ADALBERTO (Alberto Rufo)
Obertengo, dei marchesi della Liguria Orientale, figlio di Adalberto III, nacque nel 1040 ca. Sebbene riunisse in sua mano buona parte dell'eredità curtense e feudale del suo grande, omonimo avo, perdé autorità nella cerchia urbana di Genova, avendo dovuto certamente giurare la "consuetudine" della città, come fece, nel 1056, il suo consorte Oberto III del ceppo malaspiniano; il che significava per i marchesi della Marca Ianuensis ridursi nella condizione di vassalli foranei del vescovo e poi di semplici alleati esterni dei Comuni.
A. portò il centro della sua attività patrimoniale e politica nella vita Lunigiana, dove mantenne un cospicuo predio fondiario e soprattutto il dominio delle basi navali, massime di Porto Venere, indispensabili per assicurare i collegamenti con i suoi possedimenti della Corsica, dei quali dispose, in più casi, a beneficio dell'abbazia di S. Venerio del Tino (cfr. atto del 1080 in G. Pistarino, Le carte del monastero di San Venerio del Tino relative alla Corsica, Torino 1944, pp. 1-3; e altro del 1085 in L.A. Muratori, Delle Antichità Estensi e Italiane, I, Modena 1717, p. 232). Principale suo atto politico fu la fondazione, presso l'antica "curtis de Massa", vetustissimo possesso dei suoi avi, della rocca di Massa "Vecchia" a cui la voce volgare diede il suo nome, registrato in un atto del 1083, spettante all'abbazia del Tino, nella forma: "Massa que dicitur del marchese Alberto" (ediz. in G. Falco, Le carte del monastero di San Venerio del Tino, I, Torino 1920, p. 35).
Massa fu la capitale dinastica d'una talassocrazia tosco-ligure-insulare che, procedendo sul litorale tirrenico, da Livorno a Piombino, e sul mare, dalla Corsica alla Sardegna, giungerà, nel corso d'un secolo, a conseguire titolo regio con l'acquisto del giudicato cagliaritano fatto dal marchese Oberto nel 1181. Dai figli del fondatore di Massa, Guglielmo Francigena, Oberto V Brotoporrada, Guido III, si partono le linee particolari dei marchesi di Parodi-Massa, di Massa-Corsica, di Gavi.
A. morì anteriormente al giugno 1094, in quanto in una donazione effettuata in questa data da Giulitta sua moglie al monastero di S. Venerio egli è ricordato come defunto (cfr. G. Falco, pp. 40-42).
Bibl.: I. Affò, Storia della città di Parma, II, Parma 1793, I,. 334; C. Desimoni, Sui marchesi di Massa in Lunigiana e di Parodi nell'Oltregiogo Ligure, in Atti della Soc. ligure di storia patria, XXVIII (1896), pp. 239, 241, 242, 249, 250; F. Gabotto, I marchesi Obertenghi, in Giorn. stor. della Lunigiana, IX (1918), pp. 21 s., 23; U. Formentini, Le tre Pievi del Massese e le origini della città di Massa, in Atti e Mem. d. Deput. di st. patria per le antiche prov. modenesi, s. 8, II (1949), p. 106.