie meno fitte indicano un ulteriore sviluppo delle forme e suggeriscono una datazione agli ultimi anni del sec. 12°, mentre la Madonna con il Bambino nel timpano dello stesso portale rammenta le sembianze delle figure di Pianella e sembra appartenere al medesimo ambito stilistico.
In passato Porter (1923) aveva dubitativamente attribuito ad A. il Cristo fra angeli nella lunetta del portale di S. Leonardo a Siponto (ma più giustamente Toesca, 1927, accogliendo le intuizioni di Bertaux, 1903, parlava di rapporti con Monte Sant'Angelo e Trani, Casauria e Pentima); la proposta, di per sé scarsamente plausibile, al di là di generiche affinità con le figure di Pianella, vale a ribadire la diffusione in territorio pugliese del linguaggio degli scultori operosi a Casauria, di cui maestro A., su un piano minore, può dirsi partecipe.
Una semplice citazione, più che una ripresa dei modi di A. e segnatamente delle figure di Pianella si può ravvisare nei simboli degli evangelisti dell'ambone di Corcumello (L'Aquila) del 1267 (Bertaux, 1903), che a oltre cinquant'anni di distanza attesta la fortuna dell'opera di questo scultore.
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